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Ingente quantità di droga: quando si applica l’aggravante

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per detenzione di un notevole quantitativo di cocaina. La Suprema Corte conferma che l’aggravante per l’ingente quantità di droga si applica sulla base del dato oggettivo del peso, a prescindere dalla piena conoscenza dell’imputato, essendo sufficiente l’ignoranza per colpa. Viene inoltre ribadito che tale aggravante prevale sulle circostanze personali e che le valutazioni del giudice di merito sulle attenuanti generiche sono insindacabili se correttamente motivate.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ingente Quantità di Droga: La Cassazione Conferma la Linea Dura

L’aggravante per ingente quantità di sostanze stupefacenti rappresenta uno degli aspetti più severi della normativa in materia di droghe. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i criteri per la sua applicazione, sottolineando come il dato puramente quantitativo prevalga su altri elementi, inclusa la piena consapevolezza dell’imputato. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio la posizione della giurisprudenza su un tema così delicato e dalle pesanti conseguenze sanzionatorie.

I Fatti del Caso: Detenzione di Oltre 4 kg di Cocaina

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di Roma, che aveva parzialmente riformato una condanna di primo grado. Un primo imputato era stato condannato per la detenzione di oltre 3,2 kg di cocaina, trovata all’interno di uno zaino. La Corte d’Appello, pur confermando la sua colpevolezza, aveva ridotto la pena concedendo le attenuanti generiche in misura prevalente sull’aggravante contestata.

Un secondo soggetto, invece, si era visto confermare la condanna per aver detenuto, oltre allo stupefacente contenuto nello zaino, un’ulteriore quantità di cocaina (circa 2,2 kg) nascosta nella cantina della sua abitazione. Per lui, il quantitativo totale superava i 4 kg.

Entrambi gli imputati hanno proposto ricorso per Cassazione, contestando principalmente l’applicazione della circostanza aggravante dell’ingente quantità.

I Motivi del Ricorso e l’Aggravante per l’Ingente Quantità

Le difese hanno sollevato due questioni principali.

La Posizione del Primo Imputato

Il primo ricorrente sosteneva che i giudici avessero applicato l’aggravante basandosi unicamente sul dato numerico, senza contestualizzare la sua situazione personale: l’assenza di precedenti penali, un lavoro stabile e una famiglia. A suo dire, il quantitativo, seppur elevato, non era tale da compromettere la salute e l’ordine pubblico in un’area ad alta densità criminale come quella in cui si erano svolti i fatti.

La Tesi del Secondo Imputato

Il secondo imputato, trovato con la droga nello zaino, lamentava la mancata esclusione dell’aggravante, sostenendo che non fosse stata fornita la prova che egli fosse a conoscenza dell’effettiva quantità trasportata o che l’avesse ignorata per colpa.

L’Analisi della Corte di Cassazione sull’Ingente Quantità

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, ritenendoli una mera riproposizione di censure già correttamente esaminate e respinte nei gradi di merito. La motivazione della sentenza impugnata è stata giudicata sufficiente, logica e priva di vizi.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha chiarito diversi punti fondamentali. In primo luogo, la configurabilità dell’aggravante dell’ingente quantità è stata motivata in modo adeguato, facendo riferimento non solo al dato oggettivo – un quantitativo capace di produrre oltre 28.000 dosi medie singole, superando di oltre 2000 volte il valore soglia per le droghe pesanti – ma anche alle modalità della condotta. I giudici hanno sottolineato come, secondo la comune esperienza, un carico di tale valore non viene affidato a una persona estranea al contesto criminale di riferimento. La natura organizzata o meno dell’attività delittuosa è, peraltro, irrilevante ai fini della configurabilità di questa specifica aggravante.

Per quanto riguarda la posizione del secondo imputato, la Corte ha specificato che il solo quantitativo rinvenuto nel suo zaino (oltre 3,2 kg) era già di per sé sufficiente a integrare l’aggravante, in linea con i principi stabiliti dalla nota sentenza delle Sezioni Unite “Biondi”.

Cruciale è il richiamo all’articolo 59, comma 2, del codice penale. La Corte ha ribadito un principio consolidato: perché una circostanza aggravante sia addebitata all’agente, non è necessaria la sua piena e certa conoscenza. È sufficiente che egli l’abbia ignorata per colpa o l’abbia ritenuta inesistente per un errore colposo. Pertanto, la difesa basata sulla presunta ignoranza della quantità non ha trovato accoglimento.

Infine, riguardo alla richiesta di prevalenza delle attenuanti generiche, la Cassazione ha ricordato che la valutazione del giudice di merito è un giudizio di fatto, insindacabile in sede di legittimità se la motivazione non è contraddittoria. Il giudice può legittimamente negare le attenuanti o la loro prevalenza basandosi sull’assenza di elementi di segno positivo, come ritenuto nel caso di specie.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento rigoroso in materia di traffico di stupefacenti. La decisione evidenzia che:

1. L’aggravante dell’ingente quantità si fonda su un criterio prevalentemente oggettivo, legato al superamento di soglie quantitative stabilite dalla giurisprudenza.
2. La “difesa dell’ignoranza” ha scarse possibilità di successo. La negligenza o l’errore colposo nel non conoscere l’esatta entità del carico sono sufficienti per vedersi applicare l’aumento di pena.
3. Le circostanze personali positive dell’imputato, come l’incensuratezza o la situazione familiare, pur potendo essere valutate ai fini delle attenuanti generiche, non sono di per sé in grado di escludere l’applicazione dell’aggravante dell’ingente quantità.

Questa pronuncia conferma che, di fronte a quantitativi di droga molto elevati, l’ordinamento giuridico risponde con particolare severità, focalizzando l’attenzione sulla potenziale offensività della condotta, desunta oggettivamente dal peso della sostanza.

Per applicare l’aggravante dell’ingente quantità di stupefacente, è necessario che l’imputato fosse pienamente consapevole della quantità esatta?
No. Secondo la Corte, per addebitare l’aggravante è sufficiente che l’agente abbia ignorato la sua esistenza per colpa o l’abbia ritenuta inesistente per un errore determinato da colpa, come previsto dall’art. 59, comma 2, del codice penale.

La situazione personale dell’imputato (incensuratezza, lavoro, famiglia) può escludere l’aggravante dell’ingente quantità?
No. La Corte ha stabilito che l’aggravante si basa sul dato oggettivo della quantità, che è l’elemento decisivo. Le circostanze personali possono essere valutate dal giudice per la concessione delle attenuanti generiche e per la commisurazione della pena, ma non sono idonee a escludere l’aggravante stessa.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non entra nel merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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