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Intercettazioni con trojan: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi di dodici imputati, confermando le condanne per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La sentenza affronta in modo approfondito la legittimità delle intercettazioni con trojan, chiarendo che l’uso di ‘server di transito’ gestiti da società private non ne inficia la validità, purché la registrazione finale avvenga negli impianti della Procura. La Corte ha inoltre ribadito che, per i reati di criminalità organizzata, non è necessario specificare preventivamente i luoghi di privata dimora in cui il captatore informatico sarà attivato.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Intercettazioni con Trojan e Server di Transito: La Cassazione Conferma la Validità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10611 del 2024, ha affrontato questioni cruciali in materia di intercettazioni con trojan e associazione per delinquere, rigettando i ricorsi di un gruppo di imputati condannati per un vasto traffico di stupefacenti. La decisione offre chiarimenti fondamentali sulla procedura di captazione informatica e sui criteri per provare l’esistenza di un sodalizio criminale, rappresentando un punto di riferimento per la giurisprudenza in materia.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un’associazione criminale operante a Palermo, dedita al trasporto di ingenti quantità di cocaina e hashish dalla Campania e al loro successivo smercio. Le indagini, basate in larga parte su complesse operazioni di intercettazione ambientale e telematica eseguite tramite un captatore informatico (trojan) installato sul telefono di uno dei promotori, hanno permesso di ricostruire la struttura e l’operatività del gruppo. I ricorsi in Cassazione presentati dai difensori degli imputati sollevavano numerose eccezioni, incentrate principalmente sulla presunta illegittimità delle prove raccolte.

La Questione delle Intercettazioni con Trojan

Uno dei motivi di ricorso più significativi riguardava le modalità tecniche delle intercettazioni con trojan. La difesa sosteneva che le operazioni fossero nulle perché il flusso di dati captato non sarebbe confluito direttamente negli impianti della Procura della Repubblica, ma sarebbe transitato prima su un server gestito dalla società privata fornitrice del servizio. Secondo i ricorrenti, questa procedura avrebbe violato l’art. 268 del codice di procedura penale, che prescrive che la registrazione avvenga esclusivamente per mezzo degli impianti installati in Procura.

La Cassazione ha respinto questa tesi, fornendo una interpretazione chiara del concetto di ‘server di transito’. I giudici hanno stabilito che l’attività di registrazione vera e propria, intesa come immissione dei dati in una memoria informatica centralizzata, deve avvenire presso la Procura. Tuttavia, il passaggio temporaneo dei dati su un server esterno, che li riceve e li inoltra automaticamente senza immagazzinarli, non costituisce una violazione delle norme. Questa attività rientra nella nozione di ‘transito’ e non pregiudica le garanzie difensive, poiché l’accesso alle registrazioni originali e integrali è sempre garantito presso gli uffici giudiziari.

Legittimità delle Captazioni in Luoghi di Privata Dimora

Un’altra censura mossa dalle difese riguardava la presunta incostituzionalità della normativa che, nei procedimenti per criminalità organizzata, consente l’uso del trojan anche in luoghi di privata dimora senza una preventiva autorizzazione specifica per ciascun luogo. La Corte ha dichiarato la questione manifestamente infondata, ribadendo che il legislatore ha operato un ragionevole bilanciamento tra la tutela della privacy e le esigenze investigative. Per reati di tale gravità, la natura itinerante dello strumento e la difficoltà di prevedere i luoghi degli incontri giustificano un’autorizzazione che consenta l’attivazione del captatore ‘sempre’ e ovunque, nel rispetto dei principi stabiliti dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

La Prova dell’Associazione per Delinquere

La sentenza ha inoltre confermato la sussistenza dell’associazione per delinquere, rigettando le argomentazioni difensive che tendevano a ridurre i rapporti tra gli imputati a semplici episodi di spaccio in concorso. La Corte ha valorizzato una serie di elementi probatori che delineavano una struttura organizzata e stabile:

* Stabilità del vincolo: La presenza di un patto associativo e di una chiara divisione dei ruoli (promotori, finanziatori, corrieri, custodi).
* Struttura organizzativa: La disponibilità di luoghi di stoccaggio, utenze telefoniche riservate e una ‘cassa comune’.
* Affectio societatis: La volontà condivisa di perseguire un programma criminale indeterminato, dimostrata dalla prosecuzione delle attività anche dopo l’arresto di alcuni membri e dal supporto economico e legale fornito ai detenuti.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha ritenuto che le sentenze di merito avessero correttamente valutato le prove, basando la decisione su un’analisi logica e coerente degli elementi raccolti. Per quanto riguarda le intercettazioni con trojan, è stato applicato il principio tempus regit actum, secondo cui la procedura è regolata dalla legge vigente al momento del suo svolgimento. Le normative successive, più restrittive, non potevano essere applicate retroattivamente. La definizione di ‘server di transito’ è stata cruciale per considerare l’attività della società privata come una mera fase tecnica del processo di captazione, e non come una delocalizzazione illecita della registrazione. La Corte ha concluso che le garanzie difensive non erano state compromesse. In merito all’associazione, le motivazioni si fondano sulla pluralità di indizi gravi, precisi e concordanti che, letti congiuntamente, dimostravano l’esistenza di un’organizzazione strutturata e non di un semplice accordo occasionale tra correi.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza consolida l’orientamento giurisprudenziale sulla validità delle intercettazioni con trojan anche quando il flusso dati transita per server esterni, a condizione che la registrazione finale e la conservazione avvengano presso la Procura. Si riafferma inoltre la legittimità delle captazioni ‘a strascico’ nei procedimenti di criminalità organizzata. La decisione sottolinea come la prova di un’associazione per delinquere non derivi dalla semplice reiterazione dei reati-fine, ma da un’analisi complessiva della struttura, dei ruoli e della comune volontà di portare avanti un progetto criminale duraturo. Con il rigetto di tutti i ricorsi, le condanne sono diventate definitive.

È valida un’intercettazione se i dati transitano su un server di una società privata prima di arrivare in Procura?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’uso di un ‘server di transito’ gestito da privati è legittimo. Tale server svolge una funzione puramente tecnica di inoltro automatico dei dati. L’attività di registrazione vera e propria, che deve avvenire esclusivamente negli impianti della Procura, non viene inficiata da questo passaggio intermedio, purché le garanzie difensive di accesso alla prova originale siano assicurate.

Per indagare su reati di criminalità organizzata, è necessario specificare nel decreto di autorizzazione i luoghi privati dove il trojan sarà attivato?
No. La Corte ha confermato che per i reati di criminalità organizzata, la legge consente l’intercettazione tra presenti mediante captatore informatico anche in luoghi di privata dimora non preventivamente individuati. Questo approccio è giustificato dalla natura stessa del reato e dalla necessità di dotare gli inquirenti di strumenti efficaci, in un bilanciamento ritenuto proporzionato con il diritto alla privacy.

Quali elementi provano l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, distinguendola da un semplice concorso di persone nel reato?
Per provare l’esistenza di un’associazione per delinquere, non è sufficiente la commissione di più reati. È necessario dimostrare la presenza di una struttura organizzativa stabile e duratura, con una chiara ripartizione dei ruoli tra gli associati (promotori, organizzatori, partecipi), la disponibilità di mezzi e risorse comuni (come luoghi per custodire la droga) e una comune volontà di perseguire un programma criminale a tempo indeterminato (la cosiddetta affectio societatis).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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