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Ingiusta detenzione: quando spetta il risarcimento?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37454/2025, ha rigettato la richiesta di un ulteriore indennizzo per il danno alla reputazione (c.d. ‘strepitus fori’) a un soggetto che aveva subito un periodo di ingiusta detenzione. La Corte ha stabilito che, per superare il risarcimento calcolato con il criterio aritmetico standard, non è sufficiente dimostrare la mera pubblicazione di notizie sull’arresto, ma è necessario fornire prova concreta di un pregiudizio mediatico eccezionale e di specifiche conseguenze negative, personali e professionali, che non sono state fornite nel caso di specie.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ingiusta detenzione: quando il clamore mediatico non basta per un extra risarcimento

Il tema della riparazione per ingiusta detenzione è centrale per la tutela dei diritti fondamentali del cittadino. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 37454/2025) offre importanti chiarimenti sui presupposti per ottenere un indennizzo superiore a quello standard, in particolare quando si lamenta un danno alla reputazione causato dalla risonanza mediatica dell’arresto, il cosiddetto strepitus fori.

I Fatti del Caso

Un cittadino veniva sottoposto alla misura degli arresti domiciliari per circa un mese, dal dicembre 2017 al gennaio 2018, nell’ambito di un’inchiesta per reati gravi, tra cui estorsioni aggravate da metodologia mafiosa. Successivamente, l’ordinanza cautelare veniva annullata per assenza di gravi indizi di colpevolezza e l’interessato veniva rimesso in libertà. Il percorso giudiziario si concludeva con una sentenza di assoluzione definitiva per non aver commesso il fatto.

A seguito dell’assoluzione, l’uomo avanzava richiesta di riparazione per l’ingiusta detenzione subita. La Corte d’appello accoglieva la richiesta, liquidando una somma di 7.782,00 euro, calcolata sulla base del cosiddetto criterio aritmetico, ovvero un importo standard per ogni giorno di detenzione.

Il Ricorso per Cassazione e il Danno da ‘Strepitus Fori’

Insoddisfatto della quantificazione, il ricorrente si rivolgeva alla Corte di Cassazione. La sua tesi era che la Corte d’appello avesse errato nel non considerare un’ulteriore voce di danno: lo strepitus fori. Sosteneva che la notizia del suo arresto era stata ingiustificatamente pubblicizzata in modo negativo, con articoli di stampa corredati da foto e la diffusione della notizia su un blog a tiratura nazionale e internazionale. Questa esposizione mediatica, a suo dire, aveva causato un danno alla sua reputazione che meritava un indennizzo aggiuntivo rispetto a quello calcolato matematicamente.

Le motivazioni della Corte sull’ingiusta detenzione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, fornendo una motivazione dettagliata e di grande interesse pratico. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: sebbene il giudice possa discostarsi dal criterio aritmetico per riconoscere un danno maggiore, questo scostamento deve essere giustificato da specifiche e particolari ripercussioni negative.

La Corte ha precisato che la parte che chiede un risarcimento extra ha l’onere non solo di allegare, ma anche di provare in modo circostanziato il danno sofferto. Non basta affermare di aver subito un pregiudizio, ma bisogna dimostrarne la natura, i fattori causali e il nesso diretto con la detenzione ingiusta.

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto che il danno da strepitus fori non fosse stato provato. Le notizie di stampa, infatti:
1. Riguardavano un’operazione più ampia con molti indagati, e il nome del ricorrente era menzionato senza particolare risalto.
2. La diffusione era prevalentemente locale, e il blog citato, pur avendo diffusione nazionale, è stato considerato di portata limitata.
3. Soprattutto, il ricorrente non aveva fornito alcuna prova documentale delle concrete conseguenze personali e professionali negative scaturite da quella diffusione mediatica.

In assenza di tale prova, la Corte ha concluso che il pregiudizio subito rientrava in quello ‘tipico e normalmente conseguente’ a un’inchiesta giudiziaria, già adeguatamente compensato dall’indennizzo calcolato con il criterio aritmetico.

Conclusioni

La sentenza in esame traccia una linea netta: per ottenere un risarcimento per ingiusta detenzione che vada oltre l’importo standard, non è sufficiente lamentare la pubblicazione di notizie sull’arresto. È indispensabile fornire al giudice la prova concreta di un ‘surplus’ di danno, ovvero di ripercussioni eccezionali e specifiche sulla vita patrimoniale, familiare o di relazione, direttamente causate dall’esposizione mediatica. Il semplice fatto che la notizia sia stata diffusa non costituisce, di per sé, la prova di un danno risarcibile in via autonoma.

Cosa si intende per riparazione per ingiusta detenzione?
È un indennizzo economico previsto dalla legge a favore di chi ha subito un periodo di custodia cautelare (in carcere o ai domiciliari) per poi essere stato assolto con formula piena, dimostrando che la detenzione era ingiusta.

La pubblicazione di articoli di giornale sull’arresto dà automaticamente diritto a un risarcimento aggiuntivo?
No. Secondo la sentenza, la mera pubblicazione di notizie non è sufficiente. Per ottenere un risarcimento aggiuntivo per il danno alla reputazione (‘strepitus fori’), bisogna dimostrare che la diffusione della notizia ha avuto caratteristiche eccezionali (per ampiezza o assertività) e ha causato conseguenze negative specifiche e documentate sulla vita personale e professionale della persona.

Chi deve provare il danno ulteriore per ottenere un indennizzo maggiore?
L’onere della prova spetta interamente alla persona che richiede la riparazione. Deve allegare e dimostrare in modo circostanziato non solo il danno subito, ma anche il nesso causale diretto tra la detenzione ingiusta e le specifiche conseguenze negative lamentate, che devono essere superiori a quelle normalmente derivanti da un’indagine giudiziaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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