LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Induzione indebita: tentativo punibile, ecco perché

Un pubblico ufficiale tenta di indurre un imprenditore a promettere una tangente per un appalto pubblico. La Corte di Cassazione ha confermato che si tratta di un tentativo punibile di induzione indebita, anche se la gara era in una fase iniziale e incerta. Secondo i giudici, è sufficiente l’abuso della propria qualità pubblica per esercitare una pressione psicologica sull’imprenditore, rendendo l’azione idonea a configurare il reato. Un altro capo d’accusa è stato invece dichiarato estinto per prescrizione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Induzione indebita: quando il tentativo è reato anche se l’appalto è incerto?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37447/2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale nei reati contro la Pubblica Amministrazione: il tentativo di induzione indebita. Il caso analizzato offre spunti fondamentali per comprendere quando la pressione esercitata da un pubblico ufficiale su un privato diventa penalmente rilevante, anche se l’obiettivo finale (come l’aggiudicazione di un appalto) è ancora lontano e incerto. La decisione chiarisce che l’abuso della propria ‘qualità’ pubblica è sufficiente a rendere punibile il tentativo, a prescindere dal potere decisionale concreto sull’atto.

I Fatti del Caso: La Promessa di un Appalto in Cambio di una Tangente

Un vice sindaco, con delega all’ecologia, veniva accusato di aver tentato di indurre un imprenditore, attivo nel settore della raccolta rifiuti, a promettergli una somma di denaro pari al 10% del valore di un futuro appalto da 1,6 milioni di euro. In cambio, il pubblico ufficiale avrebbe garantito l’aggiudicazione della gara.

L’imprenditore si trovava in una posizione di precarietà: la sua società svolgeva il servizio per il Comune sulla base di un’ordinanza contingibile e urgente, che poteva essere revocata in qualsiasi momento, e attendeva la liquidazione di compensi arretrati. In questo contesto, il vice sindaco esercitava pressioni, prospettando la possibilità di condizionare l’appalto e l’adozione delle determine di pagamento.

Parallelamente, lo stesso ufficiale veniva accusato di aver richiesto all’imprenditore l’assunzione di sei lavoratori e il pagamento di somme di denaro, facendo leva sulla sua posizione di preminenza.

La Difesa: Un Tentativo “Impossibile” e Privo di Poteri

La difesa dell’imputato sosteneva l’impossibilità di configurare un tentativo punibile. Le argomentazioni principali erano due:
1. Stadio embrionale della gara: La procedura di appalto era solo in una fase iniziale, basata su un Piano Industriale che, peraltro, fu successivamente annullato in autotutela. Mancava un bando pubblicato e una commissione formalmente costituita.
2. Carenza di potere: Il vice sindaco non aveva il potere diretto di aggiudicare l’appalto o di influenzare la commissione, rendendo le sue promesse una mera millanteria.

Secondo la tesi difensiva, questi elementi rendevano gli atti compiuti inidonei a mettere in pericolo il bene giuridico tutelato dalla norma sull’induzione indebita.

La Decisione della Cassazione sull’Induzione Indebita

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso per quanto riguarda l’accusa legata alla tangente sull’appalto, annullando invece per prescrizione l’altra imputazione. I giudici hanno fornito chiarimenti essenziali sulla struttura del reato di induzione indebita.

La Distinzione tra Abuso di Poteri e Abuso di Qualità

La Suprema Corte ha ribadito che il reato di induzione indebita si può realizzare attraverso due modalità distinte:
* Abuso dei poteri: Si verifica quando il pubblico ufficiale strumentalizza i poteri specifici legati alla sua funzione.
* Abuso della qualità: Consiste nell’uso indebito della propria posizione pubblica per esercitare una pressione psicologica sul privato, inducendolo a credere che il funzionario possa influenzare decisioni, anche se queste non rientrano nelle sue competenze dirette. È sufficiente che il privato percepisca il potere del pubblico agente come una fonte di possibili conseguenze negative o vantaggi ingiusti.

Perché il Tentativo era Idoneo e Punibile

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che il vice sindaco avesse commesso un abuso della propria qualità. Nonostante la fase preliminare della gara, le sue azioni erano idonee a creare una pressione psicologica sull’imprenditore. Le reiterate richieste, fatte approfittando della situazione di debolezza economica della vittima e della sua speranza di ottenere l’appalto, integravano un tentativo punibile. La credibilità della minaccia o della promessa non deriva dal potere formale, ma dalla posizione di preminenza che il pubblico ufficiale sfrutta.

Prescrizione per un Capo d’Accusa e Diniego delle Attenuanti

La Corte ha dichiarato estinto per prescrizione il reato relativo alla richiesta di assunzione di lavoratori. Per quanto riguarda il diniego delle circostanze attenuanti generiche, i giudici hanno confermato la decisione dei gradi precedenti, sottolineando che la sola incensuratezza dell’imputato non è un elemento sufficiente a giustificarne la concessione, in assenza di altri elementi positivi da valutare.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla consolidata giurisprudenza che distingue l’induzione indebita dalla concussione (caratterizzata da una pressione irresistibile) e dalla corruzione (basata su un accordo paritetico). Nell’induzione, il privato subisce una pressione che limita la sua autodeterminazione ma non la annulla, e finisce per acquiescere alla richiesta per ottenere un vantaggio. La sentenza sottolinea che, ai fini del tentativo, non è necessario che l’iter amministrativo sia in fase avanzata; è sufficiente che il pubblico ufficiale ponga in essere atti diretti in modo inequivoco a indurre il privato alla promessa o alla dazione indebita, abusando della propria posizione pubblica per apparire influente e credibile.

Le Conclusioni

La sentenza n. 37447/2024 rafforza un principio fondamentale nella lotta ai reati contro la Pubblica Amministrazione: la punibilità del tentativo di induzione indebita non dipende dalla certezza dell’esito della procedura amministrativa o dal potere formale del funzionario. Ciò che rileva è l’idoneità della condotta a generare una pressione indebita sul privato, sfruttando la posizione e il prestigio derivanti dalla carica pubblica. Questa interpretazione estende la tutela penale anche a quelle fasi preliminari e incerte in cui si annidano i tentativi di manipolare la cosa pubblica per interessi privati.

Quando si configura il tentativo di induzione indebita?
Si configura quando un pubblico ufficiale compie atti idonei e diretti in modo non equivoco a indurre un privato a dare o promettere un’utilità indebita, abusando della sua qualità o dei suoi poteri. Non è necessario che la promessa o la dazione si concretizzino, né che la procedura amministrativa (es. una gara d’appalto) sia in fase avanzata.

È necessario che il pubblico ufficiale abbia il potere effettivo di compiere l’atto promesso per commettere il reato di induzione indebita?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che il reato si configura anche attraverso l'”abuso della qualità”, ovvero quando il pubblico ufficiale sfrutta la sua posizione per esercitare una pressione psicologica, prospettando un potere di ingerenza anche su atti non di sua stretta competenza. Ciò che conta è che la sua azione sia percepita dal privato come credibile e idonea a influenzare l’esito.

La sola incensuratezza è sufficiente per ottenere le attenuanti generiche?
No. Secondo la sentenza, e in linea con l’art. 62-bis del codice penale e la giurisprudenza costante, l’assenza di precedenti penali non è di per sé sufficiente per il riconoscimento delle attenuanti generiche, se non sono presenti ulteriori elementi favorevoli al ricorrente che il giudice possa valutare positivamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati