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Incaricato di pubblico servizio: il ruolo del casinò

La Corte di Cassazione ha stabilito che la gestione di un casinò costituisce un servizio pubblico. Di conseguenza, un dipendente con mansioni di controllo, come il ‘cartaio’ addetto alla preparazione delle carte da gioco, riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio. Questa sentenza, scaturita da un caso di truffa aggravata e corruzione, ribalta la decisione di un tribunale del riesame, riaprendo la possibilità di contestare reati come il peculato e la corruzione ai dipendenti delle case da gioco che agiscono contro i loro doveri.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incaricato di pubblico servizio: La Cassazione e la Natura Pubblica dei Casinò

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 4632 del 2024, affronta una questione di fondamentale importanza: la gestione di una casa da gioco è un’attività privata o un servizio pubblico? La risposta a questa domanda ha implicazioni dirette sulla qualifica dei suoi dipendenti e, di conseguenza, sui reati che possono essere loro contestati. Questa pronuncia chiarisce che chi lavora in un casinò con mansioni di controllo può essere considerato un incaricato di pubblico servizio, con tutto ciò che ne consegue sul piano penale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’indagine su un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe aggravate ai danni di un noto casinò italiano. Secondo l’accusa, il promotore dell’associazione, in concorso con altri, aveva orchestrato un sistema per alterare i mazzi di carte utilizzati nel gioco del ‘Punto e Banco’.

La frode era resa possibile dalla complicità di un dipendente interno del casinò, il cosiddetto ‘cartaio’, il cui compito era preparare, sigillare e custodire i mazzi di carte. Questo dipendente, in cambio di denaro, sottraeva sistematicamente i mazzi, li alterava e falsificava i sigilli di sicurezza, permettendo così ai membri dell’associazione di ottenere ingenti vincite illecite.

La Decisione del Tribunale del Riesame

Inizialmente, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto la custodia cautelare in carcere per il promotore dell’associazione. Tuttavia, il Tribunale del Riesame, in parziale riforma, aveva annullato la misura per il reato di corruzione e riqualificato quello di peculato in appropriazione indebita.

La motivazione di fondo del Tribunale si basava sulla presunta natura privatistica dell’attività del casinò. Secondo questa interpretazione, la gestione del gioco d’azzardo sarebbe un’attività d’impresa come un’altra, e i suoi dipendenti non potrebbero quindi essere qualificati come incaricati di un pubblico servizio. Di conseguenza, non sarebbero configurabili reati contro la Pubblica Amministrazione come la corruzione e il peculato.

Il Ricorso in Cassazione e il ruolo dell’incaricato di pubblico servizio

Il Procuratore della Repubblica ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo l’erroneità della tesi sulla natura privata del casinò. Il ricorso si è concentrato sulla dimostrazione che la gestione di una casa da gioco, sebbene esercitata da una società per azioni, costituisce a tutti gli effetti un servizio pubblico.

La Suprema Corte ha accolto pienamente questa tesi, ribaltando l’impostazione del Tribunale del Riesame.

Le motivazioni

La Cassazione ha ricostruito l’evoluzione normativa e giurisprudenziale in materia di gioco pubblico. Se in passato la giurisprudenza tendeva a considerare i casinò come imprese private, la visione moderna, consolidatasi anche a livello europeo, è radicalmente cambiata. L’attività di gestione del gioco non è un’attività economica libera, ma è riservata allo Stato, che la può concedere a soggetti terzi sotto stretto controllo.

I giudici hanno chiarito che il ‘pubblico servizio’ non risiede nell’esercizio del gioco in sé, ma nell’attività di gestione e controllo che lo circonda. Questa attività persegue molteplici interessi pubblici di primaria importanza:

1. Tutela delle Entrate Erariali: I proventi dei casinò sono, per legge, considerati ‘entrate di natura pubblicistica’ e ‘tributarie’. La corretta gestione assicura un flusso finanziario fondamentale per gli enti locali.
2. Ordine Pubblico e Sicurezza: Il controllo sul gioco previene l’infiltrazione della criminalità organizzata, il riciclaggio di denaro e le frodi.
3. Tutela della Salute Pubblica: Una gestione regolamentata serve a contrastare il fenomeno della ludopatia e a proteggere le fasce più deboli della popolazione.

Sulla base di questi principi, la Corte ha affermato che la società che gestisce il casinò, e per essa i suoi dipendenti con funzioni non meramente esecutive, svolgono un’attività di rilevanza pubblica. Il ‘cartaio’, in particolare, non è un mero operaio. Le sue mansioni di preparazione, controllo, sigillatura e certificazione dell’integrità delle carte da gioco implicano un coefficiente di autonomia e discrezionalità e un potere di verifica che lo qualificano a pieno titolo come incaricato di pubblico servizio.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale del Riesame, rinviando gli atti per un nuovo giudizio. Il nuovo giudice dovrà partire dal principio di diritto secondo cui la gestione del casinò è un servizio pubblico e il ‘cartaio’ è un incaricato di pubblico servizio. Questa qualificazione rende astrattamente configurabili i reati di corruzione e peculato, che dovranno essere nuovamente valutati nel merito.

Questa sentenza rappresenta un punto fermo nella definizione dei rapporti tra gioco d’azzardo e diritto pubblico, estendendo la tutela penale tipica dei reati contro la Pubblica Amministrazione a un settore cruciale per l’economia e la sicurezza dello Stato.

La gestione di un casinò è considerata un servizio pubblico?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, sebbene l’esercizio del gioco in sé non lo sia, l’attività di gestione e controllo che lo circonda costituisce un servizio pubblico. Questo perché persegue interessi pubblici come la tutela delle entrate erariali, l’ordine pubblico, la sicurezza e la salute dei giocatori.

Un dipendente di un casinò può essere qualificato come incaricato di pubblico servizio?
Sì, se svolge mansioni che non sono meramente materiali o esecutive. Nel caso di specie, un ‘cartaio’, addetto alla preparazione, controllo e certificazione dell’integrità delle carte da gioco, è stato ritenuto un incaricato di pubblico servizio perché le sue funzioni implicano poteri di verifica e un certo grado di autonomia e discrezionalità.

Quali sono le conseguenze penali di questa qualificazione?
La qualifica di ‘incaricato di pubblico servizio’ rende applicabili ai dipendenti del casinò i reati contro la Pubblica Amministrazione. Ciò significa che un dipendente che accetta denaro per violare i propri doveri (come alterare le carte) può essere accusato di corruzione, e se si appropria di beni di cui ha il possesso per il suo servizio (come i mazzi di carte), può rispondere del reato di peculato, anziché di semplice appropriazione indebita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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