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Incidente stradale guida in stato di ebbrezza: quando?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. L’ordinanza chiarisce un punto fondamentale: per l’aggravante dell’incidente stradale guida in stato di ebbrezza non serve provare un nesso di causalità diretto, ma è sufficiente un collegamento materiale tra lo stato di alterazione del conducente e il sinistro.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incidente stradale e guida in stato di ebbrezza: quando si applica l’aggravante?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, torna a pronunciarsi su un tema di grande attualità e rilevanza pratica: l’aggravante per incidente stradale guida in stato di ebbrezza. La decisione offre un chiarimento cruciale sulla natura del legame che deve esistere tra lo stato di alterazione del conducente e il sinistro affinché la pena possa essere aumentata. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la sua condanna e ribadendo un principio consolidato in giurisprudenza.

Il caso in esame: dalla condanna al ricorso in Cassazione

Un automobilista veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, con l’applicazione dell’aggravante prevista dall’art. 186, comma 2-bis, del Codice della Strada, per aver provocato un incidente stradale. La difesa dell’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione, contestando sia la valutazione delle prove testimoniali (in particolare la deposizione del sanitario che aveva effettuato gli accertamenti) sia, e soprattutto, la sussistenza stessa dell’aggravante.

Secondo il ricorrente, non era stato adeguatamente provato il nesso di causalità tra la sua condotta e l’incidente, un elemento che riteneva indispensabile per l’applicazione dell’aumento di pena.

L’aggravante dell’incidente stradale guida in stato di ebbrezza

Il cuore della pronuncia della Suprema Corte risiede nella disamina dell’aggravante dell’incidente stradale. La difesa sosteneva che fosse necessario un accertamento rigoroso del nesso eziologico, ovvero la prova che l’incidente fosse una conseguenza diretta e immediata di una manovra errata o di una specifica condotta colposa del conducente ubriaco.

La Cassazione, tuttavia, ha respinto questa impostazione, allineandosi al suo orientamento consolidato. I giudici hanno chiarito che, ai fini della configurabilità dell’aggravante, non è richiesto l’accertamento di un nesso eziologico in senso stretto. È invece sufficiente un “collegamento materiale” tra il verificarsi del sinistro e lo stato di alterazione del conducente.

Questo significa che l’aggravante si applica quando la situazione di pericolo, che ha portato all’incidente, è direttamente ricollegabile alla condizione di menomata capacità del conducente di eseguire manovre idonee a evitare l’evento, proprio a causa del suo stato di ebbrezza.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per diverse ragioni. In primo luogo, i motivi presentati sono stati ritenuti generici e non supportati da una critica puntuale delle argomentazioni della sentenza d’appello. La difesa, infatti, si era limitata a riproporre le stesse doglianze già respinte, sollecitando una nuova e non consentita valutazione dei fatti in sede di legittimità.

In secondo luogo, e in relazione al punto centrale, la Corte ha ribadito che il principio di diritto sull’aggravante è chiaro e consolidato. L’incidente non deve essere necessariamente il frutto di una palese violazione di una norma della circolazione stradale da parte del conducente ebbro. Basta che la sua condizione di alterazione abbia ridotto la sua capacità di reazione e di gestione del veicolo, contribuendo così a creare o a non evitare la situazione di pericolo che ha dato origine al sinistro. Per questo, il ricorso è stato dichiarato inammissibile anche su questo punto.

Le conclusioni: il principio di diritto

L’ordinanza consolida un importante principio: per l’applicazione dell’aggravante dell’incidente stradale guida in stato di ebbrezza, non è necessario provare che il conducente abbia causato l’incidente con una sua specifica azione colposa. È sufficiente dimostrare che il sinistro sia avvenuto anche a causa della sua ridotta lucidità e capacità di guida, dovuta all’assunzione di alcol. Il semplice collegamento tra lo stato di ebbrezza e la dinamica dell’incidente, inteso come incapacità di prevenire o gestire l’evento, è abbastanza per giustificare un aumento di pena.

Per applicare l’aggravante dell’incidente stradale nella guida in stato di ebbrezza è necessario dimostrare che l’incidente sia stato causato direttamente dalla condotta dell’autista?
No, secondo la Corte non è necessario l’accertamento di un nesso eziologico (causa-effetto) tra la condotta e l’incidente. È sufficiente un collegamento materiale tra il verificarsi del sinistro e lo stato di alterazione del conducente.

Cosa intende la Corte per “collegamento materiale” tra lo stato di ebbrezza e l’incidente?
Si intende che la situazione di pericolo che ha portato all’incidente deve essere direttamente ricollegabile alla condizione di impoverita capacità del conducente di approntare manovre idonee a scongiurare il sinistro, a causa del suo stato di alterazione.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione di una testimonianza fatta dai giudici dei gradi precedenti?
No, il ricorso in Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. La Corte non può riesaminare le prove, come la testimonianza di un sanitario, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. Proporre una diversa lettura delle prove rende il ricorso inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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