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Indebita percezione: no reato se l’illecito è dopo

Un pescatore ottiene un contributo per la riconversione professionale ma viene trovato a bordo di un peschereccio tempo dopo. La Cassazione lo assolve dal reato di indebita percezione di erogazioni, chiarendo che il reato si configura solo se la condotta illecita è posta in essere per ottenere il contributo, non se avviene successivamente alla sua legittima erogazione. La violazione successiva può avere conseguenze amministrative, ma non penali ai sensi dell’art. 316-ter c.p.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Indebita percezione di erogazioni: non è reato se la violazione è successiva all’incasso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 26180/2024) offre un chiarimento fondamentale sul reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche, disciplinato dall’art. 316-ter del codice penale. Il principio affermato è netto: il reato si configura solo se la condotta fraudolenta è finalizzata a ottenere il contributo, non se la violazione delle condizioni avviene dopo averlo legittimamente ricevuto. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

Il Fatto: Un Contributo per Cambiare Vita

Il caso riguarda un pescatore marittimo che aveva beneficiato di un contributo una tantum di 40.000 euro, erogato dalla Regione per la sua riconversione professionale in un settore diverso dalla pesca. Condizione essenziale per il mantenimento del contributo era l’impegno a non riprendere l’attività di pescatore professionale per i cinque anni successivi alla cancellazione dal registro dei pescatori.

Poco meno di un anno dopo aver ricevuto la somma, l’uomo veniva trovato a bordo di un peschereccio durante un controllo. Questa circostanza ha dato il via a un procedimento penale per il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche, basato sull’accusa di aver omesso di comunicare alla Regione la ripresa dell’attività vietata.

L’iter Giudiziario e le Accuse di indebita percezione di erogazioni

Nei primi due gradi di giudizio, i tribunali non erano entrati nel merito della colpevolezza, dichiarando il reato estinto per intervenuta prescrizione ma condannando l’imputato al pagamento delle spese processuali. La difesa, tuttavia, ha insistito sulla totale insussistenza del fatto-reato, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione. Secondo l’avvocato, l’aver ricevuto legittimamente il contributo e aver violato solo in un secondo momento le condizioni imposte non poteva integrare la fattispecie contestata.

La Decisione della Cassazione: la Centralità del Momento Consumativo

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata senza rinvio ‘perché il fatto non sussiste’. La decisione si fonda su una rigorosa interpretazione della norma e sulla distinzione cruciale tra il momento dell’ottenimento del beneficio e le vicende successive.

Le Motivazioni Giuridiche

La Corte ha spiegato che il reato di indebita percezione di erogazioni ai sensi dell’art. 316-ter c.p. è un reato istantaneo. Ciò significa che si perfeziona e si consuma nel momento esatto in cui il soggetto consegue l’erogazione pubblica a cui non avrebbe avuto diritto. La condotta penalmente rilevante deve consistere nell’utilizzo di dichiarazioni o documenti falsi, o nell’omissione di informazioni dovute, al fine di ottenere il contributo.

Nel caso di specie, al momento della richiesta e dell’erogazione, il pescatore possedeva tutti i requisiti di legge. Il contributo gli spettava di diritto. La condotta contestata – ovvero l’aver ripreso l’attività di pesca e non averlo comunicato – è avvenuta in un momento successivo alla percezione della somma.

Secondo la Cassazione, l’omessa informazione successiva a una regolare percezione di un contributo non integra il reato di cui all’art. 316-ter. Tale condotta potrebbe, in astratto, rilevare per altre fattispecie (come quella dell’art. 316-bis, malversazione a danno dello Stato, non contestata nel caso di specie) o, più comunemente, avere conseguenze sul piano amministrativo e civile, come l’obbligo di restituire le somme indebitamente trattenute.

Il mendacio o l’omissione devono essere la causa dell’erogazione. Se l’erogazione è legittima, le vicende successive che ne determinerebbero la revoca non possono far ‘rivivere’ un reato che, al momento dell’incasso, non sussisteva.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza consolida un principio di diritto di notevole importanza. Distingue nettamente tra l’illecito ‘genetico’ (ottenere ciò che non spetta) e l’illecito ‘funzionale’ (violare le condizioni dopo aver ottenuto ciò che spettava). Solo il primo caso rientra nell’ambito dell’art. 316-ter c.p.

Le implicazioni sono chiare: chi riceve un finanziamento pubblico in modo legittimo ma poi non rispetta gli obblighi successivi (ad esempio, di destinazione delle somme o di mantenimento di certi requisiti) non risponderà, per questa sola ragione, di indebita percezione. Sarà invece soggetto alle sanzioni amministrative previste dalla normativa di settore, che solitamente comportano la revoca del beneficio e la restituzione delle somme, maggiorate di interessi e sanzioni. La responsabilità penale, per questa specifica accusa, è esclusa.

Commette il reato di indebita percezione di erogazioni chi riceve legalmente un contributo e solo in un secondo momento viola le condizioni previste per il suo mantenimento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il reato di cui all’art. 316-ter cod. pen. si configura solo se la condotta illecita (dichiarazioni false o omissioni) è finalizzata a ottenere un’erogazione non spettante. La violazione delle condizioni avvenuta dopo la legittima percezione del contributo non integra questo reato.

Quando si consuma il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche?
Il reato si consuma nel momento e nel luogo in cui il soggetto consegue l’indebita erogazione. Si tratta di un reato istantaneo, la cui condotta penalmente rilevante deve essere necessariamente anteriore o contestuale all’ottenimento del beneficio.

La mancata comunicazione di una causa di revoca di un contributo pubblico è sempre penalmente irrilevante?
Non integra il reato di indebita percezione di erogazioni (art. 316-ter c.p.). Tuttavia, la sentenza chiarisce che tale condotta può avere rilevanza sul piano amministrativo e civile (obbligo di restituzione) e, in ipotesi diverse, potrebbe configurare altri reati, come la malversazione a danno dello Stato (art. 316-bis c.p.), se l’erogazione è fondata su un vincolo di destinazione specifico che viene violato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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