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Indebita compensazione: soglia e competenza

La Corte di Cassazione interviene sul reato di indebita compensazione, annullando un’ordinanza di sequestro preventivo per una carente motivazione sul superamento della soglia di punibilità annua. La sentenza ribadisce anche i principi su ne bis in idem e competenza territoriale, dichiarando inammissibili i ricorsi degli altri indagati. Un caso emblematico che chiarisce come l’importo dell’indebita compensazione debba essere valutato su base annuale per determinare la rilevanza penale del fatto.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Indebita Compensazione: la Cassazione sulla Soglia di Punibilità e Competenza

Con la sentenza n. 36118 del 2024, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un complesso caso di indebita compensazione, fornendo chiarimenti cruciali sulla soglia di punibilità annua e sui criteri per determinare la competenza territoriale. La decisione ha portato all’annullamento con rinvio di un’ordinanza di sequestro preventivo per due indagati, a causa di una motivazione carente, mentre ha dichiarato inammissibili i ricorsi degli altri coinvolti, consolidando importanti principi procedurali.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale del Riesame che, accogliendo parzialmente l’appello del Pubblico Ministero, aveva disposto un sequestro preventivo per circa 75.000 euro. L’accusa, riqualificata dal GIP dal reato di truffa aggravata a quello di indebita compensazione (art. 10 quater, D.Lgs. 74/2000), riguardava un presunto meccanismo fraudolento di somministrazione di manodopera. Secondo l’ipotesi accusatoria, una società committente, per eludere gli oneri fiscali e contributivi, si avvaleva di lavoratori formalmente assunti da un consorzio di imprese appaltatrici. Quest’ultimo, a sua volta, compensava i debiti verso l’erario utilizzando crediti fiscali inesistenti.

Avverso l’ordinanza del Riesame, diversi indagati hanno proposto ricorso per cassazione, sollevando plurime questioni di diritto.

Le Questioni Giuridiche e i motivi dell’indebita compensazione

I ricorsi presentati alla Suprema Corte vertevano su tre principali argomenti:

1. Violazione del ne bis in idem: Alcuni ricorrenti sostenevano che un procedimento penale per i medesimi fatti fosse già pendente presso un’altra autorità giudiziaria, chiedendo l’applicazione del divieto di un secondo giudizio.
2. Difetto di competenza territoriale: È stata eccepita l’incompetenza del Tribunale che aveva emesso il provvedimento, indicando come foro competente quello della prima iscrizione della notizia di reato.
3. Errata applicazione della soglia di punibilità: Il punto cruciale, sollevato da alcuni ricorrenti, riguardava il calcolo dell’importo contestato. La difesa ha sostenuto che il totale di 75.025,61 euro fosse il risultato della somma di importi relativi a due diverse annualità fiscali (2018 e 2019), nessuna delle quali, singolarmente, superava la soglia di punibilità di 50.000 euro prevista dalla legge per il reato di indebita compensazione.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato separatamente le posizioni dei ricorrenti, giungendo a conclusioni differenti.

Per due degli indagati, la Corte ha accolto il motivo relativo all’erronea valutazione della soglia di punibilità. Ha stabilito che il Tribunale del Riesame non aveva adeguatamente motivato in merito alla verifica del superamento della soglia su base annua. In materia di reati tributari, infatti, la soglia di rilevanza penale deve essere calcolata per ogni singolo periodo d’imposta. Il Tribunale, sommando importi di anni diversi, ha commesso un errore che inficia la validità del provvedimento cautelare. Di conseguenza, per questi ricorrenti, l’ordinanza è stata annullata con rinvio per un nuovo esame.

Per gli altri indagati, inclusa la società committente e il suo legale rappresentante, i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili.

Sul ne bis in idem: La Corte ha ribadito che il principio non si applica in caso di pendenza contemporanea di più procedimenti, ma solo in presenza di una sentenza irrevocabile. La coesistenza di indagini in diverse sedi giudiziarie configura, semmai, un conflitto di competenza da risolvere secondo le apposite norme procedurali.
Sulla competenza territoriale: È stato confermato l’orientamento secondo cui, per l’indebita compensazione, la competenza si radica nel luogo di presentazione dell’ultimo modello F24 con cui si utilizza il credito illecito. In via sussidiaria, qualora tale luogo non sia identificabile, la competenza è del giudice del luogo di accertamento del reato.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una netta distinzione tra vizi procedurali e questioni di merito. Per i ricorsi annullati, il vizio era di natura logico-giuridica: il giudice del riesame aveva omesso un passaggio argomentativo essenziale, ovvero la verifica del superamento della soglia di punibilità per ciascuna annualità fiscale. Questo difetto di motivazione ha reso illegittima l’applicazione della misura cautelare.

Per i ricorsi dichiarati inammissibili, invece, la Corte ha ritenuto che le doglianze fossero manifestamente infondate o mirassero a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. I principi in tema di ne bis in idem e competenza territoriale sono stati considerati correttamente applicati dal giudice di merito, la cui decisione era coerente con la giurisprudenza consolidata.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto di riferimento in materia di indebita compensazione. Sottolinea l’obbligo per i giudici di merito di condurre un’analisi rigorosa e puntuale sul rispetto della soglia di punibilità annua, un elemento costitutivo del reato. La decisione chiarisce che la semplice somma algebrica di importi relativi a periodi d’imposta diversi non è sufficiente a fondare una misura cautelare. Al contempo, la pronuncia rafforza i paletti procedurali in tema di competenza e ne bis in idem, confermando che tali questioni devono essere affrontate secondo percorsi giuridici ben definiti, senza poter essere utilizzate per paralizzare l’azione cautelare in assenza dei presupposti di legge.

Come si calcola la soglia di punibilità per il reato di indebita compensazione?
La soglia di punibilità, pari a 50.000 euro, deve essere verificata con riferimento a ogni singola annualità fiscale. Non è corretto sommare gli importi indebitamente compensati in anni diversi per raggiungere tale soglia.

Il principio del ‘ne bis in idem’ (divieto di doppio processo) si applica se ci sono due procedimenti penali pendenti per lo stesso fatto in tribunali diversi?
No, il divieto di ‘ne bis in idem’ non si applica in caso di litispendenza tra procedimenti ancora in corso. Riguarda solo i casi in cui per lo stesso fatto è già stata emessa una sentenza irrevocabile. La contemporanea pendenza di procedimenti si risolve con le norme sui conflitti di competenza.

Come si determina la competenza territoriale per il reato di indebita compensazione?
La competenza territoriale è determinata dal luogo in cui è stata effettuata l’ultima utilizzazione del credito inesistente mediante la presentazione del modello F24. Se non è possibile individuare tale luogo, la competenza spetta al giudice del luogo in cui il reato è stato accertato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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