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Incaricato di pubblico servizio: il caso del casinò

La Cassazione ha stabilito che l’attività di una casa da gioco municipale è un pubblico servizio. Di conseguenza, un suo dipendente con mansioni di controllo, come il cartaio, riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio e può rispondere del reato di corruzione. La sentenza annulla la decisione del Tribunale del riesame che aveva escluso tale qualifica.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incaricato di pubblico servizio: la Cassazione si esprime sul ruolo del dipendente di un casinò

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5083/2024, ha affrontato una questione cruciale: un dipendente di un casinò municipale può essere considerato un incaricato di pubblico servizio? La risposta affermativa della Suprema Corte ribalta un orientamento precedente e chiarisce la natura pubblicistica delle case da gioco, con importanti conseguenze sul piano penale per i loro dipendenti.

I Fatti: L’Ordinanza del Tribunale del Riesame

Il caso trae origine da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di un dipendente di un casinò, accusato di vari reati, tra cui associazione per delinquere, truffa, peculato e corruzione. L’uomo, in qualità di “cartaio”, era addetto alla preparazione e alla gestione delle carte da gioco.

In sede di riesame, il Tribunale di Genova aveva annullato la misura cautelare per il reato di corruzione. La motivazione si basava su un presupposto fondamentale: l’attività del casinò, gestito da una società per azioni seppur a partecipazione comunale, avrebbe natura privatistica. Di conseguenza, il dipendente non poteva rivestire la qualifica soggettiva di incaricato di pubblico servizio, requisito essenziale per la configurabilità del reato di corruzione.

La Decisione della Corte di Cassazione e la nozione di incaricato di pubblico servizio

Il Procuratore della Repubblica ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale del riesame. La Suprema Corte ha smontato la tesi della natura privata dell’attività di gioco, riaffermandone il carattere di pubblico servizio.

La Natura Pubblicistica dell’Attività di Gioco

La Cassazione ha ricostruito il quadro normativo che disciplina le case da gioco in Italia, evidenziando come esse operino in un regime di monopolio statale. La gestione del gioco d’azzardo non è un’attività commerciale libera, ma un servizio concesso dallo Stato per tutelare interessi pubblici di primaria importanza:

* Ordine e sicurezza pubblica
* Fede pubblica
* Salute dei giocatori e prevenzione della ludopatia
* Interessi erariali, dato che i proventi sono destinati al bilancio pubblico.

La Corte ha specificato che la giurisprudenza più datata, che tendeva a qualificare tale attività come privata, è ormai superata dall’evoluzione normativa e da più recenti e autorevoli pronunce, anche delle Sezioni Unite. L’esercizio del gioco d’azzardo autorizzato è, a tutti gli effetti, l’amministrazione di un’attività propria dello Stato, esercitata tramite concessione.

Il Ruolo del Dipendente non è Meramente Esecutivo

Una volta stabilita la natura di pubblico servizio, la Corte si è concentrata sulle mansioni specifiche del dipendente. Il ruolo del “cartaio” non è stato ritenuto meramente materiale o esecutivo. Le sue attività, infatti, implicavano:

* Preparazione e termosigillatura dei mazzi di carte con codici di sicurezza.
* Custodia in appositi armadi.
* Gestione della sostituzione delle carte usurate.

Questi compiti, secondo la Corte, sono caratterizzati da un coefficiente di autonomia e discrezionalità e hanno una natura certificativa, seppur interna. Il cartaio, intervenendo in una fase cruciale come la preparazione degli strumenti di gioco, garantisce il corretto e leale svolgimento dell’attività, che è il presupposto per la raccolta di denaro. Pertanto, la sua funzione integra pienamente la nozione di incaricato di pubblico servizio come delineata dall’art. 358 del codice penale.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando come l’orientamento che vedeva la gestione dei casinò come attività privata sia stato superato. L’evoluzione legislativa ha progressivamente rafforzato il controllo statale sul gioco pubblico per proteggere interessi collettivi fondamentali. La giurisprudenza moderna, in particolare la sentenza delle Sezioni Unite “Rubbo” (n. 6087/2020), pur riguardando un caso di giochi elettronici, ha fissato principi di portata generale: chiunque gestisca un’attività di gioco in concessione statale esercita un pubblico servizio. Le mansioni del dipendente, in questo contesto, non potevano essere considerate semplici compiti materiali, poiché implicavano una responsabilità diretta nel garantire l’integrità del gioco, elemento centrale del servizio pubblico offerto. Questa funzione di controllo e certificazione è sufficiente a integrare la qualifica richiesta dalla legge penale.

Conclusioni: Le Implicazioni della Pronuncia

La sentenza ha implicazioni significative. In primo luogo, stabilisce un principio chiaro: i dipendenti delle case da gioco municipali che svolgono mansioni non puramente esecutive ma dotate di un margine di autonomia e controllo possono essere considerati incaricati di pubblico servizio. In secondo luogo, questa qualifica li rende penalmente responsabili per i reati contro la Pubblica Amministrazione, come la corruzione e il peculato. La decisione, quindi, non solo influisce sul caso specifico, ma rafforza il perimetro della legalità e del controllo pubblico su un settore delicato come quello del gioco d’azzardo, estendendo le tutele penali a garanzia della corretta gestione e della fede pubblica.

La gestione di un casinò municipale è considerata un’attività privata o un pubblico servizio?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la gestione di una casa da gioco, anche se affidata a una società, costituisce un “pubblico servizio” in quanto rientra nel monopolio statale sui giochi ed è finalizzata alla tutela di interessi pubblici come l’ordine pubblico, la salute dei giocatori e gli interessi erariali.

Un dipendente di un casinò, come un “cartaio”, può essere qualificato come incaricato di pubblico servizio?
Sì. Secondo la sentenza, se le sue mansioni non sono meramente materiali ma implicano un coefficiente di autonomia, controllo e certificazione (come la preparazione, verifica e gestione delle carte da gioco), il dipendente riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio ai sensi dell’art. 358 del codice penale.

Quali sono le conseguenze penali di questa qualifica?
La qualifica di incaricato di pubblico servizio espone il dipendente alla possibilità di essere imputato per reati contro la Pubblica Amministrazione, come la corruzione e il peculato, che non sarebbero configurabili per un dipendente di un’azienda meramente privata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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