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Inammissibilità ricorso stupefacenti: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso di un uomo condannato per il trasporto di 19 kg di cocaina. L’imputato sosteneva di non essere consapevole dell’ingente quantitativo, ma la Corte ha ritenuto logica la valutazione dei giudici di merito, basata sull’elevato compenso percepito per ogni viaggio. È stata confermata anche la negazione delle attenuanti generiche a causa della sua condotta processuale negativa, volta a eludere la giustizia.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Stupefacenti: Quando la Consapevolezza si Desume dai Fatti

L’ordinanza della Corte di Cassazione che analizziamo oggi affronta un tema cruciale nel diritto penale degli stupefacenti: l’inammissibilità del ricorso stupefacenti quando i motivi proposti mirano a una rivalutazione dei fatti già logicamente accertati dai giudici di merito. Il caso riguarda il trasporto di un’ingente quantità di cocaina e la questione della piena consapevolezza del corriere.

I Fatti di Causa

Il ricorrente era stato condannato per aver trasportato diciannove chilogrammi di cocaina a bordo di un furgone. In sua difesa, l’imputato aveva proposto ricorso per cassazione, lamentando principalmente due aspetti. In primo luogo, sosteneva di non essere pienamente consapevole dell’enorme quantitativo di droga trasportata, chiedendo quindi l’esclusione di un’aggravante specifica. In secondo luogo, contestava la decisione della Corte d’Appello di non concedergli le circostanze attenuanti generiche.

Le indagini e le dichiarazioni dello stesso imputato avevano rivelato che egli aveva effettuato numerosi viaggi simili, percependo un compenso molto elevato, tra i sei e gli ottomila euro per ogni trasporto. Questo elemento economico è diventato un punto focale nella valutazione della sua consapevolezza.

Le Motivazioni della Corte sull’Inammissibilità Ricorso Stupefacenti

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni sua parte, confermando la decisione impugnata. Le motivazioni fornite sono di grande interesse per comprendere i limiti del giudizio di legittimità.

La Consapevolezza e la Valutazione dei Fatti

Sul primo motivo, relativo alla presunta inconsapevolezza del quantitativo di stupefacente, la Cassazione ha chiarito un principio fondamentale. Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché di “natura valutativa”, ovvero tendeva a sollecitare una nuova e diversa valutazione delle prove, compito che non spetta alla Corte di Cassazione. Quest’ultima, infatti, non è un terzo grado di giudizio sul fatto, ma un giudice della legittimità delle decisioni.

La Corte ha ritenuto che il ragionamento della Corte d’Appello fosse pienamente logico e non implausibile. L’elevatissimo compenso percepito per ogni viaggio trovava una giustificazione plausibile solo nell’ingente quantitativo di droga trasportata. È stato considerato inverosimile che chi affida un carico di tale valore non metta al corrente il trasportatore della sua entità, almeno in termini generali. Pertanto, la piena consapevolezza del ricorrente è stata correttamente desunta da elementi fattuali concreti.

La Negazione delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo, riguardante il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, è stato ritenuto inammissibile. La Corte ha sottolineato come la decisione dei giudici di merito fosse basata su una valutazione di fatto non manifestamente illogica e, quindi, non criticabile in sede di legittimità.

La condotta “negativa” del ricorrente è stata decisiva. Egli aveva “pervicacemente” fornito generalità diverse alle autorità in più momenti: durante il controllo dei carabinieri, nell’interrogatorio di garanzia davanti al g.i.p. e persino alla polizia penitenziaria durante la detenzione. Questo comportamento, finalizzato a ostacolare la giustizia e a guadagnarsi l’impunità, è stato considerato un elemento ostativo alla concessione di qualsiasi beneficio premiale.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un appello mascherato. Le valutazioni sul merito dei fatti, se sorrette da una motivazione logica, coerente e non contraddittoria, non sono sindacabili in sede di legittimità. Nel caso specifico, elementi come l’alto compenso e la condotta processuale dell’imputato sono stati ritenuti indicatori sufficienti per fondare, rispettivamente, la piena consapevolezza del reato e l’assenza dei presupposti per una mitigazione della pena. La decisione di condannare il ricorrente anche al pagamento di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende è la diretta conseguenza processuale dell’inammissibilità di un ricorso presentato senza che vi fosse assenza di colpa.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione del giudice sulla consapevolezza della quantità di droga trasportata?
No, se il motivo del ricorso si limita a una diversa valutazione dei fatti (definita di ‘natura valutativa’) e la motivazione della corte di merito non è manifestamente illogica. La Cassazione non può riesaminare le prove, ma solo verificare la correttezza giuridica e la coerenza logica della decisione.

Perché sono state negate le circostanze attenuanti generiche all’imputato?
Le attenuanti sono state negate a causa della condotta negativa e pervicace del ricorrente, il quale ha fornito generalità false in più occasioni (al momento del controllo, al giudice e alla polizia penitenziaria) nel tentativo di garantirsi l’impunità.

Quali sono le conseguenze dell’inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una sanzione pecuniaria (tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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