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Indebita compensazione: la prova senza F24

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per indebita compensazione. La sentenza stabilisce un principio chiave: per provare il reato non è indispensabile produrre in giudizio il modello F24 utilizzato, poiché la prova può essere desunta da altri elementi, come i verbali di verifica fiscale e le dichiarazioni testimoniali, in base al principio del libero convincimento del giudice.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Indebita compensazione: la prova del reato va oltre il Modello F24

Il reato di indebita compensazione, previsto dall’art. 10-quater del D.Lgs. 74/2000, rappresenta una delle fattispecie più insidiose del diritto penale tributario. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla prova necessaria per accertare tale illecito, stabilendo che la condanna può essere fondata anche senza la produzione materiale in giudizio del modello F24. Questa decisione rafforza il principio della libertà probatoria nel processo penale e delinea con precisione i contorni degli oneri difensivi.

Il caso: la condanna per crediti fiscali non spettanti

Il legale rappresentante di una società di costruzioni veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di indebita compensazione. L’accusa si basava sugli esiti di una verifica fiscale, durante la quale era emerso che l’imprenditore aveva omesso di versare le imposte dovute compensandole con crediti fiscali, come il cosiddetto ‘bonus Renzi’, in realtà non spettanti o inesistenti.

L’imprenditore decideva di ricorrere in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge. La tesi difensiva sosteneva che la prova della sua colpevolezza non era stata raggiunta, poiché l’accusa non aveva mai depositato in giudizio i modelli F24 utilizzati per la compensazione, né il Libro Unico del Lavoro che, a suo dire, avrebbe potuto chiarire la sua posizione. Secondo la difesa, l’onere di produrre tali documenti gravava sulla pubblica accusa e la testimonianza del verbalizzante non era sufficiente a fondare una condanna.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sulla prova dell’indebita compensazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni difensive manifestamente infondate. I giudici hanno chiarito un punto fondamentale del diritto processuale penale applicato ai reati tributari.

Richiamando un precedente orientamento (Cass. n. 24254/2024), la Corte ha ribadito che il delitto di indebita compensazione esige, sul piano sostanziale, l’effettivo utilizzo del modello F24 per estinguere un’obbligazione tributaria con un credito fittizio. Tuttavia, sul piano probatorio, la produzione in giudizio di tale modello non è un requisito indispensabile per la condanna.

Il principio cardine è quello della libertà della prova e del libero convincimento del giudice. La prova del reato può essere fornita ‘in qualunque altro modo’. Nel caso specifico, le conclusioni dei giudici di merito si basavano solidamente sugli esiti della verifica fiscale e sul contenuto del Libro Unico del Lavoro, documenti che erano stati spontaneamente prodotti proprio dal consulente dell’imputato durante l’accertamento. La Corte ha sottolineato come la difesa non avesse mai contestato nel merito le conclusioni del verbale di verifica, né avesse allegato errori di calcolo, travisamenti dei fatti o un comportamento negligente del proprio consulente.

Lamentarsi esclusivamente della mancata acquisizione formale dei documenti nel fascicolo processuale, senza attaccare la sostanza delle prove già raccolte, è stata considerata una strategia difensiva inefficace e meramente dilatoria.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La decisione della Suprema Corte offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, conferma che nel processo penale tributario la sostanza prevale sulla forma: l’esistenza di un’attività di verifica fiscale ben documentata, basata su elementi forniti dallo stesso contribuente, può costituire prova piena del reato di indebita compensazione, anche in assenza del modello F24.

In secondo luogo, la sentenza definisce meglio gli oneri della difesa. Non è sufficiente contestare genericamente la completezza del quadro probatorio dell’accusa. È necessario, invece, muovere critiche specifiche e circostanziate, dimostrando, ad esempio, l’erroneità dei calcoli effettuati dall’amministrazione finanziaria o il travisamento dei dati contabili. In assenza di tali contestazioni puntuali, il ricorso basato su mere questioni procedurali è destinato a essere dichiarato inammissibile.

Per configurare una condanna per indebita compensazione, è obbligatorio che l’accusa produca in tribunale il modello F24?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che, sebbene l’uso del modello F24 sia un elemento costitutivo del reato, la prova del suo utilizzo può essere fornita con qualsiasi altro mezzo, come verbali di verifica fiscale o testimonianze, in base al principio di libertà della prova.

Su chi grava l’onere della prova nel reato di indebita compensazione?
L’onere della prova grava sulla pubblica accusa, la quale deve dimostrare la fondatezza dell’ipotesi accusatoria. Tuttavia, può farlo utilizzando tutti gli elementi probatori a disposizione, non essendo vincolata alla produzione di specifici documenti come il modello F24.

Una difesa può basarsi unicamente sulla mancata acquisizione di documenti da parte dell’accusa per ottenere l’assoluzione?
No, non è sufficiente. La difesa deve contestare specificamente il merito delle conclusioni raggiunte dall’accusa, ad esempio dimostrando errori nei calcoli della verifica fiscale o il travisamento dei dati. Limitarsi a lamentare la mancata acquisizione di un documento, senza metterne in discussione il contenuto presunto o le conclusioni che ne sono derivate, è una strategia difensiva inefficace.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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