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Ingente quantitativo stupefacenti: la Cassazione decide

Un soggetto, condannato per la detenzione di 30 kg di hashish e 2 kg di cocaina, ha proposto ricorso in Cassazione contestando l’applicazione dell’aggravante dell’ingente quantitativo stupefacenti. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che la presenza di oltre 7 kg di principio attivo nell’hashish giustifica pienamente tale aggravante. Inoltre, ha validato il diniego delle attenuanti generiche basato sulla gravità del reato e sui precedenti penali dell’imputato.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ingente quantitativo stupefacenti: la Cassazione conferma i criteri

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna a fare chiarezza su due temi centrali nel diritto penale degli stupefacenti: i criteri per l’applicazione dell’aggravante dell’ingente quantitativo stupefacenti e i limiti alla concessione delle attenuanti generiche. La decisione analizza il caso di un soggetto condannato per la detenzione di un notevole carico di hashish e cocaina, offrendo spunti fondamentali per comprendere come la giurisprudenza valuta la gravità di tali reati.

I fatti di causa: la detenzione e la condanna

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo per la detenzione illecita di 2 kg di cocaina e 30 kg di hashish. La Corte di Appello, pur riducendo parzialmente la pena, aveva confermato la sussistenza dell’aggravante dell’ingente quantitativo in relazione all’hashish. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione lamentando, da un lato, un’errata applicazione della legge riguardo a tale aggravante e, dall’altro, il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche o la loro equivalenza rispetto alle aggravanti contestate.

L’aggravante dell’ingente quantitativo stupefacenti

Il primo motivo di ricorso si concentrava sull’aggravante di cui all’art. 80, comma 2, del D.P.R. 309/90. La difesa sosteneva che i criteri per definirla non fossero stati correttamente applicati. La Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa tesi, ritenendo la decisione della Corte territoriale pienamente corretta.

La soglia secondo le Sezioni Unite

La Corte ha ribadito la validità dei principi stabiliti dalla celebre sentenza ‘Biondi’ delle Sezioni Unite (n. 36258/2012). Secondo tale orientamento, per le cosiddette ‘droghe leggere’, l’aggravante dell’ingente quantità è configurabile quando il quantitativo di principio attivo supera i 2 kg. Questo valore corrisponde a 4000 volte la soglia di 500 milligrammi, considerata la dose media singola. Nel caso di specie, le analisi tossicologiche avevano accertato la presenza di oltre sette chili di principio attivo nei 30 kg di hashish sequestrati, un valore ampiamente superiore alla soglia indicata. Le critiche della difesa sull’affidabilità degli esami sono state liquidate come generiche e prive di qualsiasi supporto tecnico-scientifico.

Il diniego delle attenuanti generiche e i precedenti penali

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo al diniego delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.), è stato respinto. La Cassazione ha ricordato che la valutazione sulla concessione delle attenuanti è un giudizio discrezionale del giudice di merito. Tale giudizio è insindacabile in sede di legittimità se, come nel caso in esame, è sorretto da una motivazione logica e non arbitraria.

I giudici di merito avevano negato il beneficio sulla base di due elementi principali:
1. L’oggettiva gravità del fatto, desumibile dall’enorme quantità di droga detenuta.
2. La personalità negativa dell’imputato, gravato da numerosi precedenti penali, di cui uno specifico in materia di stupefacenti.

La Corte ha sottolineato che anche un solo elemento, come la personalità del colpevole o l’entità del reato, può essere sufficiente a giustificare il diniego delle attenuanti.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto l’impianto logico-giuridico della sentenza impugnata. Riguardo all’ingente quantitativo stupefacenti, i giudici hanno ribadito che i criteri quantitativi basati sul principio attivo, stabiliti dalle Sezioni Unite, rimangono il parametro di riferimento fondamentale. Le contestazioni generiche e non supportate da prove scientifiche non possono scalfire la validità delle analisi tossicologiche. In merito alle attenuanti, è stato riaffermato il principio secondo cui la decisione del giudice di merito è sovrana, a patto che sia adeguatamente motivata, basandosi su elementi concreti come la gravità del reato e i precedenti dell’imputato. Il ricorso è stato quindi giudicato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le conclusioni: criteri oggettivi e discrezionalità del giudice

L’ordinanza in esame consolida due principi cardine nella giurisprudenza sugli stupefacenti. Primo, l’aggravante dell’ingente quantitativo si fonda su un dato oggettivo e misurabile: la quantità di principio attivo, con soglie precise definite dalla giurisprudenza di legittimità. Secondo, la concessione delle attenuanti generiche non è un atto dovuto, ma una valutazione discrezionale che il giudice compie analizzando la gravità del fatto e la personalità del reo, come desumibile anche dai suoi precedenti penali.

Quando si applica l’aggravante dell’ingente quantitativo per le droghe leggere come l’hashish?
Secondo la giurisprudenza consolidata (sentenza ‘Biondi’ delle Sezioni Unite), l’aggravante si applica di norma quando la quantità di principio attivo è superiore a 2 chilogrammi.

È sufficiente contestare genericamente l’affidabilità delle analisi tossicologiche per escludere l’aggravante?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che le contestazioni sull’affidabilità degli esami devono essere specifiche e supportate da elementi tecnico-scientifici. Rilievi generici e non provati sono considerati inammissibili.

Per quale motivo un giudice può negare le attenuanti generiche?
Il giudice può negare le attenuanti generiche basandosi su una valutazione discrezionale, purché motivata. Elementi sufficienti per il diniego sono l’oggettiva gravità del fatto (come la grande quantità di droga) e la personalità negativa dell’imputato, desumibile, ad esempio, da precedenti condanne.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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