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Incidente stradale: quando l’uscita di strada basta

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20325/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di stupefacenti. La Corte ha confermato che per configurare l’aggravante dell’incidente stradale è sufficiente qualsiasi anomalia della circolazione, come una fuoriuscita di strada con ribaltamento, non essendo necessario lo scontro con altri veicoli. L’importante è che l’evento sia causalmente riconducibile alla condizione di alterazione del conducente.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incidente stradale: la Cassazione conferma che l’uscita di strada è sufficiente

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 20325/2024) torna a fare chiarezza su un punto cruciale del Codice della Strada: cosa si intende per incidente stradale ai fini dell’applicazione dell’aggravante prevista per chi guida in stato di ebbrezza. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato, precisando che non è necessario uno scontro con altri veicoli: anche la semplice fuoriuscita dalla carreggiata, se causata dallo stato di alterazione del conducente, integra pienamente la nozione di sinistro.

I fatti di causa

Il caso riguarda un automobilista condannato sia in primo grado che in appello per essersi messo alla guida di un’auto in stato di alterazione psico-fisica, dovuta all’assunzione sia di alcol (con un tasso alcolemico di 1,00 g/l) sia di sostanze stupefacenti (cannabinoidi e cocaina). In tali condizioni, l’uomo aveva perso il controllo del veicolo, uscendo di strada e provocandone il ribaltamento.

La difesa del conducente ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali:
1. L’inutilizzabilità delle analisi tossicologiche, eseguite in ospedale senza il preventivo avviso della facoltà di farsi assistere da un difensore.
2. L’errata applicazione dell’aggravante dell’incidente stradale, sostenendo che una mera uscita di strada non potesse essere qualificata come tale.
3. Un trattamento sanzionatorio ritenuto eccessivo.
4. La mancata concessione della sospensione condizionale della pena.

La decisione della Corte di Cassazione e la nozione di incidente stradale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le doglianze della difesa. Soffermiamoci sui punti di maggior interesse giuridico.

In primo luogo, riguardo alla presunta inutilizzabilità degli esami tossicologici, i giudici hanno sottolineato che tale eccezione è tardiva. La mancata notifica dell’avviso di farsi assistere da un difensore costituisce una nullità a regime intermedio, che deve essere eccepita, a pena di decadenza, prima della deliberazione della sentenza di primo grado. Nel caso di specie, la difesa non l’aveva fatto.

L’aggravante dell’incidente stradale

Il cuore della sentenza risiede nella disamina del secondo motivo di ricorso. La Cassazione ha smontato la tesi difensiva secondo cui un incidente stradale presupporrebbe necessariamente il coinvolgimento di almeno due veicoli. Al contrario, la Corte ha affermato che, secondo un orientamento ormai consolidato, per “incidente stradale” deve intendersi qualsiasi avvenimento inatteso che interrompe il normale svolgimento della circolazione e che possa provocare pericolo per la collettività.

Non è quindi rilevante che vi sia uno scontro o che vengano coinvolti terzi. È sufficiente una qualsiasi turbativa del traffico. Di conseguenza, la perdita di controllo del veicolo che porta a una fuoriuscita dalla sede stradale e al ribaltamento rientra a pieno titolo in questa definizione.

Le motivazioni

La Corte ha ulteriormente precisato il significato del verbo “provocare” utilizzato dal legislatore. Per affermare la sussistenza dell’aggravante, non basta il mero coinvolgimento del conducente ubriaco nel sinistro, ma è necessario accertare un nesso causale tra la sua condotta di guida alterata e l’incidente stesso. In altre parole, l’incidente deve essere la conseguenza di una condotta negligente, imprudente o imperita, direttamente ricollegabile allo stato di ebbrezza.

Nel caso analizzato, la Corte d’Appello aveva logicamente dedotto che, in assenza di altre cause evidenti, la perdita di controllo del veicolo e la conseguente uscita di strada erano state provocate proprio dalla condizione di alterazione del conducente, dovuta ad alcol e droghe. La difesa non aveva fornito elementi concreti per ipotizzare cause alternative, limitandosi a una generica contestazione. Infine, la Corte ha ritenuto infondati anche gli altri motivi, confermando la correttezza della valutazione dei giudici di merito sia sulla graduazione della pena sia sulla negazione della sospensione condizionale, data la gravità dei fatti e un precedente specifico a carico dell’imputato.

Le conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio di fondamentale importanza per la sicurezza stradale. La nozione di incidente stradale è ampia e finalizzata a sanzionare più gravemente chi, mettendosi alla guida in stato di alterazione, crea un pericolo concreto per la circolazione. Non è necessario attendere una collisione per riconoscere la gravità della condotta: già l’incapacità di mantenere il controllo del proprio veicolo, con conseguente uscita di strada, è un evento anomalo e pericoloso che merita l’applicazione della sanzione più severa prevista dalla legge.

Cosa si intende per ‘incidente stradale’ ai fini dell’aggravante per guida in stato di ebbrezza?
Per ‘incidente stradale’ si intende qualsiasi avvenimento inatteso che interrompe il normale svolgimento della circolazione e può creare pericolo per la collettività, a prescindere dal coinvolgimento di altri veicoli o terzi.

Una semplice uscita di strada può essere considerata un incidente stradale?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che anche la sola fuoriuscita dalla sede stradale, con o senza ribaltamento del veicolo, è sufficiente per configurare l’aggravante dell’incidente stradale, in quanto costituisce una turbativa della circolazione.

Quando deve essere sollevata l’eccezione per il mancato avviso della facoltà di farsi assistere da un difensore durante il prelievo ematico in ospedale?
L’eccezione relativa alla mancata comunicazione di tale facoltà configura una nullità a regime intermedio e deve essere sollevata, a pena di decadenza, prima della deliberazione della sentenza di primo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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