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Ingente quantità stupefacenti: basta il peso lordo?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto trovato in possesso di quasi 5 kg di eroina. La Corte ha stabilito che per configurare l’aggravante dell’ingente quantità stupefacenti, non è sempre necessaria una perizia sul principio attivo. Il solo dato ponderale, se supera di molto le soglie minime (nel caso di specie, 2.000 volte il valore massimo per dose), è sufficiente a giustificare l’aggravante e le conseguenti misure cautelari.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ingente quantità stupefacenti: l’aggravante può scattare anche senza perizia

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale in materia di reati legati agli stupefacenti: la configurabilità dell’aggravante per ingente quantità stupefacenti. La pronuncia chiarisce che, in determinate circostanze, il solo peso lordo della sostanza sequestrata può essere sufficiente a far scattare l’aggravante, anche in assenza di una perizia chimica che ne determini la purezza e la percentuale di principio attivo. Analizziamo insieme il caso e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Un Carico Nascosto

Il caso ha origine dal fermo di un’autovettura condotta da un giovane. Durante il controllo, le forze dell’ordine scoprivano, occultati sotto il sedile, nove panetti contenenti un totale di 4,880 kg di eroina. Sulla base di questi elementi, il Giudice per le indagini preliminari disponeva la custodia cautelare in carcere per il conducente, contestando il reato di detenzione di sostanze stupefacenti con l’aggravante dell’ingente quantità.

La misura veniva confermata anche dal Tribunale del riesame. La difesa dell’indagato decideva quindi di presentare ricorso in Cassazione, sollevando diversi punti critici.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa basava il proprio ricorso su quattro motivi principali:
1. Sussistenza dell’aggravante: Si contestava la configurabilità dell’aggravante per ingente quantità stupefacenti, sostenendo che il solo dato ponderale non fosse sufficiente in assenza di un’analisi chimica per accertare il principio attivo.
2. Ruolo marginale: Si deduceva l’illogicità della motivazione del Tribunale, che aveva ritenuto l’indagato parte di una complessa rete criminale, nonostante le sue ammissioni lo qualificassero come un semplice corriere, spinto da necessità economiche e inconsapevole dell’esatto quantitativo trasportato.
3. Esigenze cautelari: Si lamentava una valutazione errata delle esigenze cautelari, poiché l’indagato si era mostrato collaborativo e pentito, elementi che, secondo la difesa, non erano stati adeguatamente considerati.
4. Adeguatezza della misura: Infine, si criticava la mancata spiegazione del perché una misura meno afflittiva, come gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, non fosse stata ritenuta idonea a fronteggiare il pericolo di reiterazione del reato.

La Decisione sull’Ingente Quantità Stupefacenti e gli Altri Motivi

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure della difesa. Per quanto riguarda il punto cruciale dell’ingente quantità stupefacenti, i giudici hanno ribadito un orientamento consolidato, anche delle Sezioni Unite. L’aggravante può essere ritenuta sussistente, pur in mancanza di una perizia sul principio attivo, quando il quantitativo lordo della sostanza sequestrata superi di gran lunga la cosiddetta “soglia minima”.

Questa soglia si determina moltiplicando il valore massimo in milligrammi per singola dose (fissato dalle tabelle ministeriali) per un fattore specifico: 2.000 per le droghe pesanti (come l’eroina) e 4.000 per le droghe leggere. Nel caso di specie, i quasi 5 kg di eroina superavano abbondantemente tale soglia, rendendo irrilevante l’assenza di un’analisi di laboratorio ai fini della valutazione cautelare.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ritenuto la motivazione del Tribunale del riesame congrua e logica. La gravità del fatto, desumibile non solo dal peso ma anche dall’enorme numero di dosi ricavabili (stimate in almeno 4.800) e dal conseguente volume di profitto, giustificava ampiamente la misura cautelare più severa. Secondo i giudici, il fatto che all’indagato fosse stato affidato un carico così prezioso dimostrava la sua affidabilità agli occhi di un’organizzazione criminale strutturata. Le sue difficoltà economiche, anziché attenuare, rafforzavano il rischio di una ricaduta nel reato. Pertanto, la custodia in carcere è stata considerata l’unica misura idonea a interrompere i contatti con l’ambiente del narcotraffico e a prevenire la reiterazione del crimine.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: di fronte a quantitativi di droga palesemente enormi, il giudice può presumere la sussistenza dell’aggravante dell’ingente quantità basandosi sul solo peso lordo, senza attendere l’esito delle analisi chimiche. Questa interpretazione permette di applicare tempestivamente le misure cautelari adeguate alla gravità del reato, specialmente in contesti di criminalità organizzata. La decisione sottolinea inoltre come la collaborazione dell’indagato o le sue motivazioni personali, sebbene rilevanti, non possano automaticamente neutralizzare la pericolosità sociale derivante dal coinvolgimento in un traffico di stupefacenti su larga scala.

È sempre necessaria una perizia sul principio attivo per contestare l’aggravante dell’ingente quantità di stupefacenti?
No, secondo la Corte di Cassazione non è sempre necessaria. L’aggravante può essere configurata anche sulla base del solo dato ponderale (peso lordo), qualora questo superi in modo significativo la “soglia minima” stabilita dalla giurisprudenza (es. 2.000 volte la dose massima singola per le droghe pesanti).

La collaborazione e la confessione dell’indagato sono sufficienti per ottenere una misura cautelare meno grave?
Non necessariamente. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che la gravità eccezionale del fatto (quasi 5 kg di eroina), il collegamento con circuiti criminali di rilievo e il rischio concreto di reiterazione del reato, rafforzato dalle difficoltà economiche dell’indagato, prevalessero sulla sua collaborazione, giustificando la misura della custodia in carcere.

Come si determina se una quantità di droga è “ingente”?
La giurisprudenza ha stabilito una “soglia minima” orientativa. Una quantità è considerata ingente quando supera di 2.000 volte (per le droghe pesanti) o di 4.000 volte (per le droghe leggere) il valore massimo, in milligrammi, della dose singola, come determinato dalle tabelle ministeriali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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