Interdizione dai pubblici uffici: la Cassazione fissa i limiti temporali
Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale riguardo la durata dell’interdizione dai pubblici uffici, una delle più importanti pene accessorie nel nostro ordinamento. Il caso in esame chiarisce che quando la pena detentiva principale irrogata è inferiore a cinque anni, l’interdizione non può essere perpetua, ma deve essere limitata a una durata di cinque anni. Questa decisione sottolinea l’importanza di una corretta proporzionalità tra la pena principale e le sanzioni accessorie.
I Fatti di Causa
Il caso trae origine dal ricorso di un individuo condannato per un reato previsto dalla legge sugli stupefacenti (art. 73, comma 1, D.P.R. 309/1990), con l’aggravante della recidiva specifica, reiterata e infraquinquennale. Inizialmente, la Corte d’Appello, nel definire la pena concordata tra le parti, aveva applicato, oltre alla pena detentiva, anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Tuttavia, la pena detentiva finale inflitta all’imputato era inferiore alla soglia dei cinque anni. L’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, denunciando una violazione di legge, in particolare dell’art. 29 del codice penale. Secondo la difesa, la Corte d’Appello aveva commesso un errore nel non rideterminare la durata della pena accessoria in conformità con la pena principale, rendendo di fatto la sanzione illegale.
La corretta applicazione della durata dell’interdizione dai pubblici uffici
La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso, giudicandolo fondato. Gli Ermellini hanno evidenziato come la Corte territoriale avesse confermato erroneamente una decisione che applicava l’interdizione perpetua, nonostante la pena detentiva fosse stata ridotta al di sotto della soglia critica dei cinque anni. Questo costituisce una chiara violazione della norma invocata dalla difesa.
Di conseguenza, la Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata senza rinvio, limitatamente alla parte relativa alle pene accessorie. Ha quindi proceduto a rideterminare direttamente la sanzione, sostituendo l’interdizione perpetua e l’interdizione legale con un’unica pena accessoria: l’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni.
Le Motivazioni della Sentenza
La motivazione della Corte si basa su un’interpretazione letterale e sistematica dell’art. 29 del codice penale. Questa norma stabilisce una correlazione diretta tra l’entità della pena principale e la durata della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. Se la legge prevede l’ergastolo o la reclusione non inferiore a cinque anni, l’interdizione è perpetua. In tutti gli altri casi, e quindi anche quando la pena è inferiore a cinque anni, l’interdizione è temporanea e la sua durata è fissata in cinque anni.
La Corte d’Appello, omettendo di adeguare la pena accessoria alla pena principale concordata, ha applicato una sanzione illegale. La Cassazione, riconoscendo l’errore di diritto, ha esercitato il suo potere di correggere la sentenza direttamente, senza necessità di un nuovo giudizio di merito, in quanto non erano necessarie ulteriori valutazioni fattuali. L’annullamento senza rinvio ha permesso di ripristinare immediatamente la legalità della pena.
Conclusioni
Questa sentenza ribadisce un principio di garanzia fondamentale: le pene accessorie devono essere sempre proporzionate e conformi alla legge. L’interdizione dai pubblici uffici non può essere applicata in modo automatico e perpetuo se la pena detentiva non raggiunge la soglia minima richiesta dalla legge. La decisione rappresenta un importante monito per i giudici di merito a prestare la massima attenzione nella determinazione delle pene accessorie, specialmente nei casi di patteggiamento o di rideterminazione della pena, per evitare l’applicazione di sanzioni illegali che ledono i diritti del condannato.
Qual è la durata dell’interdizione dai pubblici uffici se la pena detentiva è inferiore a cinque anni?
In base alla sentenza e all’art. 29 del codice penale, se la pena detentiva inflitta è inferiore a cinque anni, l’interdizione dai pubblici uffici ha una durata fissa di cinque anni e non può essere perpetua.
Cosa accade se un giudice applica erroneamente una pena accessoria perpetua invece che temporanea?
La pena è considerata illegale. La parte interessata può ricorrere in Cassazione per violazione di legge. La Corte di Cassazione può annullare la sentenza su quel punto senza bisogno di un nuovo processo (annullamento senza rinvio) e rideterminare direttamente la durata corretta della pena accessoria.
La Corte di Cassazione può modificare direttamente una pena accessoria ritenuta illegale?
Sì, come avvenuto in questo caso. Quando l’errore è puramente di diritto e non richiede nuove valutazioni di fatto, la Corte di Cassazione può annullare la parte viziata della sentenza e sostituirla con la statuizione corretta, decidendo la causa nel merito.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 6 Num. 3820 Anno 2025
In nome del Popolo Italiano
Penale Sent. Sez. 6 Num. 3820 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 07/11/2024
SESTA SEZIONE PENALE
Composta da
NOME COGNOME
– Presidente Relatore –
Sent. n. sez. 1394/2024
Orlando COGNOME
UP – 07/11/2024
NOME COGNOME
R.G.N. 25175/2024
NOME Di NOME COGNOME
NOME COGNOME
ha pronunciato la seguente sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME nato a Locri il 27/12/1988
avverso la sentenza del 23/04/2024 della Corte d’appello di Roma Visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal Presidente NOME COGNOME letta la requisitoria del Sostituto Procuratore generale NOME COGNOME limitatamente alle pene che ha concluso chiedendo lÕannullamento senza rinvio accessorie, da rideterminare.
di Roma in data 13/11/2023 ha irrogato a NOME COGNOME e NOME COGNOME la pena concordata dalle parti ex art. 599-bis cod. proc. pen. in relazione al reato di cui allÕart. 73, comma 1 d.P.R. 309 del 1990, aggravato, quanto a COGNOME, dalla recidiva specifica, reiterata, infraquinquennale.
Contro tale sentenza COGNOME ricorre con unico motivo con il quale denuncia violazione di legge e vizio di motivazione in relazione allÕart. 29 cod. pen. con illegalitˆ della pena.
Erroneamente la Corte, nellÕirrogare la pena concordata, aveva omesso di rideterminare la durata delle pene accessorie a fronte dellÕirrogazione al ricorrente di pena inferiore ad anni cinque.
Il Procuratore generale ha inviato la requisitoria, concludendo per lÕannullamento senza rinvio quanto alle pene accessorie, con applicazione dellÕinterdizione dai pubblici uffici per anni cinque.
Il ricorso è fondato, in quanto la Corte ha confermato la decisione del giudice di primo grado quanto allÕapplicazione della interdizione perpetua dai pubblici uffici e e dellÕinterdizione legale durante lÕespiazione della pena pur avendo ridotto la pena detentiva sotto la soglia di anni cinque, quindi in violazione della norma invocata dalla difesa.
Va quindi disposto lÕannullamento della sentenza senza rinvio quanto alle pene accessorie con rideterminazione dellÕinterdizione dai pubblici uffici per anni cinque.
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e all’interdizione legale durante l’espiazione della pena che sostituisce con l’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici.
Cos’ è deciso, 07/11/2024
Il Presidente NOME COGNOME