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Ingente quantità di stupefacenti: Cassazione decide

La Corte di Cassazione conferma la condanna per due imputati trovati in possesso di oltre 122 kg di hashish e 1 kg di marijuana. La sentenza affronta il tema dell’aggravante per l’ingente quantità di stupefacenti, ritenendola provata anche senza l’analisi tossicologica di ogni singolo panetto. I ricorsi sono stati rigettati perché miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, e le motivazioni della Corte d’Appello sono state giudicate logiche e coerenti.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ingente Quantità di Stupefacenti: La Cassazione Conferma la Condanna

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34692/2025, ha affrontato un caso di detenzione di un’ingente quantità di stupefacenti, confermando la condanna per due imputati e chiarendo importanti principi sulla prova dell’aggravante e sui limiti del ricorso in sede di legittimità. La decisione sottolinea come, di fronte a quantitativi eccezionali, non sia necessaria un’analisi tossicologica su ogni singola dose per dimostrare la gravità del fatto.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine dal sequestro di oltre 122 kg di hashish, suddivisi in 1167 panetti, e più di 1 kg di marijuana. Due persone sono state condannate dalla Corte d’Appello di Roma per detenzione in concorso di tali sostanze. Gli imputati hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sollevando diverse obiezioni contro la sentenza di secondo grado.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I ricorsi presentati dalle difese degli imputati si basavano su argomenti distinti ma, in alcuni casi, sovrapponibili:

Le doglianze del primo ricorrente

1. Vizio di motivazione: La difesa lamentava una motivazione illogica e contraddittoria riguardo al ruolo di ‘corriere’ attribuito all’imputato.
2. Mancata acquisizione di prova decisiva: Si contestava la mancata assunzione di una prova che, a dire della difesa, avrebbe potuto cambiare l’esito del processo.
3. Aggravante dell’ingente quantità: Si criticava il riconoscimento dell’aggravante per la mancanza di un’analisi tossicologica sulla totalità dei panetti sequestrati.
4. Revoca della sospensione condizionale: Si contestava la revoca di un precedente beneficio di sospensione della pena, ritenendola ingiustificata.

Le doglianze del secondo ricorrente

1. Travisamento dei fatti: Si sosteneva che la Corte d’Appello avesse erroneamente interpretato le prove sulla consapevolezza dell’imputato riguardo alla presenza della droga.
2. Violazione di legge sull’aggravante: Anche in questo caso, si contestava la prova relativa all’ingente quantità di stupefacenti.
3. Mancata concessione di attenuanti: Si lamentava il mancato riconoscimento dell’attenuante per il contributo di minima importanza e la mancata prevalenza delle attenuanti generiche sull’aggravante contestata.

L’Aggravante per Ingente Quantità di Stupefacenti secondo la Corte

Il cuore della controversia legale risiede nella contestazione dell’aggravante prevista dall’art. 80, comma 2, del d.P.R. 309/1990. La Corte di Cassazione ha rigettato le obiezioni, aderendo all’orientamento consolidato delle Sezioni Unite. La Corte ha chiarito che la valutazione sulla sussistenza dell’aggravante è rimessa al giudice di merito, il quale deve basarsi su parametri oggettivi. Nel caso specifico, il peso complessivo di oltre 122 kg di hashish e 1 kg di marijuana è stato ritenuto talmente elevato (superiore di 4.000 volte i limiti tabellari per le droghe leggere) da rendere superflua un’analisi chimica su ogni singolo panetto. Il dato ponderale, in casi così eclatanti, è di per sé sufficiente a dimostrare l’ingente quantità di stupefacenti.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili o ha rigettato tutti i motivi di ricorso. I giudici hanno osservato che le critiche sollevate dalle difese erano per lo più generiche e tendevano a sollecitare una nuova valutazione delle prove, un’attività preclusa in sede di legittimità. Il compito della Cassazione, infatti, non è riesaminare i fatti, ma verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Nello specifico, la Corte ha stabilito che:
– I motivi relativi alla ricostruzione del ruolo degli imputati erano una mera riproposizione di argomenti già valutati e respinti dai giudici di merito con motivazione congrua e priva di vizi logici.
– La motivazione della Corte d’Appello era solida, basata sulle dichiarazioni degli agenti di polizia, sull’esito delle perquisizioni e su una valutazione coerente del materiale probatorio.
– La revoca della sospensione condizionale della pena per uno degli imputati era un atto dovuto ai sensi dell’art. 168 cod. pen., poiché il nuovo reato era stato commesso nel quinquennio successivo a una precedente condanna irrevocabile.
– Il mancato riconoscimento delle attenuanti per il secondo imputato era giustificato dal suo ruolo non marginale, ma pienamente partecipe nell’economia criminale della detenzione.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce due principi fondamentali. Primo, il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito, dove si rivalutano le prove. I motivi devono denunciare vizi di legge o palesi illogicità della motivazione, non semplicemente proporre una lettura alternativa dei fatti. Secondo, per configurare l’aggravante dell’ingente quantità di stupefacenti, di fronte a sequestri di eccezionale entità, il solo dato quantitativo è sufficiente, senza che sia necessaria una perizia tossicologica capillare su tutto il materiale sequestrato. La decisione consolida un orientamento giurisprudenziale volto a contrastare efficacemente il grande traffico di droga, valorizzando elementi oggettivi e inequivocabili.

Quando si configura l’aggravante dell’ingente quantità di stupefacenti?
L’aggravante si configura quando la quantità di sostanza stupefacente supera in modo significativo i limiti massimi detenibili indicati nelle tabelle ministeriali. La valutazione è rimessa al giudice di merito, che considera il caso concreto e l’esito delle analisi.

È necessario analizzare chimicamente tutto lo stupefacente sequestrato per provare l’ingente quantità?
No. Secondo la sentenza, quando il peso totale della sostanza è eccezionalmente elevato (in questo caso, oltre 4.000 volte il valore massimo tabellare), questo dato è di per sé sufficiente a provare l’aggravante, anche in assenza di un’analisi tossicologica sulla totalità dei campioni.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti del processo?
No. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non può effettuare una nuova valutazione delle prove o ricostruire diversamente i fatti come accertati nei gradi precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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