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Individuazione fotografica: la sua validità in giudizio

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due imputati condannati per vari reati. La Corte conferma che l’individuazione fotografica, pur essendo una prova atipica, è pienamente valida se il giudice ne accerta la credibilità, inserendola in un quadro probatorio solido. Il ricorso è stato respinto anche per l’infondatezza del motivo sulla presunta assenza di querela.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Individuazione Fotografica: Prova Atipica ma Valida

L’individuazione fotografica rappresenta uno strumento investigativo cruciale, ma la sua natura di ‘prova atipica’ solleva spesso dubbi sulla sua validità processuale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito principi consolidati, chiarendo come e quando il riconoscimento di un imputato tramite fotografia possa costituire un elemento fondante per una sentenza di condanna. Analizziamo la decisione per comprendere la posizione della giurisprudenza.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Lucca e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Firenze. Due individui erano stati ritenuti colpevoli di diversi reati, con pene detentive e pecuniarie. Avverso la sentenza di secondo grado, gli imputati, tramite il loro difensore, hanno proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di impugnazione.

I Motivi del Ricorso e la questione della prova

I ricorrenti hanno sollevato due censure principali:

1. Vizio di motivazione sulla prova: La difesa contestava la validità dell’individuazione fotografica utilizzata per identificare gli imputati, ritenendola una prova insufficiente a fondare un giudizio di colpevolezza.
2. Mancanza della condizione di procedibilità: Per uno dei capi di imputazione, si lamentava l’assenza di una valida querela, elemento indispensabile per poter procedere penalmente.

Il fulcro del ricorso risiedeva nella presunta inaffidabilità del riconoscimento fotografico, un tema ricorrente nel dibattito processualpenalistico.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo chiarimenti essenziali su entrambi i punti sollevati.

Sulla validità dell’Individuazione Fotografica

La Corte ha ribadito un principio giurisprudenziale consolidato: l’individuazione fotografica è una ‘prova atipica’, ovvero non disciplinata formalmente dal codice. La sua forza probatoria non deriva dal rispetto di specifiche modalità formali, ma dal valore della dichiarazione confermativa di chi effettua il riconoscimento. In altre parole, è assimilabile a una deposizione testimoniale.

Il giudice di merito, nell’ambito del suo ‘libero convincimento’, ha il potere di valorizzare tale riconoscimento ai fini della dimostrazione dei fatti. La condizione essenziale è che sia accertata la credibilità della persona che si è detta certa dell’identificazione. Le modalità con cui avviene il riconoscimento non incidono sulla legalità della prova, ma sulla valutazione del suo valore probatorio.

Nel caso specifico, la Corte di Appello aveva correttamente motivato la sua decisione, specificando che l’individuazione era solo uno dei ‘plurimi e convergenti elementi’ che, insieme, formavano un quadro probatorio solido e idoneo a superare ogni ragionevole dubbio. Il ricorso della difesa, secondo la Cassazione, si limitava a reiterare una doglianza generica, senza confrontarsi con il solido impianto motivazionale della sentenza impugnata.

Sulla Querela

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte ha liquidato rapidamente la questione, rilevando che, contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, agli atti del processo erano presenti valide querele presentate dai responsabili dei supermercati coinvolti. Il motivo era, quindi, manifestamente infondato.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che l’individuazione fotografica, sebbene atipica, è uno strumento probatorio pienamente legittimo. La sua efficacia dipende dalla valutazione discrezionale del giudice, che deve verificarne l’attendibilità e la credibilità, inserendola in un contesto probatorio più ampio e coerente. La decisione ribadisce inoltre un importante principio processuale: un ricorso per Cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse censure già esaminate e respinte nei gradi di merito con una motivazione logica e coerente. Per essere ammissibile, deve individuare vizi specifici nel ragionamento del giudice di appello, e non contestare genericamente la valutazione delle prove.

L’individuazione fotografica è considerata una prova valida nel processo penale?
Sì, la Corte di Cassazione la considera una prova a tutti gli effetti. Anche se ‘atipica’ (non formalmente regolata dal codice), la sua validità è equiparata a quella di una dichiarazione testimoniale e può essere utilizzata dal giudice per fondare la sua decisione.

Cosa determina il valore probatorio di un’individuazione fotografica?
Il suo valore non dipende dalle modalità formali con cui viene eseguita, ma dalla credibilità della dichiarazione della persona che effettua il riconoscimento. È compito del giudice valutare questa credibilità, considerando il contesto e gli altri elementi di prova disponibili per formare il proprio libero convincimento.

Perché il ricorso degli imputati è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché, riguardo all’individuazione fotografica, si limitava a riproporre genericamente la stessa doglianza già respinta dalla Corte di Appello, senza attaccare la coerenza logica della sua motivazione. Inoltre, il motivo relativo alla mancanza di querela era manifestamente infondato, poiché le querele erano regolarmente presenti nel fascicolo processuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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