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Incendio boschivo: quando il pericolo basta al reato

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di incendio boschivo nei confronti di un individuo, chiarendo un punto fondamentale: per la configurabilità del reato non è necessario che le fiamme divampino su vasta scala. Essendo un reato di pericolo presunto, è sufficiente dimostrare la potenziale capacità del fuoco di espandersi e creare un pericolo per la pubblica incolumità. Nel caso specifico, la presenza di due punti di innesco, l’uso di liquido infiammabile e le condizioni ambientali favorevoli alla propagazione sono stati ritenuti elementi sufficienti a integrare il delitto, a prescindere dal fatto che l’incendio sia stato domato prima di raggiungere dimensioni catastrofiche.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incendio Boschivo: Non Serve un Disastro per la Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 8598/2024) ha ribadito un principio cruciale in materia di reati ambientali, specificando i contorni del delitto di incendio boschivo. La Suprema Corte ha chiarito che, per integrare questo grave reato, non è necessario attendere che le fiamme provochino una devastazione su larga scala. È la potenziale pericolosità della condotta a essere al centro della valutazione, non l’esito finale dell’evento. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Caso: da un Fuoco a una Condanna per Incendio Boschivo

Il caso ha origine dalla condanna, confermata in primo e secondo grado, di un individuo accusato di aver appiccato il fuoco in due punti distinti di un’area rurale, causando un incendio. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che l’evento non potesse essere qualificato come “incendio”, ma come un semplice “fuoco” di modeste dimensioni, spentosi peraltro quasi da solo in poco più di mezz’ora.

La Difesa dell’Imputato

La difesa ha basato il proprio ricorso su due argomenti principali:
1. Vizio di motivazione: presunte incongruenze e discrepanze temporali nelle testimonianze relative all’intervento dei vigili del fuoco e dei carabinieri.
2. Errata applicazione della legge: si sosteneva che mancassero gli elementi oggettivi dell’incendio, ovvero la vastità delle proporzioni, la tendenza a progredire e la difficoltà di spegnimento. Il fuoco, secondo la difesa, non aveva interessato un’area vasta né messo in pericolo persone, essendosi sviluppato in aperta campagna.

La Decisione della Cassazione e il reato di incendio boschivo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. La decisione si fonda su un’interpretazione consolidata dell’art. 423-bis del codice penale, che definisce l’incendio boschivo come un reato di pericolo presunto.

La Differenza tra “Fuoco” e “Incendio”

I giudici hanno sottolineato che un “incendio” si distingue da un semplice “fuoco” quando le fiamme divampano in modo irrefrenabile, con potenza distruttrice e capacità di propagazione, ponendo così in pericolo l’incolumità di un numero indeterminato di persone. Tuttavia, nel reato di incendio boschivo, non è necessario che questo scenario si realizzi completamente.

La Potenzialità Offensiva come Elemento Chiave

Il punto centrale della sentenza è che, per la sussistenza del reato, è sufficiente che esista la potenzialità di sviluppo del fuoco. La condotta è punibile se presenta, fin dall’inizio, le caratteristiche tipiche di un incendio in forma potenziale: tendenza a diffondersi, difficoltà di spegnimento e possibilità di creare pericolo. Nel caso specifico, questa potenzialità è stata ampiamente dimostrata.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si sono concentrate sulla natura del reato e sulla valutazione degli elementi di fatto compiuta dai giudici di merito. Innanzitutto, il delitto di incendio boschivo è un reato di pericolo presunto. Questo significa che la legge non richiede la prova di un danno effettivo o di un pericolo concreto, ma punisce la condotta in sé, considerandola intrinsecamente pericolosa per la pubblica incolumità e l’ambiente. La Corte ha ritenuto irrilevanti le discrepanze sugli orari di chiamata ai soccorsi, focalizzandosi sugli elementi che provavano la pericolosità intrinseca dell’azione: l’imputato aveva acceso ben due inneschi a distanza di centinaia di metri, aveva con sé un bidoncino di liquido infiammabile, l’area era scoscesa, esposta a un forte vento di scirocco e coperta da vegetazione secca tipica della macchia mediterranea. Questi fattori, nel loro complesso, dimostravano l’elevata potenzialità del fuoco di propagarsi e diventare incontrollabile. Il fatto che l’incendio abbia comunque bruciato circa 2500 metri quadrati, nonostante l’intervento dei Carabinieri abbia interrotto l’azione criminosa, è stato considerato una prova ulteriore di tale potenzialità distruttiva. La Corte ha inoltre ribadito il proprio ruolo di giudice di legittimità, che non può riesaminare le prove, ma solo verificare la correttezza giuridica e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata, che in questo caso è stata giudicata completa e priva di vizi.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza riafferma un principio di massima importanza per la tutela del patrimonio boschivo e della sicurezza pubblica. Per essere condannati per incendio boschivo, non è necessario che si verifichi una catastrofe. È sufficiente che la condotta di chi appicca il fuoco sia, per le modalità di esecuzione e le condizioni contestuali, idonea a innescare un evento potenzialmente vasto e distruttivo. L’intervento tempestivo che ne limita i danni non cancella la rilevanza penale del fatto, poiché il disvalore giuridico risiede proprio nell’aver creato un pericolo che la legge mira a prevenire in modo assoluto.

Quando un fuoco diventa legalmente un “incendio boschivo”?
Un fuoco si qualifica come incendio boschivo ai fini legali quando, pur non avendo ancora raggiunto vaste proporzioni, possiede la potenziale capacità di svilupparsi in modo incontrollabile, manifestando tendenza a diffondersi, difficoltà di spegnimento e possibilità di creare pericolo per la pubblica incolumità.

Per una condanna per incendio boschivo è necessario che il fuoco causi danni enormi?
No, non è necessario. Il reato previsto dall’art. 423-bis c.p. è di “pericolo presunto”. Ciò significa che la legge punisce la condotta per la sua pericolosità intrinseca, a prescindere dall’entità del danno effettivamente causato. La prova della potenzialità distruttiva del fuoco è sufficiente per la condanna.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove, come le testimonianze sugli orari?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito le prove o i fatti del processo. Il suo compito è quello di giudice di legittimità, ovvero verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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