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Indizi di colpevolezza: la Cassazione fa chiarezza

Un soggetto in custodia cautelare per spaccio di droga ricorre in Cassazione, sostenendo di essere solo un cliente. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, specificando che per le misure cautelari sono sufficienti seri indizi di colpevolezza, come il ruolo di ‘vedetta’, senza che sia necessaria la precisione richiesta per una condanna. La prolungata presenza e il comportamento osservato sono stati ritenuti elementi sufficienti.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Indizi di Colpevolezza: Il Ruolo di Vedetta Basta per la Custodia Cautelare?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 13400 del 2024, offre un importante chiarimento sulla valutazione degli indizi di colpevolezza nella fase delle misure cautelari. Il caso analizzato riguarda un soggetto sottoposto a custodia in carcere per spaccio di stupefacenti, il quale sosteneva di essere estraneo ai fatti. La Corte ha stabilito che, per l’applicazione di una misura cautelare, non è richiesto lo stesso rigore probatorio necessario per una condanna definitiva, e che un ruolo attivo di controllo, come quello della ‘vedetta’, costituisce un grave indizio.

I Fatti del Caso: L’operazione di Polizia e l’Arresto

Il Tribunale del Riesame di Milano aveva confermato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un individuo, accusato di far parte di un gruppo dedito allo spaccio di droga. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, basata su una lunga osservazione, il gruppo operava con una precisa suddivisione dei ruoli. Alcuni soggetti confezionavano le dosi su un muretto, mentre altri le cedevano agli acquirenti nell’area sottostante. L’indagato era stato visto affacciato a questo muro con funzioni di vedetta e controllo dello spaccio al minuto.

La difesa ha contestato tale ricostruzione, proponendo una versione alternativa: l’indagato si trovava lì solo come ‘cliente abituale’ o conoscente di un altro coindagato, e la sua presenza era quindi casuale e non legata all’attività di spaccio.

La Decisione della Cassazione e gli Indizi di Colpevolezza

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La difesa, infatti, non lamentava un vizio di legittimità (come un errore di diritto o una motivazione illogica), ma tentava di ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti. Questo tipo di riesame del merito è precluso nel giudizio di Cassazione, specialmente in materia cautelare.

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: per le misure cautelari, gli indizi di colpevolezza devono essere ‘gravi’, ma non è necessario che posseggano anche i requisiti di ‘precisione’ e ‘concordanza’ richiesti dall’articolo 192 c.p.p. per una sentenza di condanna. Questo significa che la soglia probatoria nella fase iniziale del procedimento è diversa e meno stringente rispetto a quella del giudizio finale.

Le Motivazioni

Il fulcro della motivazione risiede nella distinzione tra la fase cautelare e il giudizio di merito. La Corte Suprema ha il compito di verificare la coerenza logica della motivazione del giudice del riesame, non di sostituire la propria valutazione a quella del tribunale. Nel caso specifico, l’ordinanza impugnata era stata ritenuta adeguata e ben argomentata. Il Tribunale aveva dato conto dei risultati di un’osservazione di quasi due ore, durante la quale era emersa una chiara dinamica di spaccio con una precisa suddivisione dei compiti. La prolungata presenza dell’indagato nell’area, con un ruolo attivo di controllo e sorveglianza (vedetta), è stata legittimamente considerata un grave indizio del suo inserimento nel gruppo criminale. La Corte ha dunque ritenuto infondato il rilievo della difesa, secondo cui non era stata addebitata una condotta specifica all’indagato, poiché il ruolo di vedetta è di per sé una condotta penalmente rilevante in un contesto di spaccio organizzato.

Le Conclusioni

Le implicazioni pratiche di questa sentenza sono significative. Viene confermato che, ai fini dell’applicazione di una misura cautelare come la custodia in carcere, non è necessario essere colti in flagranza di cessione della sostanza stupefacente. Comportamenti che indicano un inserimento organico in un’attività criminale, come quello di fungere da palo o vedetta, costituiscono di per sé gravi indizi di colpevolezza sufficienti a giustificare la restrizione della libertà personale. La pronuncia sottolinea inoltre i limiti del ricorso per cassazione avverso le ordinanze cautelari, che non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria suggella l’inammissibilità del tentativo di riaprire una valutazione fattuale già compiuta dai giudici di merito.

Per applicare la custodia cautelare, gli indizi devono essere gravi, precisi e concordanti come per una condanna?
No. La sentenza chiarisce che per le misure cautelari è sufficiente il requisito della gravità degli indizi, come previsto dall’art. 273 c.p.p. I requisiti di precisione e concordanza, richiesti dall’art. 192 c.p.p., sono invece necessari per il giudizio di merito che porta a una condanna.

Essere presente in un luogo di spaccio e agire come ‘vedetta’ è un indizio sufficiente per la custodia cautelare?
Sì. Secondo la Corte, osservare per un tempo prolungato una persona che agisce con funzioni di vedetta e controllo dello spaccio al minuto costituisce un grave indizio di colpevolezza, indicativo del suo inserimento in un gruppo criminale e sufficiente a giustificare una misura cautelare.

È possibile contestare la ricostruzione dei fatti del Tribunale con un ricorso per cassazione avverso una misura cautelare?
No, non direttamente. Il ricorso per cassazione serve a contestare vizi di legittimità (errori di diritto o motivazione manifestamente illogica), non a proporre una diversa ricostruzione dei fatti. Tentare di far riesaminare le prove nel merito porta alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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