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Indennità Covid cumulabili: legittimo il doppio aiuto

Un operatore del settore feste e sagre ha ricevuto due diverse indennità Covid regionali. La Procura ha contestato il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche, ma la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro il rigetto del sequestro. La Corte ha valorizzato una delibera regionale che chiariva come le indennità Covid cumulabili fossero legittime, escludendo il fumus commissi delicti.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Indennità Covid cumulabili: quando ricevere più aiuti non è reato

La questione delle indennità Covid cumulabili ha generato numerosi dubbi interpretativi durante l’emergenza pandemica. Molti lavoratori e imprese si sono chiesti se fosse legittimo ricevere più sussidi da fonti diverse. Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa chiarezza su un caso emblematico, escludendo il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche e confermando la legittimità del cumulo in presenza di specifiche normative regionali.

I Fatti del Caso: La Controversia sulla Doppia Indennità

Un operatore economico attivo nel settore delle feste e sagre paesane si è trovato al centro di un procedimento penale per aver percepito due distinte indennità previste da due diverse leggi regionali, emanate per far fronte alla crisi economica derivante dalla pandemia da SARS Covid-19. La prima indennità era stata istituita da una legge regionale del 2020, la seconda da una legge del 2021.

La Procura della Repubblica, ritenendo che i due benefici non potessero essere sommati, ha ipotizzato il reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato (art. 316-ter del codice penale) e ha richiesto il sequestro preventivo delle somme considerate illecitamente percepite.

Tuttavia, sia il Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) che, in sede di appello, il Tribunale competente hanno respinto la richiesta, non ravvisando la sussistenza del cosiddetto fumus commissi delicti, ovvero la parvenza di reato.

La Tesi dell’Accusa e il Chiarimento Decisivo

Il Procuratore ha proposto ricorso in Cassazione sostenendo che un’analisi combinata delle due leggi regionali avrebbe dovuto portare alla conclusione che, per l’anno 2021, l’operatore non poteva cumulare le due indennità, essendo previsto un limite massimo di 6.000 euro.

La difesa dell’indagato ha però prodotto un documento fondamentale: una delibera della Giunta Regionale successiva all’emanazione della seconda legge. Questo atto amministrativo chiariva in modo inequivocabile un punto cruciale: l’indennità di seimila euro prevista per gli operatori di feste e sagre era “cumulabile con analoghe misure previste per l’anno 2021 a favore dei medesimi destinatari da altre norme regionali e statali”.

L’Importanza delle Indennità Covid cumulabili nell’Analisi della Corte

La Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibile il ricorso della Procura, ha dato pieno valore alla delibera della Giunta Regionale. Questo atto, pur essendo amministrativo e successivo alla legge, ha fornito un’interpretazione autentica della volontà del legislatore regionale.

Il principio affermato è che, se l’ente che eroga il beneficio chiarisce esplicitamente la possibilità di cumulo, viene a mancare il presupposto stesso del reato. L’indagato ha percepito le somme in base a una previsione normativa la cui cumulabilità è stata confermata ufficialmente. Di conseguenza, non sussiste il fumus commissi delicti necessario per giustificare una misura cautelare come il sequestro.

Il Principio del “Periculum in Mora” nel Sequestro Preventivo

La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire un altro principio fondamentale in materia di sequestri. Anche qualora fosse esistito il fumus del reato, il provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca deve essere motivato non solo sulla probabile esistenza del reato, ma anche sul periculum in mora.

Questo significa che il giudice deve spiegare, seppur brevemente, le ragioni per cui è necessario anticipare gli effetti della confisca, evidenziando il pericolo concreto che, nelle more del giudizio, la disponibilità del bene possa aggravare le conseguenze del reato o facilitare la commissione di altri. Nel caso di specie, la Procura aveva completamente omesso di motivare questo aspetto, rendendo comunque fragile la sua richiesta.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda principalmente sulla mancanza del fumus commissi delicti. La delibera della Giunta Regionale, chiarendo la cumulabilità dei benefici, ha di fatto ‘sanato’ ogni dubbio interpretativo sulla normativa regionale. L’operatore ha agito legittimamente, basandosi su quanto disposto e successivamente chiarito dall’ente erogatore. In secondo luogo, la Corte sottolinea un vizio procedurale nel ricorso del Pubblico Ministero, ovvero la totale assenza di argomentazioni sul periculum in mora, requisito indispensabile per il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, come stabilito dalle Sezioni Unite della stessa Corte.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre un’importante lezione sull’interpretazione delle normative emergenziali. Stabilisce che gli atti di chiarimento da parte delle amministrazioni possono essere decisivi per escludere la rilevanza penale di una condotta. Inoltre, rafforza le garanzie per i cittadini, ricordando che una misura invasiva come il sequestro preventivo non può basarsi solo su un sospetto di reato, ma richiede anche la prova di un pericolo concreto e attuale che ne giustifichi l’applicazione immediata. La decisione finale di inammissibilità del ricorso ha quindi confermato la correttezza delle decisioni dei giudici di merito.

È sempre reato percepire più indennità Covid-19?
No, non è sempre reato. La legittimità dipende dalle specifiche normative (statali o regionali) che hanno istituito i benefici. Come dimostra questo caso, se una norma o un atto amministrativo successivo chiarisce che le indennità sono cumulabili, non sussiste il reato di indebita percezione.

Cosa deve dimostrare la Procura per ottenere un sequestro preventivo per indebita percezione di fondi?
La Procura deve dimostrare non solo il fumus commissi delicti, ovvero la probabile esistenza del reato, ma anche il periculum in mora, cioè il pericolo concreto che la libera disponibilità del denaro possa aggravare le conseguenze del reato o agevolare la commissione di altri.

Come si interpreta una legge regionale poco chiara sui benefici economici?
La sentenza evidenzia che atti successivi della stessa amministrazione che ha emanato la legge, come una delibera della Giunta Regionale, possono fornire un’interpretazione autentica e chiarire la portata della norma, influenzando in modo decisivo anche la valutazione del giudice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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