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Incompatibilità rappresentante legale: ricorso nullo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso presentato da una società, confermando un principio fondamentale: l’incompatibilità del rappresentante legale, quando è anche imputato per il reato presupposto, rende inefficace la nomina del difensore e tutti gli atti processuali conseguenti. La decisione si fonda sulla presunzione assoluta di conflitto di interessi prevista dal D.Lgs. 231/2001, che impone all’ente di costituirsi in giudizio tramite un soggetto non coinvolto nel procedimento penale.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incompatibilità del Rappresentante Legale: Quando l’Appello dell’Azienda è Nullo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale in materia di responsabilità degli enti (D.Lgs. 231/2001): l’incompatibilità del rappresentante legale. Quando l’amministratore di una società è anche imputato per il reato che ha dato origine alla responsabilità dell’ente, non può rappresentare la società nel procedimento. Ogni atto da lui compiuto, inclusa la nomina di un avvocato, è considerato inefficace, portando all’inammissibilità di qualsiasi impugnazione. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Una società si è vista notificare un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari. La società, tramite il suo legale rappresentante, ha proposto un riesame contro tale misura. Il Tribunale del riesame ha dichiarato l’impugnazione inammissibile. La motivazione di tale decisione risiedeva nel fatto che il legale rappresentante della società era, allo stesso tempo, imputato per il reato presupposto che aveva generato la contestazione a carico dell’ente. Contro questa ordinanza, la società ha presentato ricorso per cassazione, lamentando una violazione del diritto di difesa.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando pienamente la decisione del Tribunale del riesame. La Corte ha stabilito che la nomina del difensore da parte di un rappresentante legale in palese conflitto di interessi è priva di effetti giuridici. Di conseguenza, il ricorso presentato da tale difensore è stato ritenuto inammissibile per difetto di legittimazione processuale.

Le Motivazioni: Il Principio di Incompatibilità del Rappresentante Legale

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 39 del D.Lgs. 231/2001. Questa norma stabilisce una chiara incompatibilità del rappresentante legale a rappresentare l’ente nel procedimento a suo carico, qualora sia egli stesso imputato per il reato presupposto. La Corte ha chiarito diversi punti fondamentali:

Presunzione Assoluta di Conflitto: Il conflitto di interessi non deve essere provato caso per caso. La legge lo presume in modo assoluto (iuris et de iure*) nel momento in cui la stessa persona riveste il doppio ruolo di imputato e di rappresentante dell’ente accusato. Il giudice non ha discrezionalità e deve solo verificare la sussistenza di questa doppia qualifica.
* Inefficacia degli Atti: Tutti gli atti processuali compiuti dal rappresentante legale ‘incompatibile’ sono considerati inefficaci. Questo include la nomina del difensore, la presentazione di memorie e, ovviamente, la proposizione di impugnazioni. L’atto è viziato all’origine, rendendo nullo tutto ciò che ne consegue.
* Onere di Costituzione Formale: Per poter partecipare attivamente al processo e difendersi, l’ente deve costituirsi formalmente. Questa costituzione deve avvenire tramite un soggetto specificamente delegato e privo di conflitti di interesse. Nel caso di specie, la società non aveva mai provveduto a questa costituzione formale, affidando la propria difesa al soggetto che la legge stessa riteneva incompatibile.

La Corte ha inoltre respinto le censure relative alla mancata nomina di un difensore d’ufficio, specificando che tale obbligo non sussiste automaticamente in atti ‘a sorpresa’ come il sequestro preventivo, se l’interessato non è presente al momento dell’esecuzione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Aziende

Questa sentenza invia un messaggio chiaro alle imprese: la gestione del rischio penale non può prescindere da una corretta gestione dei conflitti di interesse processuali. Per evitare di trovarsi privi di una valida difesa, le società devono:
1. Adottare Modelli Organizzativi Adeguati: I modelli 231 devono prevedere procedure specifiche per gestire le situazioni di conflitto di interesse del legale rappresentante, designando preventivamente un soggetto o un organo alternativo (es. un consigliere delegato, un procuratore speciale) incaricato di rappresentare l’ente in sede giudiziaria.
2. Agire Prontamente: Non appena emerge una situazione di potenziale conflitto, l’ente deve attivarsi per nominare un rappresentante ad hoc, che possa validamente conferire il mandato a un difensore per tutelare gli interessi della società, che potrebbero non coincidere con quelli della persona fisica imputata.

In assenza di tali cautele, il rischio è che il diritto di difesa dell’ente venga irrimediabilmente compresso, non per una violazione da parte dell’autorità giudiziaria, ma per una carenza organizzativa interna.

Perché il legale rappresentante di una società, se imputato, non può nominarle un avvocato?
Perché l’articolo 39 del D.Lgs. 231/2001 stabilisce una situazione di incompatibilità. La legge presume in modo assoluto un conflitto di interessi tra la sua posizione di imputato (che mira a difendere se stesso) e quella di rappresentante dell’ente (che dovrebbe difendere la società). Questa incompatibilità rende la sua nomina del difensore giuridicamente inefficace.

Cosa deve fare una società se il suo legale rappresentante è indagato per un reato 231?
La società deve attivarsi per partecipare al procedimento attraverso una costituzione formale. Deve nominare un soggetto diverso dal legale rappresentante imputato, privo di conflitti di interesse, che possa validamente conferire il mandato a un difensore per tutelare gli interessi specifici dell’ente.

Il conflitto di interessi tra il rappresentante legale imputato e la società deve essere provato in concreto?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il conflitto è presunto dalla legge in modo assoluto e inconfutabile (iuris et de iure). Il giudice deve solo verificare che il legale rappresentante sia anche imputato per il reato presupposto; questa semplice constatazione è sufficiente per far scattare il divieto di rappresentanza e l’inefficacia degli atti compiuti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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