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Intercettazioni Telematiche: i limiti del trojan

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante l’uso di un ‘trojan’ per intercettazioni telematiche. L’imputato contestava la genericità dell’autorizzazione per luogo e tempo. La Corte ha stabilito che l’autorizzazione era valida in quanto, letta nel suo complesso, faceva specifico riferimento all’abitazione di un coindagato, centro dell’attività illecita, rispettando così i requisiti di legge.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Intercettazioni Telematiche con Trojan: Quando Sono Legittime?

L’evoluzione tecnologica pone costantemente nuove sfide al diritto processuale penale, in particolare per quanto riguarda l’uso di strumenti investigativi avanzati. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 30055 del 2024, offre importanti chiarimenti sui limiti e le condizioni di utilizzo del captatore informatico, meglio noto come ‘trojan’, per le intercettazioni telematiche in luoghi di privata dimora. La decisione analizza la necessità di specificare luoghi e tempi nel decreto autorizzativo, bilanciando le esigenze investigative con la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’indagine su un’articolata attività di spaccio di sostanze stupefacenti. Un soggetto veniva sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere per tre episodi di cessione di cocaina. L’impianto accusatorio si fondava in larga parte sui risultati di intercettazioni telematiche effettuate tramite un captatore informatico installato sul dispositivo di un coindagato, ritenuto il fulcro dell’attività di spaccio che si svolgeva prevalentemente presso la sua abitazione.
L’interessato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione avverso l’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva confermato la misura cautelare, lamentando l’inutilizzabilità delle intercettazioni. La difesa sosteneva che il decreto autorizzativo del GIP fosse illegittimo per violazione dell’art. 267 del codice di procedura penale.

La Questione Giuridica: Validità delle Intercettazioni Telematiche

Il cuore della doglianza difensiva risiedeva nella presunta genericità del decreto che autorizzava le operazioni di captazione. Secondo il ricorrente, il provvedimento si limitava a una formula vaga come ‘anche nei luoghi di privata dimora’, senza indicare in modo specifico, nemmeno indirettamente, i luoghi e i tempi in cui l’attivazione del microfono era consentita. Questa indeterminatezza, a detta della difesa, avrebbe reso le intercettazioni radicalmente nulle, in quanto non conformi ai rigidi paletti imposti dalla legge a tutela della privacy e dell’inviolabilità del domicilio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni difensive infondate e meramente ripropositive di questioni già correttamente esaminate dal Tribunale del Riesame. Le motivazioni della Corte si snodano lungo diversi punti cruciali.

La Specificità del Luogo nel Contesto del Decreto

Il punto centrale della decisione riguarda l’interpretazione del requisito di specificità dei luoghi. La Cassazione ha chiarito che il decreto autorizzativo deve essere letto in modo organico e completo. Nel caso di specie, sebbene fosse presente la dicitura ‘anche nei luoghi di privata dimora’, l’intero contesto motivazionale del provvedimento rendeva inequivocabile che il riferimento fosse all’abitazione del coindagato. Era emerso dalle indagini che proprio quella casa era la base operativa dove l’attività illecita veniva consumata ‘prevalentemente’, anche in orari notturni. Pertanto, l’indicazione del luogo, sebbene non formulata in modo esplicito nella parte dispositiva, era chiaramente desumibile e sufficientemente determinata.

La Delimitazione Temporale e la Continuità del Reato

Anche la censura relativa all’assenza di una delimitazione temporale è stata respinta. La Corte ha osservato che l’attività di spaccio si svolgeva senza soluzione di continuità, rendendo impossibile predeterminare un arco temporale preciso per le captazioni. La necessità di un monitoraggio continuo era giustificata dalla natura stessa del reato, come confermato da conversazioni captate anche in tarda serata.

La Prova di Resistenza

Infine, la Corte ha sottolineato la presenza di un solido quadro probatorio alternativo, la cosiddetta ‘prova di resistenza’. Anche escludendo le intercettazioni contestate, la gravità indiziaria a carico del ricorrente era supportata da numerose altre fonti di prova, tra cui servizi di osservazione, video-riprese, sequestri di sostanze stupefacenti e arresti in flagranza, incluso quello dello stesso ricorrente.

Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio fondamentale in materia di intercettazioni telematiche: la validità del decreto autorizzativo non dipende da formule sacramentali, ma da una valutazione complessiva del suo contenuto. Per i reati comuni, l’autorizzazione all’uso di un trojan in un’abitazione privata richiede una specificazione del luogo, ma questa può emergere anche indirettamente dalla motivazione, quando un determinato domicilio è chiaramente identificato come il luogo di commissione del reato. La decisione conferma un approccio pragmatico che contempera le imprescindibili esigenze investigative con il rispetto delle garanzie difensive e dei diritti costituzionalmente protetti.

Un’autorizzazione per intercettazioni telematiche in ‘luoghi di privata dimora’ è sempre invalida se non specifica l’indirizzo esatto?
No. Secondo la sentenza, se il decreto autorizzativo, letto nel suo complesso, fa specifico riferimento a un’abitazione determinata in cui si svolge l’attività illecita (come la casa del coindagato), l’autorizzazione è ritenuta sufficientemente specifica e quindi valida.

È sempre necessario predeterminare orari specifici per l’attivazione di un captatore informatico?
Non necessariamente. La Corte ha ritenuto legittimo un monitoraggio continuo, anche notturno, quando la natura del reato, come lo spaccio di droga, si svolge senza soluzione di continuità e non è possibile prevedere un arco temporale circoscritto per la sua commissione.

Un imputato può sempre contestare le modalità di intercettazione avvenute nell’abitazione di un coindagato?
La Corte ha evidenziato una ‘carenza di interesse’ da parte del ricorrente, poiché le conversazioni contestate erano state captate solo all’interno dell’abitazione del coindagato e non del ricorrente stesso. Questo suggerisce che la legittimazione a sollevare tale specifica eccezione potrebbe essere limitata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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