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Ingente quantità stupefacenti: la Cassazione decide

Un soggetto condannato per la detenzione di oltre 63 kg di marijuana ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando l’applicazione dell’aggravante per ingente quantità stupefacenti. È stato ribadito che il criterio per definire l’ingente quantità è oggettivo (superamento di 2 kg di principio attivo per le droghe leggere) e non può basarsi sul confronto con altre sentenze. La Corte ha inoltre ritenuto corretto il giudizio di equivalenza tra l’aggravante e le attenuanti generiche concesse.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ingente Quantità Stupefacenti: la Cassazione Conferma i Criteri Oggettivi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18409/2025, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di reati legati agli stupefacenti: l’applicazione della circostanza aggravante dell’ingente quantità stupefacenti. La pronuncia offre importanti chiarimenti sui criteri quantitativi da adottare e sulla discrezionalità del giudice nel bilanciare le circostanze del reato, rigettando la tesi difensiva basata sul confronto con altri casi giudiziari.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un controllo avvenuto nell’agosto 2023, durante il quale un giovane veniva trovato in possesso, a bordo della sua autovettura, di un carico notevole di sostanza stupefacente. Nello specifico, le forze dell’ordine rinvenivano quattro sacchi neri contenenti 95 buste termosaldate, oltre ad altre 15 buste sfuse nell’abitacolo, tutte piene di marijuana per un peso lordo totale di 63,350 kg.

Il Tribunale di Velletri, in primo grado, condannava l’imputato. Successivamente, la Corte d’Appello di Roma, pur confermando la responsabilità penale, riformava parzialmente la sentenza. Concedeva le attenuanti generiche in un giudizio di equivalenza con l’aggravante dell’ingente quantità e rideterminava la pena in tre anni di reclusione e 3.000 euro di multa.

I Motivi del Ricorso e l’aggravante dell’ingente quantità stupefacenti

L’imputato proponeva ricorso per cassazione basandosi su due motivi principali:

1. Errata applicazione dell’aggravante: La difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel confermare l’aggravante dell’ingente quantità. A supporto di tale tesi, venivano citate altre sentenze dello stesso Tribunale di Velletri in cui, per fatti ritenuti più gravi, l’aggravante non era stata applicata. Secondo il ricorrente, tale disparità di trattamento violava i principi di uguaglianza e legalità. Inoltre, si sottolineava come il mero dato quantitativo non dovesse portare a un automatismo, ma si dovessero considerare anche il pentimento e la presunta ignoranza dell’imputato riguardo all’esatto quantitativo trasportato.

2. Mancata prevalenza delle attenuanti: Il secondo motivo criticava la decisione della Corte d’Appello di bilanciare le attenuanti generiche con l’aggravante, anziché ritenerle prevalenti. La difesa evidenziava elementi positivi come la collaborazione processuale, il ravvedimento e la confessione, che avrebbero meritato una valutazione più favorevole, portando a una pena meno severa.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi manifestamente infondati e fornendo chiarimenti essenziali.

Criteri Oggettivi per l’Ingente Quantità Stupefacenti

Sul primo punto, la Corte ha smontato la tesi difensiva basata sul confronto con altre sentenze. I giudici hanno specificato che le decisioni di merito citate non costituiscono precedenti vincolanti. Il principio da seguire è quello enunciato dalle Sezioni Unite della Cassazione (sentenze “Biondi” del 2012 e “Polito” del 2020). Secondo tale orientamento consolidato, per le cosiddette “droghe leggere”, l’aggravante dell’ingente quantità stupefacenti è configurabile quando il principio attivo supera i 2 chilogrammi (corrispondenti a 4.000 volte il valore-soglia di 500 mg).

Nel caso specifico, la quantità di sostanza sequestrata era sufficiente per confezionare ben 345.445 dosi medie, e le analisi avevano confermato un elevato grado di purezza. Di conseguenza, il dato quantitativo era ampiamente superiore alla soglia critica, rendendo corretta e inevitabile l’applicazione dell’aggravante, senza che potessero rilevare le dichiarazioni dell’imputato sulla sua presunta ignoranza.

Il Bilanciamento tra Circostanze

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha ritenuto che la decisione dei giudici di merito di considerare equivalenti le attenuanti e l’aggravante fosse stata adeguatamente motivata. La sentenza impugnata aveva infatti correttamente evidenziato l’assenza di ragioni sufficientemente forti per far prevalere gli elementi positivi (come la confessione) sulla gravità oggettiva del fatto, rappresentata dall’enorme quantità di droga detenuta. La scelta del bilanciamento rientra nella discrezionalità del giudice di merito, che in questo caso è stata esercitata in modo logico e coerente.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione dell’ingente quantità non è soggetta a paragoni con altri casi, ma si fonda su criteri oggettivi e predeterminati dalla giurisprudenza di legittimità. Il superamento della soglia quantitativa del principio attivo è l’elemento decisivo. Inoltre, la pronuncia conferma che la confessione e il pentimento, pur essendo elementi validi per la concessione delle attenuanti generiche, non impongono automaticamente un giudizio di prevalenza sull’aggravante, specialmente di fronte a fatti di eccezionale gravità oggettiva. La decisione finale sul bilanciamento delle circostanze resta un potere discrezionale del giudice, insindacabile in Cassazione se sorretto da una motivazione logica e non contraddittoria.

Quando si applica l’aggravante di ingente quantità per le droghe leggere?
Secondo i principi stabiliti dalle Sezioni Unite della Cassazione, l’aggravante si applica quando la quantità di principio attivo è superiore a 2 chilogrammi, valore corrispondente a 4.000 volte la soglia della singola dose (fissata in 500 milligrammi).

È possibile contestare l’applicazione dell’aggravante confrontando il proprio caso con altre sentenze?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che le sentenze di merito pronunciate in altri processi non sono precedenti vincolanti. Il criterio per l’applicazione dell’aggravante è oggettivo e basato sulle soglie quantitative definite dalla giurisprudenza delle Sezioni Unite, non su un giudizio comparativo con altri casi.

La confessione dell’imputato è sufficiente a garantire che le attenuanti prevalgano sull’aggravante dell’ingente quantità?
Non necessariamente. Sebbene la confessione e il ravvedimento siano elementi importanti per la concessione delle attenuanti generiche, non obbligano il giudice a ritenerle prevalenti sull’aggravante. La decisione sul bilanciamento tra circostanze è un potere discrezionale del giudice, che deve motivare la sua scelta in base alla gravità complessiva del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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