LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Intercettazioni criminalità organizzata: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’imputata in custodia cautelare per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti aggravata dal metodo mafioso. Il fulcro del ricorso riguardava l’inutilizzabilità delle intercettazioni, ritenute illegittime dalla difesa. La Corte ha stabilito che le intercettazioni per la criminalità organizzata sono legittime anche sulla base della recente normativa (D.L. 105/2023), qualificandola come legge di interpretazione autentica e quindi retroattiva, sanando ogni dubbio sull’applicabilità del regime derogatorio speciale anche per fatti precedenti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Intercettazioni e Criminalità Organizzata: La Cassazione Fa Chiarezza sul D.L. 105/2023

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 5088/2024) offre un’analisi cruciale sulla disciplina delle intercettazioni per la criminalità organizzata, consolidando un principio di fondamentale importanza per le indagini in corso. La Corte ha stabilito che il Decreto Legge n. 105 del 2023 ha natura di interpretazione autentica, rendendolo applicabile retroattivamente e legittimando l’uso di captazioni effettuate anche prima della sua entrata in vigore. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’indagine avviata a seguito di un attentato dinamitardo ai danni di un membro delle forze dell’ordine. Le prime investigazioni suggerivano che l’atto intimidatorio fosse una ritorsione da parte di un noto clan mafioso. Su questa base, la Procura otteneva l’autorizzazione a effettuare intercettazioni ambientali, anche con captatore informatico, nell’abitazione di un soggetto ritenuto vicino al clan, indagando per reati in materia di armi aggravati dal metodo mafioso.

Le conversazioni intercettate, tuttavia, non portarono a identificare gli autori dell’attentato, ma svelarono l’esistenza di una vasta associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, gestita dallo stesso clan. Tra le persone coinvolte emergeva la figura di una donna, che riceveva periodicamente somme di denaro derivanti dalle attività illecite per conto del marito detenuto, un esponente di spicco dell’organizzazione. Sulla base di questi elementi, veniva disposta nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere.

La Questione delle Intercettazioni per la Criminalità Organizzata

La difesa dell’indagata ha proposto ricorso in Cassazione, contestando principalmente l’inutilizzabilità delle intercettazioni. Secondo i legali, i reati per i quali era stata originariamente concessa l’autorizzazione (legati all’attentato) non rientravano nella nozione di “criminalità organizzata” che consente l’applicazione del regime derogatorio previsto dall’art. 13 del D.L. 152/1991. Tale regime permette di effettuare intercettazioni in luoghi di privata dimora senza la prova che in quel preciso momento vi si stia svolgendo un’attività criminosa.

Inoltre, la difesa sosteneva che il recente D.L. n. 105/2023, che ha ampliato la nozione di “criminalità organizzata” includendo anche reati non associativi aggravati dal metodo mafioso, avesse natura innovativa e non potesse quindi “sanare” retroattivamente intercettazioni disposte prima della sua entrata in vigore.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la piena legittimità e utilizzabilità delle intercettazioni.

Le motivazioni

La Corte ha svolto un’approfondita analisi della normativa e della giurisprudenza in materia. Il punto centrale della motivazione risiede nella qualificazione del D.L. n. 105/2023 come legge di interpretazione autentica. Secondo i giudici, questo intervento normativo non ha introdotto una nuova regola, ma si è limitato a codificare un orientamento già consolidato dalle Sezioni Unite della stessa Corte (sentenza “Scurato” del 2016), che forniva una lettura ampia del concetto di “criminalità organizzata”.

L’intervento del legislatore si è reso necessario per superare l’incertezza creata da una successiva sentenza isolata che aveva proposto un’interpretazione più restrittiva. Poiché la legge ha natura interpretativa, essa chiarisce il significato che la norma originaria ha sempre avuto, e di conseguenza la sua applicazione è retroattiva. Le intercettazioni disposte nel 2020 per reati aggravati dall’art. 416-bis.1 c.p. erano quindi legittime fin dall’inizio, perché tali reati rientravano a pieno titolo nel perimetro della criminalità organizzata.

La Cassazione ha inoltre respinto la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla difesa, affermando che la repressione dei reati di criminalità organizzata costituisce un “interesse pubblico primario” che giustifica limitazioni alla segretezza delle comunicazioni, nel rispetto della riserva di legge e di giurisdizione.

Infine, sono stati ritenuti inammissibili gli altri motivi di ricorso:
* Gravità indiziaria: La censura è stata giudicata generica e volta a una rivalutazione del merito, non consentita in sede di legittimità.
* Aggravante mafiosa: La Corte ha rilevato una carenza di interesse, poiché il reato principale (art. 74 D.P.R. 309/90) prevede già una presunzione di adeguatezza della custodia in carcere, rendendo irrilevante, in questa fase, la contestazione dell’aggravante.

Le conclusioni

Questa sentenza consolida un principio di estrema rilevanza pratica: la nozione di “criminalità organizzata” ai fini delle intercettazioni è ampia e comprende non solo i reati associativi, ma anche i delitti, pur commessi da un singolo, che siano aggravati dal metodo mafioso o dalla finalità di agevolare un’associazione mafiosa. La qualificazione del D.L. 105/2023 come norma interpretativa chiude un periodo di incertezza giurisprudenziale, fornendo agli inquirenti uno strumento investigativo stabile e potente e garantendo al contempo la certezza del diritto.

Quando sono legali le intercettazioni in una casa privata per reati di criminalità organizzata?
Sono legali anche senza la prova che nell’abitazione si stia svolgendo un’attività criminosa in quel momento. È sufficiente che si proceda per un delitto di criminalità organizzata, categoria che include anche i reati aggravati dal metodo mafioso (art. 416-bis.1 c.p.).

La nuova legge sulle intercettazioni (D.L. 105/2023) si applica anche alle indagini avviate in precedenza?
Sì, si applica. La Corte di Cassazione ha stabilito che si tratta di una legge di interpretazione autentica, ovvero una norma che chiarisce il significato originario della legge precedente. Pertanto, ha efficacia retroattiva e si applica anche ai procedimenti in corso alla data della sua entrata in vigore.

È utile contestare un’aggravante in un ricorso contro una misura cautelare se il reato principale prevede già una presunzione di pericolosità?
Secondo la Corte, in casi come questo, non vi è un interesse concreto a contestare la sola aggravante. Se il reato principale (come l’associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico) giustifica di per sé la misura cautelare più grave, l’eventuale esclusione dell’aggravante non comporterebbe alcun beneficio immediato per l’indagato in termini di modifica o revoca della misura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati