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Incaricato di pubblico servizio: anche il cartaio del Casinò

La Corte di Cassazione ha stabilito che un cartaio di casinò riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio. La sentenza annulla una precedente ordinanza che aveva escluso il reato di corruzione, sostenendo la natura privata dell’attività del casinò. Secondo la Suprema Corte, la gestione del gioco d’azzardo rientra in un monopolio statale e costituisce un servizio pubblico. Le mansioni del cartaio, implicando controllo e certificazione degli strumenti di gioco, non sono meramente esecutive e rientrano in tale qualifica, rendendo configurabile il delitto di corruzione.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Il Cartaio del Casinò è un Incaricato di Pubblico Servizio? La Cassazione Risponde

Con la sentenza n. 3350 del 2024, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale: un dipendente di un casinò, in particolare il “cartaio”, può essere qualificato come incaricato di pubblico servizio? La risposta affermativa della Suprema Corte ribalta un orientamento precedente e apre importanti scenari sulla configurabilità dei reati contro la Pubblica Amministrazione, come la corruzione, all’interno delle case da gioco. Questa decisione chiarisce la natura pubblica dell’attività di gestione del gioco d’azzardo, anche quando svolta da società private in regime di concessione.

Il Fatto: Truffa e Corruzione in una Casa da Gioco

Il caso trae origine da un’indagine su un’associazione a delinquere finalizzata a commettere truffe aggravate ai danni di un noto casinò italiano. Secondo l’accusa, un cartaio, dipendente della casa da gioco, alterava sistematicamente i mazzi di carte utilizzati per il gioco del “Punto e Banco”.

Questi mazzi, manomessi e poi sigillati come se fossero regolari, venivano messi in gioco, permettendo ai complici del cartaio di ottenere rilevanti vincite. In cambio della sua collaborazione, il cartaio riceveva somme di denaro dai suoi sodali. Il Tribunale del riesame, in prima battuta, aveva annullato la misura cautelare per il reato di corruzione, ritenendo che l’attività del casinò avesse natura privatistica e che, di conseguenza, il cartaio non potesse essere qualificato come incaricato di un pubblico servizio.

La Qualifica di Incaricato di Pubblico Servizio nel Gioco d’Azzardo

La questione centrale del ricorso del Pubblico Ministero verteva proprio sulla corretta qualificazione giuridica del cartaio. Per comprendere la decisione della Cassazione, è necessario analizzare l’evoluzione della giurisprudenza in materia di gioco d’azzardo.

L’Evoluzione Giurisprudenziale: Dal Privato al Pubblico

In passato, una giurisprudenza risalente, sia civile che penale, tendeva a considerare la gestione di una casa da gioco come un’attività d’impresa di natura prettamente privatistica. Sebbene autorizzata dalla pubblica autorità, essa era vista principalmente come una fonte di finanziamento per l’ente locale, senza costituire un servizio pubblico a beneficio diretto della collettività.

Tuttavia, nel corso degli anni, questa prospettiva è stata radicalmente superata. La giurisprudenza più recente ha iniziato a riconoscere che il gioco d’azzardo, essendo un’attività riservata allo Stato e gestita tramite concessioni, rientra a pieno titolo nella nozione di servizio pubblico. I proventi derivanti da tale attività sono considerati entrate di natura pubblicistica (tributaria), e l’intera filiera è sottoposta a un penetrante controllo statale.

L’Importanza della Sentenza “Rubbo” delle Sezioni Unite

Un punto di svolta fondamentale è rappresentato dalla sentenza “Rubbo” (Sez. U, n. 6087/2021) delle Sezioni Unite Penali. Sebbene quel caso riguardasse gli operatori di apparecchi da gioco elettronici (slot machine), il principio affermato è di portata generale: il concessionario e gli altri soggetti della filiera del gioco lecito sono incaricati di un pubblico servizio. Il denaro raccolto appartiene alla pubblica amministrazione sin dal momento dell’incasso, e il controllo sulla liceità e regolarità del gioco è una funzione pubblica delegata.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte, accogliendo il ricorso del Pubblico Ministero, ha applicato i principi della sentenza Rubbo al caso del casinò tradizionale. I giudici hanno affermato che non vi è una differenza sostanziale tra il gioco telematico e quello manuale ai tavoli: entrambi fanno parte del medesimo servizio pubblico gestito in monopolio dallo Stato. Di conseguenza, l’attività del casinò, seppur svolta da una S.p.A., è riconducibile alla nozione di servizio pubblico.

Il Ruolo del Cartaio: Non un Mero Esecutore

Scendendo nel dettaglio delle mansioni del cartaio, la Corte ha smontato la tesi che lo vedeva come un mero esecutore materiale. Il suo compito non si limita alla distribuzione delle carte. Egli è responsabile della preparazione dei mazzi, della loro sigillatura con fascette di sicurezza, dell’apposizione di data e sigla, e della gestione della loro sostituzione.

Queste attività, secondo la Corte, implicano un coefficiente di autonomia e discrezionalità tipico delle mansioni di controllo. Il cartaio, infatti, attesta l’integrità e la conformità degli strumenti di gioco, garantendo le condizioni per il corretto svolgimento del servizio e per il prelievo delle entrate pubbliche. Questo ruolo cruciale di garanzia lo qualifica a tutti gli effetti come incaricato di pubblico servizio ai sensi dell’art. 358 del codice penale.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

La decisione della Corte di Cassazione ha conseguenze di vasta portata. Annullando l’ordinanza del Tribunale del riesame, ha stabilito che il caso dovrà essere nuovamente valutato partendo dal presupposto corretto: il cartaio è un incaricato di pubblico servizio. Ciò significa che la sua condotta di accettare denaro per truccare le partite può essere legittimamente inquadrata nel reato di corruzione.

In termini più ampi, la sentenza consolida l’orientamento secondo cui l’intera filiera del gioco legale autorizzato in Italia costituisce un servizio pubblico. Chiunque operi al suo interno, con mansioni che implicano un minimo di controllo o discrezionalità sulla regolarità delle operazioni, può essere chiamato a rispondere dei reati propri dei pubblici ufficiali o degli incaricati di pubblico servizio.

L’impiegato di un casinò, come il cartaio, può essere considerato un incaricato di pubblico servizio?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’attività delle case da gioco autorizzate rientra nella nozione di servizio pubblico, in quanto esercitata in regime di concessione di un monopolio statale. Di conseguenza, il cartaio, svolgendo compiti di controllo e certificazione dell’integrità degli strumenti di gioco, riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio.

Perché la qualifica di incaricato di pubblico servizio è rilevante in questo caso?
La qualifica è fondamentale perché permette di configurare reati contro la Pubblica Amministrazione, come la corruzione. Se il cartaio non fosse un incaricato di pubblico servizio, la sua condotta di accettare denaro per alterare le carte non potrebbe essere legalmente definita come corruzione, ma ricadrebbe in altre fattispecie di reato.

La gestione di una casa da gioco è un’attività pubblica o privata?
Secondo la più recente e consolidata giurisprudenza della Corte di Cassazione, la gestione di una casa da gioco, sebbene possa avere la forma di un’impresa privata, costituisce l’esercizio di un servizio pubblico. Questo perché avviene in un regime di concessione statale, è soggetta a stringenti controlli pubblici e i suoi proventi sono considerati entrate di natura pubblicistica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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