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Inammissibilità ricorso: stop alla prescrizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che eccepiva la prescrizione del reato. La Corte ha chiarito che l’inammissibilità del ricorso impedisce di dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione maturata dopo la sentenza di appello, confermando la condanna e aggiungendo il pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Quando la Cassazione “Congela” la Prescrizione

L’ordinanza in esame offre uno spunto fondamentale per comprendere le conseguenze di un’impugnazione davanti alla Corte di Cassazione. In particolare, chiarisce come l’inammissibilità del ricorso possa precludere la possibilità per l’imputato di beneficiare della prescrizione del reato, anche se questa matura dopo la sentenza di appello. Una decisione che sottolinea l’importanza di presentare ricorsi fondati su motivi solidi e non meramente dilatori.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un imputato condannato in Corte d’Appello per il reato di minaccia aggravata. La difesa decide di presentare ricorso per cassazione, basando la propria argomentazione su un unico motivo: l’avvenuta prescrizione del reato. Secondo il ricorrente, il tempo massimo previsto dalla legge per perseguire il reato sarebbe decorso prima della pronuncia della sentenza d’appello.

Il Calcolo della Prescrizione e l’Inammissibilità del Ricorso

La Suprema Corte, nell’analizzare il caso, ha rigettato la tesi difensiva, definendo il ricorso manifestamente infondato. I giudici hanno proceduto a un ricalcolo preciso dei termini di prescrizione, evidenziando alcuni punti chiave:

* Errore sulla data del reato: Il reato non era stato commesso nella data indicata erroneamente nel capo di imputazione.
* Termine massimo: Il termine massimo di prescrizione per il reato contestato era di sette anni e sei mesi.
* Sospensioni: Al calcolo andavano aggiunti 124 giorni di sospensione del corso della prescrizione, dovuti a un rinvio per l’emergenza Covid e a un legittimo impedimento dell’imputato.

Sulla base di questi calcoli, la Corte ha stabilito che il termine prescrizionale sarebbe scaduto il 10 luglio 2024, una data successiva alla pronuncia della sentenza d’appello (14 marzo 2024). Di conseguenza, al momento della decisione di secondo grado, il reato non era ancora prescritto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Il punto cruciale della decisione risiede nel principio, consolidato dalle Sezioni Unite, secondo cui l’inammissibilità del ricorso per cassazione impedisce la formazione di un valido rapporto processuale. In parole semplici, un ricorso inammissibile è come se non fosse mai stato presentato. Questo ha una conseguenza fondamentale: la Corte non può rilevare e dichiarare la prescrizione del reato maturata dopo la data della sentenza impugnata. Il giudizio di inammissibilità “cristallizza” la situazione giuridica al momento della decisione di appello, rendendo definitiva la condanna.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio procedurale di grande importanza pratica. La presentazione di un ricorso per cassazione manifestamente infondato non solo non produce gli effetti sperati, ma comporta conseguenze negative per il ricorrente. In questo caso, oltre alla conferma della condanna, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. La decisione serve da monito: l’impugnazione in Cassazione deve essere basata su vizi di legittimità concreti e non può essere utilizzata come un mero espediente per guadagnare tempo sperando nella prescrizione.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene giudicato manifestamente infondato?
La Corte lo dichiara inammissibile. Ciò comporta la conferma della sentenza impugnata, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La Corte di Cassazione può dichiarare la prescrizione di un reato maturata dopo la sentenza d’appello?
No, non può farlo se il ricorso presentato è inammissibile. L’inammissibilità del ricorso preclude la formazione di un valido rapporto di impugnazione e, di conseguenza, impedisce alla Corte di rilevare cause di estinzione del reato sopravvenute alla sentenza impugnata.

Perché nel calcolo della prescrizione si tiene conto dei periodi di sospensione?
I periodi di sospensione, causati da eventi specifici previsti dalla legge (come rinvii per emergenza sanitaria o per legittimo impedimento dell’imputato), interrompono il decorso del tempo. La loro durata viene quindi sommata al termine di prescrizione ordinario, posticipando la data di estinzione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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