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Indebito utilizzo carte di pagamento: è concorso reati

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto e successivo indebito utilizzo di una carta di pagamento. La Corte ha confermato il principio del concorso di reati, stabilendo che il furto della carta e il suo uso illecito sono condotte separate e distinte. L’ordinanza ha inoltre rigettato la richiesta di attenuante per danno di lieve entità, ritenendo la valutazione del giudice di merito insindacabile, e ha giudicato generico il motivo sulla determinazione della pena.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto e Indebito Utilizzo Carte di Pagamento: La Cassazione Conferma il Concorso di Reati

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di reati contro il patrimonio, chiarendo la relazione tra il furto di una carta di credito e il suo successivo indebito utilizzo carte di pagamento. La Suprema Corte ha stabilito che non si tratta di un unico reato, ma di due distinti illeciti che concorrono tra loro, con importanti conseguenze sulla determinazione della pena. Analizziamo la decisione per comprendere le ragioni giuridiche e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Dal Furto alla Condanna

Il caso nasce dal ricorso di un imputato condannato nei primi due gradi di giudizio per il furto di una carta di pagamento e per il suo successivo utilizzo illecito. L’imputato, non accettando la decisione della Corte d’Appello, ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali: la richiesta di riqualificare i due reati in un’unica fattispecie, il riconoscimento dell’attenuante del danno di lieve entità (pari a 200 euro) e la contestazione sulla congruità della pena inflitta.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Corte

L’imputato ha tentato di smontare la condanna su tre fronti, ma la Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile.

La Riqualificazione del Fatto: Unico Reato o Concorso?

Il primo motivo di ricorso sosteneva che il furto della carta dovesse assorbire l’uso illecito. La Cassazione ha respinto questa tesi, confermando un orientamento consolidato. I giudici hanno spiegato che il delitto di furto e quello di indebito utilizzo sono eterogenei: il primo si consuma con l’impossessamento della cosa mobile altrui (la carta), mentre il secondo si verifica in un momento successivo, quando la condotta del furto è già conclusa. L’uso indebito non è un presupposto necessario né una conseguenza inevitabile del furto.

L’Attenuante del Danno di Tenue Entità

Il secondo motivo riguardava il mancato riconoscimento della circostanza attenuante del danno di particolare tenuità (art. 62 n. 4 c.p.), a fronte di un pregiudizio economico di 200 euro. La Corte ha definito il motivo aspecifico, sottolineando che la valutazione sulla modestia del danno è un apprezzamento di merito, non censurabile in sede di legittimità se, come in questo caso, è motivato in modo logico e coerente. I giudici di merito avevano escluso che tale somma potesse configurare un danno ‘particolarmente modesto’.

L’indebito utilizzo carte di pagamento e la Congruità della Pena

Infine, il terzo motivo lamentava l’eccessività del trattamento sanzionatorio. Anche in questo caso, la Corte ha giudicato il motivo generico. La difesa si era limitata a sostenere un’incongruità della pena senza confutare le argomentazioni dei giudici di merito. Questi ultimi avevano giustificato una pena leggermente superiore al minimo edittale in ragione della capacità a delinquere dell’imputato, desunta dai suoi numerosi precedenti penali. Il ricorso, non confrontandosi con questa specifica motivazione, è risultato inefficace.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte, nel dichiarare l’inammissibilità del ricorso, ha ribadito principi giuridici importanti. In primo luogo, il concorso tra il reato di furto (art. 624 c.p.) e quello di indebito utilizzo carte di pagamento si fonda sulla diversità strutturale e cronologica delle due condotte. Non vi è un rapporto di specialità o assorbimento, ma una sequenza di due azioni criminali autonome.

In secondo luogo, la valutazione del danno patrimoniale ai fini dell’attenuante non si basa su un mero calcolo matematico, ma su un apprezzamento complessivo che spetta al giudice di merito, il quale deve considerare il contesto e le circostanze del fatto. La sua decisione, se logicamente motivata, non è sindacabile in Cassazione.

Infine, la Corte ha ricordato che la determinazione della pena è frutto di una valutazione complessiva basata sui criteri dell’art. 133 c.p. (gravità del reato e capacità a delinquere del reo). Un’eventuale motivazione rafforzata è richiesta solo quando la pena si discosta significativamente dai minimi edittali, cosa non avvenuta nel caso di specie. Il richiamo alla capacità a delinquere, basato sui precedenti, era sufficiente a giustificare la pena inflitta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame conferma che chi sottrae una carta di pagamento e poi la utilizza per effettuare acquisti o prelievi risponderà di due distinti reati in concorso tra loro, con un conseguente aumento della pena complessiva. La decisione sottolinea inoltre l’importanza di formulare ricorsi specifici e non generici: per contestare la pena è necessario confrontarsi puntualmente con le motivazioni del giudice, specialmente quando queste si fondano su elementi concreti come i precedenti penali dell’imputato. Chi subisce un furto di questo tipo, d’altra parte, ha la conferma che l’ordinamento giuridico tutela separatamente sia la proprietà del bene-carta sia il patrimonio che essa rappresenta.

Chi ruba una carta di credito e poi la usa commette un solo reato?
No. Secondo la costante giurisprudenza confermata da questa ordinanza, il furto della carta e il suo successivo utilizzo indebito sono due reati distinti che concorrono tra loro. La condotta del furto si esaurisce con l’impossessamento, mentre l’uso illecito costituisce un’azione successiva e autonoma.

Un danno di 200 euro è considerato sempre di ‘tenue entità’ ai fini della concessione dell’attenuante?
No, non automaticamente. La valutazione sulla ‘particolare tenuità’ del danno è un apprezzamento di merito che spetta al giudice, il quale la compie in base alle circostanze concrete. In questo caso, la Corte territoriale ha escluso, con motivazione ritenuta logica, che un danno di 200 euro potesse considerarsi particolarmente modesto.

Per quali motivi la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi erano manifestamente infondati e generici. Il primo motivo si scontrava con un principio di diritto consolidato (il concorso di reati), il secondo contestava una valutazione di merito non sindacabile in sede di legittimità, e il terzo non si confrontava adeguatamente con le motivazioni della sentenza impugnata sulla determinazione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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