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Inammissibilità ricorso stupefacenti: la Cassazione

L’ordinanza in esame tratta della dichiarazione di inammissibilità di un ricorso presentato alla Corte di Cassazione avverso una condanna per un reato di lieve entità in materia di stupefacenti (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90). La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile su tre fronti: il primo motivo era una mera richiesta di rivalutazione delle prove, non consentita in sede di legittimità; il secondo, relativo alla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), è stato giudicato infondato poiché la condotta dell’imputato denotava una certa dimestichezza con l’attività illecita; il terzo motivo, sull’eccessività della pena, è stato ritenuto del tutto generico. Di conseguenza, si è giunti a una pronuncia di inammissibilità del ricorso stupefacenti, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Stupefacenti: Quando la Cassazione Chiude la Porta

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini invalicabili del giudizio di legittimità, dichiarando l’inammissibilità di un ricorso stupefacenti presentato da un imputato condannato per un reato di lieve entità. Questa decisione offre spunti fondamentali per comprendere non solo i limiti del ricorso in Cassazione, ma anche i criteri di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Analizziamo nel dettaglio la pronuncia e le sue implicazioni.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un ricorso promosso da un individuo condannato dalla Corte d’Appello per violazione dell’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/90, una fattispecie che punisce i fatti di lieve entità legati al traffico di sostanze stupefacenti. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandolo su tre motivi principali: la contestazione della sua responsabilità penale, la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto) e la presunta eccessività della pena inflitta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza n. 4367/2024, ha dichiarato il ricorso integralmente inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello procedurale, stabilendo che l’impugnazione non possedeva i requisiti necessari per essere esaminata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Analisi dei Motivi di Inammissibilità del Ricorso Stupefacenti

La Corte ha smontato punto per punto i motivi del ricorso, evidenziando difetti strutturali che ne hanno precluso l’esame.

Il Divieto di Rivalutazione dei Fatti nel Giudizio di Legittimità

Il primo motivo del ricorso è stato giudicato inammissibile perché, di fatto, chiedeva alla Corte di Cassazione di compiere una nuova e diversa valutazione delle prove. Il ricorrente non ha evidenziato vizi di legge o di motivazione nella sentenza impugnata, ma si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dal giudice di merito. La Cassazione ha ricordato che il suo ruolo non è quello di un “terzo grado” di giudizio, ma si limita al controllo sulla corretta applicazione della legge (sindacato di legittimità), senza poter sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici precedenti.

La Non Applicabilità della “Particolare Tenuità del Fatto”

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha ritenuto manifestamente infondata la richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p. La sentenza impugnata, infatti, aveva messo in luce come le modalità della condotta – in particolare la “dimestichezza” dell’imputato nel muoversi per procurarsi la sostanza e piazzarla immediatamente a chi l’aveva richiesta – fossero indicative di un fatto non particolarmente tenue. Questa valutazione, secondo la Cassazione, è dirimente e giustifica la non applicazione dell’istituto invocato.

La Genericità del Motivo sulla Pena

Infine, il terzo motivo, relativo all’eccessività della pena, è stato liquidato come “del tutto generico”. Il ricorrente si era limitato a lamentare una pena sproporzionata senza fornire argomentazioni specifiche o criticare in modo puntuale i criteri utilizzati dal giudice di merito per la sua determinazione. Un motivo così formulato non supera il vaglio di ammissibilità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche dell’Ordinanza

L’ordinanza in esame è un chiaro monito sull’importanza di redigere ricorsi per Cassazione che rispettino i rigidi paletti procedurali. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Non si può chiedere alla Cassazione di rifare il processo: I motivi di ricorso devono denunciare violazioni di legge o vizi logici manifesti della motivazione, non proporre una rilettura alternativa delle prove.
2. La “tenuità del fatto” non è automatica: Anche per i reati di lieve entità, l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. dipende da una valutazione complessiva della condotta, e la familiarità con dinamiche criminali può essere un elemento ostativo.
3. Un ricorso inammissibile costa caro: La dichiarazione di inammissibilità del ricorso stupefacenti (e di qualsiasi ricorso penale proposto “in colpa”) comporta non solo la condanna alle spese processuali, ma anche il pagamento di una sanzione pecuniaria, come previsto dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati non erano conformi ai requisiti di legge: il primo motivo chiedeva una rivalutazione delle prove, non consentita in Cassazione; il secondo era manifestamente infondato; il terzo era formulato in modo troppo generico.

Perché non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Non è stata applicata perché, secondo la valutazione dei giudici, le modalità della condotta dell’imputato – in particolare la sua dimestichezza nel procurarsi e cedere la sostanza stupefacente – lasciavano trasparire una non particolare tenuità del fatto, rendendo l’istituto non applicabile.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente, quest’ultimo viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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