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Ingente quantità stupefacenti: i criteri della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di un’ingente quantità stupefacenti. La Corte ha stabilito che un numero eccezionalmente elevato di dosi ricavabili (oltre 298.000 totali tra hashish e marijuana) è un criterio oggettivo e sufficiente per configurare l’aggravante, anche senza ulteriori valutazioni sull’offensività della condotta, confermando la decisione dei giudici di merito.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ingente Quantità Stupefacenti: Il Numero di Dosi come Criterio Decisivo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna a fare luce sui criteri per l’applicazione dell’aggravante di ingente quantità stupefacenti. La pronuncia chiarisce come, in presenza di quantitativi eccezionali, il numero di dosi singole ricavabili possa diventare l’elemento centrale e sufficiente per giustificare un aumento di pena, superando la semplice valutazione del peso lordo della sostanza. Questa decisione riafferma un principio consolidato, offrendo importanti spunti di riflessione per gli operatori del diritto.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un soggetto condannato in primo e secondo grado per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Nello specifico, l’imputato era stato trovato in possesso di 29,7 kg di hashish e 25,5 kg di marijuana. Le analisi chimiche avevano rivelato un quantitativo di principio attivo enorme: oltre 5,8 kg per l’hashish e 1,5 kg per la marijuana. Da tali quantitativi era possibile ricavare un numero impressionante di dosi: 235.261 di hashish e 63.067 di marijuana.

La difesa contestava la decisione della Corte d’Appello, sostenendo che i giudici avessero erroneamente applicato l’aggravante dell’ingente quantità basandosi unicamente sul dato ponderale, senza considerare altri parametri qualitativi indicati dalla giurisprudenza.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Ingente Quantità Stupefacenti

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno ritenuto la motivazione della Corte d’Appello pienamente congrua, logica e in linea con l’orientamento giurisprudenziale dominante. Il ricorso è stato giudicato infondato perché trascurava il nucleo centrale del ragionamento dei giudici di merito: la valorizzazione del dato quantitativo non solo in termini di peso, ma soprattutto in relazione alla sua enorme potenzialità offensiva, misurata attraverso il numero di dosi.

Le Motivazioni

Il cuore della motivazione risiede nella riaffermazione di un principio chiave: per la configurabilità dell’aggravante dell’ingente quantità stupefacenti, il numero di dosi estraibili dalla sostanza è un fattore determinante. La Corte specifica che, quando tale numero è “oggettivamente rilevante”, come nel caso di specie, il giudice è esonerato dal dover motivare ulteriormente sulla “estrema offensività della condotta”. In altre parole, una quantità così massiccia di dosi parla da sé e dimostra intrinsecamente la gravità del fatto.

La Cassazione ha inoltre precisato che questo approccio non si pone in contrasto con le sentenze delle Sezioni Unite (come le note pronunce ‘Biondi’ e ‘Polito’). Queste ultime hanno fissato dei criteri di massima, indicando, per le droghe leggere, una soglia di 2 kg di principio attivo (pari a 4000 volte la dose soglia di 500 mg) come limite al di sotto del quale l’aggravante non è normalmente ravvisabile. Nel caso esaminato, tale limite era stato “ampiamente superato”, rendendo l’applicazione dell’aggravante del tutto corretta.

Le Conclusioni

L’ordinanza consolida l’orientamento secondo cui la valutazione dell’ingente quantità non è un mero esercizio aritmetico basato sul peso, ma un’analisi concreta del potenziale dannoso della sostanza. Il numero di dosi medie singole diventa il parametro principale per misurare tale dannosità. Quando questo valore è eccezionalmente alto, assume un peso preponderante, se non esclusivo, nella valutazione del giudice. La decisione offre un chiaro monito: il possesso di quantitativi di droga in grado di inondare il mercato con centinaia di migliaia di dosi integra, senza ombra di dubbio, l’aggravante dell’ingente quantità, con tutte le conseguenze sanzionatorie che ne derivano.

Per configurare l’aggravante di ingente quantità di stupefacenti è sufficiente considerare solo il peso della droga?
No, il solo dato ponderale non è sufficiente. La Corte di Cassazione chiarisce che un criterio fondamentale, e talvolta decisivo, è il numero di dosi medie singole ricavabili dalla sostanza, calcolato in base alla quantità di principio attivo.

Un numero molto elevato di dosi ricavabili può giustificare da solo l’aggravante di ingente quantità?
Sì. Secondo la sentenza, quando il numero di dosi estraibili è oggettivamente rilevantissimo (nel caso di specie, oltre 298.000 dosi totali), questo dato può essere da solo sufficiente per configurare l’aggravante, senza che il giudice debba fornire ulteriori motivazioni sulla particolare offensività della condotta.

Qual è la soglia di principio attivo per le droghe leggere oltre la quale si configura di norma l’ingente quantità?
La giurisprudenza delle Sezioni Unite, richiamata nella sentenza, indica che per le droghe leggere l’aggravante di ingente quantità non è di norma ravvisabile per quantità di principio attivo inferiori a 2 chilogrammi (pari a 4000 volte la soglia di 500 milligrammi).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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