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Inefficacia confisca: termine superato in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inefficacia di una confisca di prevenzione per due ricorrenti, poiché la Corte d’Appello ha depositato il decreto oltre il termine massimo di legge. La sentenza analizza in dettaglio il calcolo delle proroghe e delle sospensioni processuali, ritenendo alcune illegittime e determinando così la perenzione del termine. Al contempo, ha dichiarato inammissibile il ricorso del soggetto principale destinatario della misura, non estendendo a lui gli effetti favorevoli della decisione.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inefficacia Confisca: la Cassazione e il Rispetto dei Termini in Appello

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5095 del 2024, ha riaffermato un principio cruciale nella procedura di prevenzione: il rispetto dei termini massimi per la definizione del giudizio di appello. La violazione di tali termini comporta l’inefficacia della confisca, un esito che garantisce la ragionevole durata del processo e tutela i diritti dei soggetti coinvolti. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere come vengono calcolate le sospensioni e le proroghe e quali sono le conseguenze del loro superamento.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un provvedimento di confisca di prevenzione emesso nei confronti di tre fratelli, noti per la loro pericolosità sociale, e applicato a diversi beni, tra cui immobili e aziende. Alcuni di questi beni, pur ritenuti nella disponibilità dei proposti, erano formalmente intestati a terzi. Due di questi terzi intestatari, insieme a uno dei fratelli proposti, hanno presentato ricorso avverso il decreto della Corte di Appello che aveva confermato la confisca. La questione centrale sollevata dai ricorrenti era proprio la sopravvenuta inefficacia della confisca a causa del superamento del termine massimo di durata del procedimento di secondo grado.

La Questione Giuridica: il Calcolo del Termine Massimo

Il cuore della controversia risiede nell’articolo 27 del D.Lgs. 159/2011 (Codice Antimafia), che fissa in un anno e sei mesi il termine per la definizione del giudizio di appello, decorrente dal deposito dell’ultimo ricorso. Questo termine non è assoluto e può essere sospeso o prorogato per cause specifiche previste dalla legge. La difesa ha sostenuto che, anche tenendo conto delle proroghe e delle sospensioni legittime, la Corte di Appello aveva depositato la sua decisione oltre la scadenza ultima, rendendo così la misura ablativa priva di effetti.

L’Analisi della Cassazione sull’Inefficacia della Confisca

La Suprema Corte ha accolto l’eccezione difensiva relativa all’inefficacia della confisca, ma solo per i terzi intestatari. Per giungere a questa conclusione, i giudici hanno effettuato un’analisi meticolosa di ogni singolo rinvio e sospensione avvenuto durante il processo d’appello.

Il termine iniziale, calcolato dal deposito dell’ultimo appello (21 giugno 2018), sarebbe scaduto il 21 dicembre 2019. A questo periodo sono state aggiunte due proroghe semestrali legittimamente disposte. Tuttavia, il punto critico è stato il calcolo delle numerose sospensioni.

La Corte ha ritenuto valide solo alcune di esse, come quelle per legittimo impedimento dei difensori o per lo svolgimento di una perizia. Al contrario, ha considerato illegittime altre sospensioni, in particolare:

1. Rinvii ‘rimodulati’: In due occasioni, l’udienza è stata rinviata una prima volta e poi, prima della chiusura del verbale, nuovamente posticipata per un impedimento futuro di un difensore. La Corte ha chiarito che la sospensione può operare solo se l’udienza non si tiene a causa di un impedimento concreto e attuale, non per esigenze future e ipotetiche.
2. Astensione dei magistrati: La sospensione concessa per l’adesione dei giudici e del PM a un’astensione di categoria è stata ritenuta illegittima. La norma che permette la sospensione per sciopero degli avvocati non è estensibile per analogia ai magistrati, poiché finirebbe per danneggiare gli stessi soggetti (gli imputati o i proposti) che la norma intende tutelare.

Scomputando i periodi di sospensione illegittima, la Corte ha concluso che il termine massimo era scaduto il 24 gennaio 2023. Poiché il procedimento è stato posto in decisione solo il 10 marzo 2023, la confisca era divenuta inefficace.

La Posizione del ‘Proposto’ e l’Inammissibilità del Ricorso

A differenza dei terzi intestatari, il ricorso del soggetto ‘proposto’ è stato dichiarato inammissibile. La Corte di Appello aveva già ritenuto il suo gravame inammissibile per carenza di interesse, poiché egli contestava la riconducibilità a sé dei beni intestati a terzi, dichiarandosene di fatto estraneo.

La Cassazione ha confermato questa linea, specificando che l’inefficacia della confisca è un vizio che si matura nel corso del procedimento d’appello e presuppone una sua valida instaurazione. Poiché l’appello del proposto era stato dichiarato inammissibile, egli non poteva beneficiare dell’esito favorevole ottenuto dagli altri ricorrenti. La revoca della confisca ha quindi operato limitatamente alle posizioni dei terzi, i cui beni devono essere restituiti.

le motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda sul principio inderogabile della ragionevole durata del processo, sancito anche nelle procedure di prevenzione. I termini massimi previsti dal Codice Antimafia sono perentori e la loro violazione determina la perdita di efficacia della misura. La Corte ha operato una distinzione rigorosa tra cause di sospensione legittime, che interrompono il decorso del tempo, e rinvii di mera opportunità o basati su interpretazioni analogiche non consentite dalla legge. In particolare, è stato chiarito che l’astensione collettiva dei magistrati non può giustificare una sospensione dei termini a danno del soggetto sottoposto al procedimento. La declaratoria di inefficacia, tuttavia, opera solo a favore delle parti che hanno validamente instaurato il rapporto processuale in appello, escludendo chi, come il proposto principale nel caso di specie, aveva visto il proprio gravame dichiarato inammissibile per carenza di interesse.

le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione annulla senza rinvio il provvedimento impugnato limitatamente alle posizioni dei terzi intestatari, dichiarando l’inefficacia della confisca disposta nei loro confronti e ordinando la restituzione dei beni. Dichiara invece inammissibile il ricorso del proposto principale, condannandolo al pagamento delle spese processuali. Questa sentenza ribadisce che i termini processuali in materia di prevenzione sono una garanzia fondamentale e che il loro calcolo deve essere effettuato con estremo rigore, senza estensioni analogiche che possano pregiudicare i diritti dei cittadini coinvolti.

Quando diventa inefficace un provvedimento di confisca in appello?
Un provvedimento di confisca diventa inefficace quando la decisione della Corte di Appello viene depositata oltre il termine massimo previsto dalla legge (un anno e sei mesi), aumentato delle eventuali proroghe e dei periodi di legittima sospensione del procedimento.

Una sospensione del processo per astensione dei magistrati è valida ai fini del calcolo dei termini massimi?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la sospensione del termine di efficacia della confisca non può essere giustificata dall’adesione dei magistrati a un’astensione collettiva, poiché tale ipotesi non è prevista dalla legge e un’interpretazione estensiva danneggerebbe i soggetti che la norma intende tutelare.

Se la confisca viene dichiarata inefficace per i terzi intestatari, l’effetto si estende anche al soggetto ‘proposto’ il cui ricorso è inammissibile?
No. L’inefficacia della confisca opera solo per le parti che hanno validamente instaurato il giudizio di impugnazione. Se l’appello del soggetto ‘proposto’ è stato dichiarato inammissibile, egli non può beneficiare della declaratoria di inefficacia ottenuta dai terzi, la quale rimane limitata alle loro posizioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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