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Ingente quantità stupefacenti: la colpa è sufficiente

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una donna condannata per la detenzione di quasi 10 kg di cocaina. La sentenza chiarisce che per l’applicazione dell’aggravante per l’ingente quantità di stupefacenti non è necessaria la piena consapevolezza del quantitativo, ma è sufficiente che l’ignoranza sia dovuta a colpa. La Corte ha ritenuto che le circostanze del caso, come le dimensioni del carico e le modalità di custodia, rendessero la presunta inconsapevolezza dell’imputata colpevole.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ingente Quantità di Stupefacenti: Basta la Colpa per l’Aggravante?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 9469 del 2024, affronta un tema cruciale in materia di reati legati agli stupefacenti: i requisiti per l’applicazione della circostanza aggravante dell’ingente quantità di stupefacenti. La Corte ha stabilito che, per contestare tale aggravante, non è necessario dimostrare che l’imputato fosse pienamente consapevole della quantità esatta di droga detenuta, essendo sufficiente la prova di una sua ignoranza colpevole.

I Fatti del Caso: La Scoperta di Quasi 10 kg di Cocaina

Il caso ha origine dalla condanna di una donna da parte della Corte di Appello di Roma per aver illecitamente detenuto, al fine di cederla a terzi, una quantità di cocaina pari a quasi 10 kg (per un totale di oltre 48.000 dosi singole). La sostanza era stata rinvenuta all’interno di un trolley, custodito in un locale adibito a lavanderia nella sua abitazione, chiuso a chiave. Le chiavi del locale erano state trovate all’interno del quadro elettrico dell’appartamento, un luogo accessibile esclusivamente alla ricorrente. Nonostante la concessione delle attenuanti generiche come prevalenti sull’aggravante, la pena era stata determinata in 3 anni e 4 mesi di reclusione e 12.000 euro di multa.

Il Ricorso in Cassazione: L’Ignoranza sul Quantitativo

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che l’imputata fosse del tutto inconsapevole dell’ingente quantitativo di stupefacente contenuto nel trolley. Secondo la tesi difensiva, per applicare l’aggravante prevista dall’art. 80, comma 2, del d.P.R. 309/1990, sarebbe stato necessario dimostrare la conoscenza effettiva del dato ponderale, e non solo la consapevolezza della detenzione della sostanza. La difesa ha quindi lamentato la violazione dell’art. 59 del codice penale, che regola l’imputazione delle circostanze aggravanti, sostenendo che l’ignoranza sulla quantità escludesse la colpevolezza richiesta per l’applicazione della pena più severa.

L’Aggravante per l’Ingente Quantità Stupefacenti: Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo motivazioni chiare e in linea con la giurisprudenza consolidata. I giudici hanno chiarito che, ai fini del riconoscimento della circostanza aggravante dell’ingente quantità di stupefacenti, è necessario accertare la colpevolezza dell’agente in relazione a tale circostanza. Tuttavia, la colpevolezza non si esaurisce nel dolo, ovvero nella piena e cosciente volontà.

Secondo l’art. 59 del codice penale, una circostanza aggravante è addebitabile anche quando è ignorata per colpa o ritenuta inesistente per un errore dovuto a colpa. La Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte di Appello fosse logica e completa nel dimostrare, quanto meno, la sussistenza di una colpa grave in capo all’imputata.

Diversi elementi oggettivi portavano a questa conclusione:
1. Modalità di custodia: La valigia era in un ripostiglio accessibile solo all’imputata, chiuso a chiave.
2. Percezione del quantitativo: Le dimensioni e il peso del trolley erano tali da rendere evidente che non si trattasse di una quantità modesta.
3. Logica criminale: È inverosimile che un carico di droga dal valore economico così elevato venga affidato a un soggetto del tutto ignaro del suo contenuto, con il rischio concreto di dispersione o perdita del profitto.

La Corte ha quindi concluso che l’imputata, accettando di custodire il trolley in quelle circostanze, non poteva non rappresentarsi, con un grado di ragionevole prevedibilità, che si trattasse di un quantitativo significativo. La sua eventuale ignoranza non era scusabile, ma frutto di una colpa grave.

Conclusioni: La Responsabilità del “Custode” di Sostanze Stupefacenti

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: chi accetta di detenere sostanze stupefacenti per conto terzi assume un elevato grado di responsabilità. Non è possibile invocare una totale ignoranza per sfuggire all’aggravante dell’ingente quantità di stupefacenti se le circostanze concrete del fatto (peso, volume, modalità di occultamento) rendono tale ignoranza negligente. La decisione sottolinea che il sistema penale attribuisce rilevanza non solo a ciò che si sa, ma anche a ciò che si sarebbe dovuto sapere usando l’ordinaria diligenza. Di conseguenza, il “custode” di un carico di droga si assume il rischio relativo alla sua effettiva consistenza, e una sua eventuale “dimenticanza” o “disattenzione” riguardo al quantitativo non sarà sufficiente a garantirgli un trattamento sanzionatorio più mite.

Per applicare l’aggravante dell’ingente quantità di stupefacenti è necessario che l’imputato sappia esattamente il quantitativo detenuto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è necessaria la piena conoscenza (dolo) dell’esatta quantità. È sufficiente che l’ignoranza riguardo all’ingente quantitativo sia dovuta a colpa, ovvero a negligenza, imprudenza o imperizia.

Come si può provare la colpa riguardo all’ingente quantità di droga?
La colpa può essere desunta da elementi oggettivi e circostanze di fatto. Nel caso di specie, le dimensioni e il peso del contenitore, le cautele adottate per la custodia (un locale chiuso a chiave) e l’inverosimiglianza che un carico così prezioso venga affidato a una persona inconsapevole sono stati considerati sufficienti a dimostrare almeno la colpa grave.

È possibile contestare la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito con un ricorso in Cassazione?
No. Il ricorso in Cassazione è inammissibile se si limita a criticare l’adeguatezza della valutazione delle prove e a proporre una lettura alternativa dei fatti. La Corte di Cassazione giudica solo la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non può riesaminare il merito delle prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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