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Innovazioni non autorizzate: quando il reato è istantaneo

La titolare di uno stabilimento balneare viene assolta in primo grado dai reati di occupazione abusiva di suolo demaniale e di innovazioni non autorizzate. La Procura ricorre in Cassazione. La Suprema Corte conferma l’assoluzione per l’occupazione, in quanto l’imputata possedeva un titolo concessorio valido per un’area superiore a quella contestata. Tuttavia, annulla con rinvio la sentenza riguardo alle innovazioni non autorizzate, chiarendo che tale reato ha natura istantanea e non permanente, e che nel caso di specie non era ancora prescritto. Si dovrà quindi celebrare un nuovo processo su questo specifico punto.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Innovazioni Non Autorizzate su Demanio: La Cassazione Chiarisce la Natura del Reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7382/2025, è intervenuta su un caso riguardante la gestione di uno stabilimento balneare, offrendo chiarimenti fondamentali sulla distinzione tra occupazione abusiva di suolo demaniale e il reato di innovazioni non autorizzate. Questa pronuncia è cruciale per comprendere la natura, istantanea o permanente, di tali illeciti e le relative conseguenze sulla prescrizione.

Il Fatto: Opere in Eccesso in uno Stabilimento Balneare

Il caso ha origine dalla vicenda della titolare di uno stabilimento balneare, assolta in primo grado dal Tribunale per due diverse imputazioni: occupazione non autorizzata di suolo demaniale marittimo e realizzazione di innovazioni in difformità dal titolo demaniale. Le contestazioni si basavano su un eccesso volumetrico riscontrato rispetto ai permessi di costruire, in particolare per il piano seminterrato, il piano rialzato e il piano terra, oltre a opere esterne.

Il Tribunale aveva assolto l’imputata dal reato di occupazione abusiva con la formula “perché il fatto non sussiste”, avendo accertato che la concessionaria era in possesso di un titolo valido che le consentiva di occupare una superficie addirittura superiore a quella effettivamente utilizzata. Per quanto riguarda le innovazioni, l’assoluzione era stata pronunciata con la formula “per non aver commesso il fatto”, motivata in modo ambiguo tra l’estraneità dell’imputata e la possibile prescrizione del reato.

Il Ricorso della Procura e la Distinzione tra Reati

Il Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso in Cassazione, contestando la qualificazione giuridica data dal Tribunale al reato di innovazioni. Secondo l’accusa, le opere abusive, data la loro consistenza, avrebbero dovuto configurare un reato di natura permanente (come l’occupazione abusiva) e non istantanea. Questa distinzione è fondamentale, poiché un reato permanente vede il termine di prescrizione decorrere solo dalla cessazione della condotta illecita, mentre per un reato istantaneo il termine inizia a decorrere dal momento della sua consumazione (l’ultimazione dell’opera).

La Natura delle Innovazioni Non Autorizzate

La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per ribadire un principio consolidato nella sua giurisprudenza. Il reato di innovazioni non autorizzate, previsto dall’art. 1161 del Codice della Navigazione, si configura quando vengono realizzate opere che modificano i beni del demanio o incidono sul loro uso, in assenza di concessione.

La Corte chiarisce che questo reato ha, di regola, natura istantanea. La sua consumazione avviene e si esaurisce con l’ultimazione delle opere abusive. Il semplice mantenimento dell’opera realizzata è un post-fatto non punibile, un effetto naturale della condotta che non ne protrae la consumazione.

Quando l’Innovazione Diventa Occupazione Permanente

Esiste un’eccezione a questa regola. Le innovazioni non autorizzate possono assumere i caratteri del reato permanente di abusiva occupazione solo a una condizione precisa: quando l’opera realizzata sottrae una porzione di area al godimento della collettività o determina un ampliamento dell’area già legalmente autorizzata. In altre parole, se l’innovazione si traduce in una nuova occupazione di fatto, allora il reato diventa permanente e cessa solo con la fine dell’uso o del godimento illegittimo.

Nel caso di specie, non essendo emerso che le opere avessero sottratto l’area alla fruibilità collettiva (anche perché l’area era già legittimamente in concessione), la Cassazione ha correttamente qualificato il reato come istantaneo.

L’Errore del Giudice e il Calcolo della Prescrizione

La Suprema Corte ha rilevato un palese errore nella sentenza di primo grado. Il Tribunale aveva assolto l’imputata “per non aver commesso il fatto”, ma la motivazione lasciava intendere che la vera ragione fosse la prescrizione. Tuttavia, la Cassazione ha ricalcolato i termini, stabilendo che il reato non era affatto prescritto alla data della sentenza di primo grado. Infatti, i lavori erano iniziati il 14 ottobre 2021 e la sentenza è del 19 settembre 2024. Il termine di prescrizione quinquennale non era dunque maturato. Inoltre, ai sensi dell’art. 161-bis c.p., la pronuncia della sentenza di primo grado (sia di condanna che di assoluzione) comporta la cessazione definitiva del corso della prescrizione.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al reato di innovazioni non autorizzate, rinviando il caso al Tribunale per un nuovo giudizio. La motivazione principale risiede nell’erroneità della formula assolutoria utilizzata dal primo giudice, che non rispecchiava la reale ratio decidendi (che era la prescrizione), e nell’errato calcolo della prescrizione stessa. Il reato, essendo di natura istantanea e non essendo prescritto, doveva essere valutato nel merito. La Corte ha confermato, invece, la correttezza dell’assoluzione per il reato di occupazione abusiva, data la presenza di un titolo concessorio valido e sufficientemente ampio.

le conclusioni

La sentenza rappresenta un importante vademecum per gli operatori del settore demaniale e per i legali. Si ribadisce che non ogni abuso edilizio su area demaniale integra il più grave reato permanente di occupazione abusiva. Le innovazioni non autorizzate che avvengono all’interno di un’area già in concessione, senza ampliarla né limitare l’uso pubblico, configurano un reato istantaneo. Questo ha implicazioni dirette sul calcolo della prescrizione, che decorre dall’ultimazione dei lavori. La decisione sottolinea inoltre il rigore necessario nell’applicazione delle formule assolutorie, che devono corrispondere fedelmente alle motivazioni della sentenza, pena l’annullamento in sede di legittimità.

Quando delle innovazioni non autorizzate su suolo demaniale si trasformano in un reato permanente di occupazione abusiva?
Le innovazioni non autorizzate assumono la natura di reato permanente solo quando, di fatto, sottraggono una porzione di area al godimento della collettività o determinano un ampliamento dell’area già legalmente occupata in concessione.

Qual è la differenza fondamentale tra il reato di occupazione abusiva e quello di innovazioni non autorizzate?
Il reato di occupazione abusiva ha natura permanente e consiste nell’impossessarsi senza titolo di un’area demaniale. Il reato di innovazioni non autorizzate ha invece natura istantanea e si consuma con la realizzazione di opere non permesse su un’area demaniale, anche se legittimamente detenuta, senza che ciò comporti necessariamente una nuova occupazione.

La sentenza di assoluzione in primo grado blocca definitivamente la prescrizione?
Sì, secondo l’art. 161-bis del codice penale, la pronuncia della sentenza di primo grado, sia essa di condanna o di assoluzione, comporta la cessazione definitiva del corso della prescrizione. Se tale sentenza viene annullata con rinvio, la prescrizione riprende a decorrere dalla data della sentenza di annullamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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