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Inottemperanza provvedimento giudice: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per inottemperanza a un provvedimento del giudice, ex art. 388 c.p. L’imputato aveva ostacolato l’esecuzione di un ordine giudiziario apponendo un lucchetto. La Corte ha ritenuto i motivi del ricorso generici e infondati, confermando la decisione dei giudici di merito che avevano escluso lo stato di necessità e la particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inottemperanza Provvedimento Giudice: Quando il Ricorso è Inammissibile

L’inottemperanza a un provvedimento del giudice, disciplinata dall’art. 388 del codice penale, rappresenta un reato posto a tutela dell’autorità delle decisioni giudiziarie. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini della responsabilità penale e i motivi per cui un ricorso può essere dichiarato inammissibile per genericità, confermando la condanna di un soggetto che aveva ostacolato l’esecuzione di un ordine del giudice.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una persona condannata per il reato di cui all’art. 388, comma 2, del codice penale. La condotta contestata non era una mera omissione, ma un’azione attiva volta a impedire l’esecuzione di un provvedimento presidenziale. Nello specifico, l’imputato aveva apposto un lucchetto alla porta di ingresso di un locale, ostacolando di fatto l’attuazione della decisione giudiziaria.

L’interessato ha proposto ricorso per Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello, sollevando diverse questioni: la presunta erroneità della motivazione, la mancata applicazione della scriminante dello stato di necessità (art. 54 c.p.), l’esclusione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e, infine, l’intervenuta prescrizione del reato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito di tutte le questioni sollevate, ma si ferma a un gradino prima, rilevando un vizio fondamentale nell’atto di impugnazione. I giudici hanno ritenuto i motivi di ricorso affetti da genericità e manifesta infondatezza.

In sostanza, l’appello non presentava argomentazioni nuove o specifiche critiche giuridiche alla sentenza impugnata, ma si limitava a reiterare questioni già esaminate e correttamente respinte dai giudici di merito. Di conseguenza, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della cassa delle ammende.

Le Motivazioni sull’Inottemperanza Provvedimento Giudice

La Corte ha smontato punto per punto le doglianze del ricorrente, fornendo importanti chiarimenti sul reato di inottemperanza a un provvedimento del giudice.

1. Genericità dei Motivi: Il primo motivo è stato definito ‘meramente reiterativo’. Il ricorrente si è limitato a riproporre le stesse censure già adeguatamente vagliate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza d’appello. La condotta, hanno ribadito i giudici, non è stata una semplice noncuranza, ma un’azione materiale (l’apposizione del lucchetto) finalizzata a impedire l’esecuzione dell’ordine.

2. Esclusione dello Stato di Necessità: Anche il motivo relativo alla scriminante dello stato di necessità è stato giudicato generico e infondato. La Corte ha confermato la corretta esclusione di tale causa di giustificazione, poiché mancavano i presupposti essenziali richiesti dalla norma: l’attualità, l’imminenza e l’inevitabilità del pericolo.

3. Inapplicabilità della Particolare Tenuità del Fatto: La richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p. è stata respinta. La motivazione dei giudici di merito è stata considerata idonea, in quanto valorizzava correttamente le modalità della condotta, l’intensità del dolo (l’intenzione cosciente e volontaria) e la sua durata nel tempo, elementi che nel complesso escludevano la particolare tenuità dell’offesa.

4. Prescrizione non Maturata: Infine, la Corte ha rilevato che la prescrizione del reato non era maturata né al momento della pronuncia d’appello, né al momento della decisione in sede di legittimità.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione ribadisce due principi fondamentali. Il primo, di natura sostanziale, è che il reato di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice (art. 388 c.p.) non sanziona solo l’inerzia, ma anche e soprattutto le condotte attive volte a ostacolare l’autorità giudiziaria. Il secondo, di natura processuale, è che il ricorso per Cassazione non può essere una semplice riproposizione delle stesse argomentazioni, ma deve contenere critiche specifiche e puntuali alla sentenza impugnata. In assenza di tali requisiti, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile per genericità, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Sulla base di questa ordinanza, un ricorso è dichiarato inammissibile quando i motivi sono generici, manifestamente infondati e si limitano a reiterare argomentazioni già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza una critica specifica alla decisione impugnata.

Perché nel caso di specie è stata esclusa la scriminante dello stato di necessità?
La scriminante dello stato di necessità è stata esclusa perché la sua configurabilità richiede la presenza di un pericolo attuale, imminente e inevitabile, circostanze che nel caso specifico sono state ritenute insussistenti.

In che modo la condotta dell’imputato è andata oltre la semplice inottemperanza?
La condotta non si è limitata a una passiva inosservanza del provvedimento, ma è consistita in un’azione materiale e attiva, ovvero l’apposizione di un lucchetto alla porta del locale, finalizzata a ostacolare concretamente l’esecuzione dell’ordine del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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