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Ingente quantità stupefacenti: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una condanna per traffico di droga, confermando l’applicazione dell’aggravante per ingente quantità stupefacenti. La Corte ha ribadito che il superamento di soglie quantitative precise, come 2000 volte il limite tabellare, è un criterio decisivo. Anche la pena, superiore al minimo legale, è stata ritenuta corretta in virtù della gravità dei fatti, della varietà delle sostanze e dell’inserimento dell’imputato in un circuito criminale.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ingente quantità stupefacenti: La Cassazione chiarisce i criteri

L’aggravante per ingente quantità stupefacenti rappresenta uno degli elementi più significativi nel determinare la severità della pena per i reati legati al traffico di droga. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’importante occasione per analizzare i criteri con cui viene valutata tale circostanza e le ragioni che giustificano una pena superiore ai minimi edittali. La decisione in esame riguarda un soggetto condannato per aver detenuto a fini di spaccio un vasto assortimento di droghe, tra cui ketamina, cocaina, marijuana e hashish.

I Fatti del Caso e la Decisione della Corte d’Appello

Il caso ha origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Bologna, che ha confermato la responsabilità penale di un individuo per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti di vario tipo. In particolare, per la sola ketamina, era stata contestata e ritenuta sussistente la circostanza aggravante speciale dell’ingente quantità, prevista dall’articolo 80 del Testo Unico Stupefacenti (d.P.R. 309/1990).

I Motivi del Ricorso: L’aggravante per ingente quantità stupefacenti in discussione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Errata applicazione dell’aggravante: Secondo la difesa, i giudici di merito avevano fondato la loro decisione esclusivamente sul dato numerico (il superamento di una soglia predefinita), senza compiere una valutazione complessiva del caso.
2. Eccessività della pena: Il ricorrente lamentava che la pena inflitta si fosse discostata eccessivamente dal minimo legale e che l’aumento per il reato continuato fosse sproporzionato, sostenendo che parte dell’hashish fosse destinata al consumo personale suo e della compagna.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la sentenza impugnata. Analizziamo le motivazioni che hanno portato a questa conclusione.

Le motivazioni sull’aggravante della ingente quantità

La Corte ha ritenuto la doglianza manifestamente infondata. Nel caso specifico, erano stati rinvenuti 9.144 grammi di ketamina, con un principio attivo del 12,73%, per un totale di quasi 2.000 grammi puri, sufficienti a confezionare oltre 6.000 dosi medie singole.
I giudici hanno richiamato un principio consolidato, stabilito dalle Sezioni Unite con la sentenza ‘Biondi’ (n. 36258/2012), secondo cui l’aggravante dell’ingente quantità stupefacenti non è di norma ravvisabile se la quantità è inferiore a 2000 volte il valore massimo in milligrammi determinato per ogni sostanza nelle tabelle ministeriali. Nel caso della ketamina, il valore soglia è di 900 milligrammi, e la quantità sequestrata superava ampiamente tale limite moltiplicato. Di conseguenza, la valutazione della Corte d’Appello è stata considerata corretta e logicamente argomentata, non basata su un mero automatismo ma su dati oggettivi e imponenti.

Le motivazioni sul trattamento sanzionatorio

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Cassazione ha ribadito che la determinazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è adeguata e priva di vizi logici. La Corte territoriale aveva giustificato la scelta di una pena superiore al minimo edittale facendo riferimento a elementi concreti:
* La gravità del fatto, desunta dagli importanti quantitativi di tutte le sostanze;
* La varietà delle droghe, indice di un traffico articolato e su larga scala;
* L’intensità del dolo;
* L’inserimento del ricorrente in un circuito delinquenziale.
Questi elementi, nel loro insieme, hanno costituito una base motivazionale solida e sufficiente a giustificare sia la pena base sia l’aumento applicato per gli altri reati.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma due principi fondamentali in materia di reati di droga. In primo luogo, la valutazione dell’ingente quantità stupefacenti è saldamente ancorata a parametri quantitativi oggettivi, come il criterio delle ‘2000 dosi soglia’ elaborato dalle Sezioni Unite. Superare in modo significativo tale limite rende molto difficile contestare l’applicazione dell’aggravante. In secondo luogo, la discrezionalità del giudice nel commisurare la pena è ampia, ma deve essere esercitata attraverso una motivazione che dia conto di tutti gli elementi rilevanti del caso, come la gravità del reato e la capacità a delinquere del reo. Una motivazione completa e logica, come quella fornita nel caso di specie, rende la decisione sul trattamento sanzionatorio insindacabile in Cassazione.

Come si stabilisce se una quantità di droga è ‘ingente’ ai fini dell’applicazione dell’aggravante?
La valutazione si basa principalmente su dati quantitativi. Un criterio guida, indicato dalla giurisprudenza delle Sezioni Unite, è il superamento di 2000 volte il valore massimo in milligrammi indicato nelle tabelle ministeriali per la singola sostanza. Sebbene il giudice mantenga una certa discrezionalità, il superamento significativo di questa soglia rende quasi certa l’applicazione dell’aggravante.

La Corte di Cassazione può ridurre una pena se l’imputato la ritiene troppo alta?
No, la Corte di Cassazione non riesamina la misura della pena. Il suo compito è verificare che la decisione del giudice di merito sia basata su una motivazione logica, coerente e non viziata da errori di diritto. Se la motivazione è adeguata, come in questo caso, la pena non può essere modificata.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità significa che il ricorso non viene esaminato nel merito perché privo dei requisiti di legge. Di conseguenza, la sentenza di condanna impugnata diventa definitiva e irrevocabile. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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