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Ingente quantità droga: Cassazione conferma i limiti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la condanna per detenzione di stupefacenti, contestando l’applicazione dell’aggravante per ingente quantità droga. L’ordinanza ribadisce i criteri giurisprudenziali consolidati per la definizione di ‘ingente quantità’, specificando che per le droghe leggere la soglia critica è fissata in 2 chilogrammi di principio attivo.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ingente Quantità Droga: La Cassazione Ribadisce i Criteri e Dichiara un Ricorso Inammissibile

L’aggravante per ingente quantità droga rappresenta uno degli aspetti più dibattuti nel diritto penale degli stupefacenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (Sez. 7, n. 767/2024) torna sul tema, confermando i principi consolidati e chiarendo, ancora una volta, i parametri quantitativi per la sua applicazione, specialmente con riferimento alle cosiddette “droghe leggere”. La pronuncia offre spunti importanti per comprendere la stabilità degli orientamenti giurisprudenziali anche a fronte delle riforme legislative.

Il Caso in Esame: Un Ricorso contro l’Aggravante

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato per il reato previsto dall’art. 73, comma 4, del d.P.R. 309/1990 (Testo Unico Stupefacenti). Il ricorrente lamentava un’erronea applicazione della legge penale da parte della Corte d’Appello, la quale aveva ritenuto sussistente la circostanza aggravante dell’ingente quantità della sostanza illecitamente detenuta. L’argomento difensivo si basava su un’interpretazione della normativa che la Suprema Corte ha, tuttavia, giudicato in palese contrasto con il dato normativo e la giurisprudenza di legittimità consolidata.

La Decisione della Cassazione: Inammissibilità e Conferma dei Principi

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della vicenda specifica, ma si concentra sulla palese erroneità dei motivi di ricorso. La Corte ha colto l’occasione per ribadire la validità dei criteri ermeneutici stabiliti in passato dalle Sezioni Unite, fulcro dell’interpretazione giuridica in materia.

Le Motivazioni: I Criteri Stabili per l’Ingente Quantità Droga

Il cuore dell’ordinanza risiede nelle motivazioni, dove la Corte ripercorre i principi cardine per l’individuazione della soglia che fa scattare l’aggravante. La Suprema Corte ha richiamato due sentenze fondamentali delle Sezioni Unite (la n. 36258/2012, Biondi, e la più recente n. 14722/2020, Polito), sottolineando come i criteri in esse fissati continuino a essere validi.

Questi criteri si basano sul rapporto tra la quantità di principio attivo e il valore massimo tabellarmente detenibile. In particolare, per le cosiddette “droghe leggere”, la giurisprudenza ha chiarito che l’aggravante dell’ingente quantità droga non è di norma ravvisabile quando il quantitativo di principio attivo è inferiore a 2 chilogrammi. Tale valore corrisponde a 4000 volte il valore-soglia di 500 milligrammi. Questa specificazione è nata per rendere omogenei i principi anche dopo le modifiche normative che avevano temporaneamente innalzato il quantitativo massimo giornaliero detenibile.

La Corte ha inoltre precisato che questi parametri rimangono validi anche a seguito della riforma operata nel 2014 (d.l. n. 36/2014, convertito in legge n. 79/2014), a dimostrazione della solidità e della stabilità dell’interpretazione fornita dalle Sezioni Unite.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Pronuncia

La declaratoria di inammissibilità ha comportato, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende. Dal punto di vista giuridico, questa ordinanza conferma che la valutazione dell’ingente quantità droga non è lasciata alla discrezionalità del giudice, ma è ancorata a parametri oggettivi e consolidati, volti a garantire certezza del diritto. Per gli operatori del settore, è un monito sulla necessità di fondare i ricorsi su argomentazioni solide e non in contrasto con gli orientamenti stabili della giurisprudenza di legittimità.

Quando si configura l’aggravante della ingente quantità di droga per le “droghe leggere”?
Di norma, l’aggravante non è ravvisabile quando la quantità di principio attivo è inferiore a 2 chilogrammi, valore che corrisponde a 4000 volte la soglia di 500 milligrammi di principio attivo.

Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, equitativamente fissata dal giudice (in questo caso, 3.000 euro).

I criteri per definire l’ingente quantità di droga sono cambiati dopo la riforma del 2014?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che i criteri basati sul rapporto tra quantità di principio attivo e valore massimo detenibile, fissati dalle Sezioni Unite nel 2012, continuano ad essere validi anche successivamente alla riforma legislativa del 2014.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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