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Incidente stradale aggravante: quando si applica?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. L’ordinanza conferma che l’uscita di strada autonoma, con un tasso alcolemico di 1,65 g/l, costituisce un ‘incidente stradale aggravante’. Viene inoltre negata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la condotta allarmante e riprovevole del conducente.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incidente Stradale Aggravante: Uscire di Strada da Soli Basta?

La guida in stato di ebbrezza è una delle violazioni più gravi del Codice della Strada. Ma cosa succede se un conducente ubriaco esce di strada da solo, senza coinvolgere altre auto? Questa condotta configura l’incidente stradale aggravante? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta chiara, ribadendo un principio fondamentale: per l’aggravante non è necessario lo scontro con terzi.

I fatti del caso

Un automobilista veniva fermato dopo essere uscito di strada e essersi ribaltato con la propria auto. I controlli rivelavano un tasso alcolemico molto elevato, pari a 1,65 g/l, ben al di sopra del limite legale. A bordo del veicolo era presente anche un passeggero. La difesa del conducente sosteneva che la causa dell’incidente non fosse lo stato di ebbrezza, ma le cattive condizioni della strada, potenzialmente ghiacciata a causa del periodo invernale. Tuttavia, la testimonianza a supporto di questa tesi veniva giudicata troppo generica e ipotetica dai giudici di merito.
Condannato in primo grado e in appello, l’imputato proponeva ricorso in Cassazione, contestando principalmente due punti: l’applicazione dell’aggravante dell’aver provocato un incidente e il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno ritenuto i motivi di ricorso generici e non in grado di scalfire la logicità e correttezza della sentenza impugnata.

Le motivazioni

La nozione di incidente stradale aggravante

La Corte ha colto l’occasione per ribadire la sua consolidata interpretazione sulla nozione di incidente stradale aggravante. Ai fini dell’art. 186, comma 2-bis, del Codice della Strada, per ‘incidente’ si deve intendere qualsiasi avvenimento inatteso che interrompe il normale svolgimento della circolazione e crea un pericolo per la collettività.
In questa definizione rientrano non solo gli scontri con altri veicoli o i danni a persone, ma anche l’urto contro un ostacolo (come un guardrail) o la semplice fuoriuscita del veicolo dalla sede stradale. La turbativa del traffico, anche solo potenziale, è l’elemento chiave.
Nel caso specifico, la Corte ha sottolineato come sia irragionevole pensare che un tasso alcolemico così elevato non abbia influito sulla capacità del conducente di controllare il veicolo. Anche se la strada fosse stata ghiacciata, questa condizione non rappresenta un evento imprevedibile in inverno e non può essere considerata l’unica causa del sinistro. È sufficiente un collegamento materiale tra lo stato di alterazione e l’incidente, non essendo richiesto un accertamento rigoroso del nesso di causalità esclusivo.

L’inapplicabilità della particolare tenuità del fatto

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto con fermezza. I giudici hanno ritenuto la condotta dell’imputato ‘particolarmente allarmante’ e ‘riprovevole’. Mettersi alla guida con un tasso alcolemico più del triplo rispetto al limite, con un passeggero a bordo e su una strada potenzialmente pericolosa, è un comportamento che esula completamente dal paradigma della ‘lieve entità del fatto’.
La Corte ha richiamato i principi delle Sezioni Unite, secondo cui la valutazione sulla tenuità richiede un’analisi complessa di tutte le peculiarità del caso, incluse le modalità della condotta e il grado di colpevolezza. In questo scenario, la scelta consapevole di esporsi a un rischio così elevato ha reso impossibile l’applicazione del beneficio.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma due principi importanti con significative implicazioni pratiche:
1. L’aggravante dell’incidente stradale ha un’applicazione molto ampia: anche un’uscita di strada autonoma, senza danni a terzi, è sufficiente a far scattare l’aumento di pena previsto per la guida in stato di ebbrezza. Ciò che conta è la creazione di una situazione di pericolo e l’alterazione della normale circolazione.
2. La particolare tenuità del fatto è incompatibile con condotte gravemente imprudenti: un tasso alcolemico molto elevato, unito ad altre circostanze di pericolo (come la presenza di passeggeri), rende la condotta talmente riprovevole da non poter essere considerata di lieve entità, precludendo così l’accesso alla causa di non punibilità.

Per configurare l’incidente stradale aggravante è necessario il coinvolgimento di altri veicoli o persone?
No, non è necessario. La giurisprudenza consolidata ritiene che per ‘incidente stradale’ si intenda qualsiasi avvenimento inatteso che interrompa la normale circolazione e provochi pericolo, inclusa la semplice fuoriuscita dalla sede stradale o l’urto contro un ostacolo.

Quali elementi sono sufficienti per dimostrare il collegamento tra lo stato di ebbrezza e l’incidente?
Non è richiesto l’accertamento di un nesso eziologico esclusivo. È sufficiente un collegamento materiale tra il verificarsi del sinistro e lo stato di alterazione dell’agente, la cui capacità di manovra risulta impoverita e direttamente collegabile alla situazione di pericolo.

Perché la guida con un tasso alcolemico elevato impedisce l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Perché una condotta simile viene considerata ‘particolarmente allarmante’ e riprovevole. La scelta di guidare con un tasso alcolemico molto alto, specialmente con un passeggero a bordo, denota un grado di colpevolezza e una pericolosità tali da non rientrare nel paradigma della ‘lieve entità del fatto’ previsto dall’art. 131-bis del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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