LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Incendio doloso: la differenza con il danneggiamento

La Corte di Cassazione ha confermato la misura della custodia cautelare in carcere per due indagati, riqualificando il reato da danneggiamento seguito da incendio a incendio doloso. La decisione si basa sulla vastità e pericolosità delle fiamme, appiccate in un esercizio commerciale sotto un edificio abitato, che hanno creato un concreto pericolo per la pubblica incolumità, elemento che distingue l’incendio doloso dalla fattispecie meno grave.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incendio Doloso: Quando la Volontà di Danneggiare Diventa un Pericolo Pubblico

La distinzione tra il reato di incendio doloso (art. 423 c.p.) e quello di danneggiamento seguito da incendio (art. 424 c.p.) è un tema cruciale nel diritto penale, poiché implica differenze sostanziali in termini di pena e di misure cautelari applicabili. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, Prima Sezione Penale, ha offerto un’analisi dettagliata di questa distinzione, confermando la custodia cautelare in carcere per due indagati e chiarendo i criteri per qualificare un fatto come incendio doloso.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un incendio appiccato presso un esercizio commerciale situato al piano terra di un edificio. Inizialmente, il Giudice per le indagini preliminari aveva qualificato il fatto come danneggiamento seguito da incendio, applicando agli indagati misure cautelari più lievi (divieto e obbligo di dimora). Il Pubblico Ministero, tuttavia, ha impugnato questa decisione, chiedendo la riqualificazione del reato in incendio doloso e l’applicazione della custodia cautelare in carcere.

Il Tribunale del Riesame, accogliendo l’appello, ha riformato l’ordinanza, riconoscendo la sussistenza dell’incendio doloso e disponendo la detenzione in carcere. Secondo il Tribunale, l’azione criminosa, che ha visto l’uso di liquido infiammabile per appiccare il fuoco in un locale di 150 metri quadrati, aveva generato fiamme di vasta portata che si erano propagate rapidamente, distruggendo il piano terra, deteriorando le strutture portanti e rendendo inagibile anche il primo piano del palazzo. Questo, secondo i giudici, costituiva un grave e concreto rischio per l’incolumità degli abitanti dell’edificio e dei passanti.

Gli indagati hanno quindi proposto ricorso per cassazione, contestando la qualificazione giuridica del fatto e la scelta della misura cautelare più afflittiva.

La Decisione e le Motivazioni sull’Incendio Doloso

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i ricorsi, ritenendoli infondati. La decisione si fonda su un’analisi approfondita dell’elemento soggettivo (il dolo) e della natura oggettiva del pericolo creato.

I giudici di legittimità hanno sottolineato che la differenza tra le due fattispecie di reato risiede proprio nell’elemento psicologico dell’agente.

– Il danneggiamento seguito da incendio (art. 424 c.p.) è caratterizzato dal dolo specifico di danneggiare la cosa altrui, dove l’incendio è un evento che va oltre l’intenzione dell’agente.
– L’incendio doloso (art. 423 c.p.), invece, è connotato dal dolo generico, ovvero dalla coscienza e volontà di cagionare un evento con fiamme che, per violenza, diffusività e irrefrenabilità, creano un pericolo effettivo per la pubblica incolumità.

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la condotta degli indagati rientrasse pienamente nella fattispecie più grave. L’esecutore materiale era consapevole della presenza di motorini all’interno del locale (che avrebbero potuto aggravare l’incendio) e dell’esistenza di abitazioni civili ai piani superiori. Nonostante ciò, ha proseguito nella sua azione, dimostrando di accettare il rischio di un’espansione incontrollata delle fiamme e del conseguente pericolo per la collettività.

Le Motivazioni sulla Scelta della Misura Cautelare

La Cassazione ha inoltre validato la scelta della custodia cautelare in carcere. La gravità della condotta, la determinazione criminale dimostrata e la personalità degli indagati (uno di loro è stato trovato in possesso di stupefacenti al momento dell’arresto) sono stati considerati indicatori di una pericolosità sociale tale da non poter essere contenuta con misure meno restrittive, come gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

La Corte ha ribadito un principio importante: il braccialetto elettronico non è un tipo autonomo di misura cautelare, ma una modalità di esecuzione degli arresti domiciliari. Se il giudice ritiene, in base alla pericolosità dell’indagato e alle peculiarità del fatto, che solo il carcere sia una misura adeguata, non è tenuto a motivare specificamente sull’inidoneità degli arresti domiciliari, anche se assistiti dal dispositivo elettronico.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale: la qualificazione di un atto come incendio doloso dipende dalla valutazione concreta del pericolo per la pubblica incolumità. Non contano solo le intenzioni esplicite dell’agente, ma anche la sua consapevolezza delle potenziali e devastanti conseguenze della propria azione. L’accettazione del rischio che il fuoco si propaghi in modo incontrollabile è sufficiente a integrare il dolo del reato più grave. Inoltre, la decisione consolida l’orientamento secondo cui la scelta della misura cautelare deve essere proporzionata alla gravità del fatto e alla pericolosità sociale dell’indagato, considerando il carcere come l’unica opzione idonea nei casi di elevato rischio di reiterazione di reati di particolare allarme sociale.

Qual è la differenza legale tra incendio doloso e danneggiamento seguito da incendio?
La differenza risiede nell’elemento psicologico (dolo). Nell’incendio doloso (art. 423 c.p.) c’è la volontà di appiccare un fuoco con la consapevolezza che possa creare un pericolo per la pubblica incolumità (dolo generico). Nel danneggiamento seguito da incendio (art. 424 c.p.), l’intenzione è solo quella di danneggiare un bene e l’incendio è una conseguenza non voluta o prevista (dolo specifico di danneggiamento).

Perché in questo caso il fatto è stato qualificato come incendio doloso?
Perché le caratteristiche dell’evento (fiamme vaste e veloci, danni strutturali all’edificio) hanno creato un concreto pericolo per la sicurezza pubblica. Inoltre, l’indagato era consapevole della presenza di elementi che potevano aggravare l’incendio (motorini) e di abitazioni ai piani superiori, accettando così il rischio di causare un evento devastante e pericoloso per la collettività.

Per quale motivo è stata confermata la custodia in carcere invece degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico?
La Corte ha ritenuto che la gravità del fatto, la determinazione criminale e la personalità degli indagati indicassero un elevato pericolo di reiterazione del reato. Di fronte a tale pericolosità, solo la custodia in carcere è stata considerata una misura adeguata a tutelare la collettività, rendendo inidonee misure meno afflittive come gli arresti domiciliari, anche se controllati tramite braccialetto elettronico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati