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Inammissibilità ricorso spaccio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con ordinanza 6168/2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per spaccio. La Corte ha ribadito che la valutazione dei fatti e delle prove, come la destinazione della droga, spetta ai giudici di merito. Essendo la motivazione della Corte d’Appello logica e adeguata, il ricorso è stato respinto con condanna al pagamento delle spese e di una sanzione di 3000 euro.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Spaccio: Quando la Cassazione Non Riesamina i Fatti

Con la recente ordinanza n. 6168/2024, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sui fatti, ma di custode della corretta applicazione della legge. Analizziamo una decisione che chiarisce i limiti del ricorso in Cassazione in materia di stupefacenti e le conseguenze dell’inammissibilità del ricorso per spaccio.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna per spaccio di sostanze stupefacenti emessa dalla Corte d’Appello di Roma. L’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, contestando la ricostruzione dei fatti e la valutazione delle prove effettuate dai giudici di merito. In particolare, la difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse erroneamente interpretato gli elementi a disposizione, desumendo la destinazione della sostanza allo spaccio anziché all’uso personale e travisando alcuni elementi probatori, come il riferimento al trasporto della droga.

La Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si basa su un punto cardine: i motivi presentati dall’imputato non denunciavano vizi di legittimità (cioè errori nell’applicazione della legge), ma miravano a ottenere una nuova e diversa valutazione del fatto e del materiale probatorio. Questo tipo di valutazione, sottolinea la Corte, è di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello), il cui giudizio, se logicamente motivato, non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni: la Valutazione del Giudice di Merito e l’Inammissibilità Ricorso Spaccio

La Corte ha ritenuto che la motivazione della sentenza d’appello fosse “congrua e adeguata”, nonché “esente da vizi logici”. I giudici di merito avevano correttamente basato la loro decisione su una pluralità di elementi fattuali convergenti, tra cui:

* Il dato ponderale: la quantità della sostanza sequestrata.
* La mancata prova dello stato di tossicodipendenza: l’imputato non aveva fornito elementi sufficienti a dimostrare che la droga fosse per uso personale.
* L’abitualità della condotta: desunta da precedenti specifici e recenti a carico dell’imputato.

La Cassazione ha inoltre smontato la doglianza relativa al presunto travisamento della prova sul “trasporto fuori dalla propria abitazione”. Secondo i giudici supremi, tale riferimento non era un elemento decisivo e poteva essere ragionevolmente inteso come indicazione del luogo dell’accertamento del reato, senza necessariamente implicare un trasferimento della sostanza dall’abitazione dell’imputato.

Di conseguenza, poiché il ricorso si risolveva in una richiesta di rilettura delle prove, è stato dichiarato inammissibile. Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro in favore della cassa delle ammende.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito importante: il ricorso in Cassazione non è una terza istanza per rimettere in discussione i fatti già accertati. Per avere successo, un ricorso deve concentrarsi su specifiche violazioni di legge o su vizi logici manifesti nella motivazione della sentenza impugnata. Tentare di ottenere una nuova valutazione del merito delle prove non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche significative conseguenze economiche per il ricorrente, come la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. La decisione rafforza la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità, pilastri del nostro ordinamento processuale.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché contestava la ricostruzione dei fatti e la valutazione delle prove, attività che spettano esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Corte di Cassazione interviene solo per verificare la corretta applicazione della legge, non per riesaminare i fatti.

Su quali elementi si è basata la condanna per spaccio confermata in appello?
La condanna si è basata su una serie di elementi concordanti: la quantità della sostanza detenuta (il dato ponderale), il fatto che l’imputato non avesse dimostrato di essere un tossicodipendente, e la presenza di precedenti penali recenti e specifici per lo stesso tipo di reato.

Quali sono le conseguenze economiche della dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, al pagamento delle spese processuali e di una somma aggiuntiva di 3.000,00 euro a favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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