LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso spaccio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per spaccio di sostanze stupefacenti. Il ricorso è stato respinto perché le censure sollevate miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita nel giudizio di legittimità. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, che avevano escluso la lieve entità del fatto data la quantità di droga (28 dosi tra cocaina e hashish) e le modalità organizzate della condotta (droga nascosta in un cespuglio). L’inammissibilità del ricorso spaccio ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso spaccio: quando la Cassazione conferma la condanna

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per riesaminare i fatti. Il caso in questione riguarda una condanna per spaccio di stupefacenti e la pronuncia di inammissibilità del ricorso spaccio offre spunti importanti sulla valutazione della lieve entità del fatto e sui limiti del giudizio di legittimità.

I fatti del caso

Un soggetto veniva condannato in primo grado e in appello per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Nello specifico, era stato trovato in possesso di 14 dosi medie di cocaina e 14 dosi medie di hashish. La particolarità della condotta risiedeva nelle modalità di occultamento: la droga era nascosta in un cespuglio, pronta per essere recuperata e ceduta in futuro. L’identificazione dell’imputato era avvenuta in modo immediato grazie all’uso di un sistema di fotosegnalamento in dotazione ai Carabinieri. Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione.

I motivi del ricorso e la valutazione della Corte

Il ricorrente basava la sua difesa su tre motivi principali:
1. Contestazione sulla responsabilità: Si criticava la ricostruzione dei fatti e l’attribuzione della responsabilità penale.
2. Mancato riconoscimento della lieve entità: Si chiedeva l’applicazione dell’ipotesi attenuata del reato, sostenendo che la condotta e il quantitativo non fossero particolarmente gravi.
3. Trattamento sanzionatorio: Si lamentava la mancata concessione di attenuanti, come quella del lucro di speciale tenuità e le attenuanti generiche.

La Corte di Cassazione ha rigettato tutte le argomentazioni, dichiarando il ricorso inammissibile.

Le motivazioni sulla inammissibilità del ricorso spaccio

La Suprema Corte ha chiarito che il ricorso era inammissibile principalmente perché le censure mosse non erano consentite nel giudizio di legittimità. Il ricorrente, infatti, tentava di ottenere una nuova valutazione delle prove e una diversa ricostruzione del fatto, attività che sono di esclusiva competenza dei giudici di merito (primo grado e appello). La Corte ha sottolineato come la sentenza d’appello, confermando quella di primo grado (cosiddetta “doppia conforme”), avesse fornito una motivazione congrua, logica e priva di vizi manifesti.

Nello specifico, la Corte ha osservato che:
* Il primo motivo era una semplice riproposizione di argomenti già esaminati e correttamente respinti in appello.
* Il secondo motivo era manifestamente infondato. I giudici di merito avevano logicamente escluso la lieve entità del fatto basandosi su due elementi chiave: le modalità della condotta (il nascondere la droga in un cespuglio per averla a portata di mano denota una certa organizzazione) e il quantitativo (28 dosi totali non sono considerate irrilevanti).
* Il terzo motivo, relativo alla pena, è stato ritenuto inammissibile perché afferente al merito del trattamento sanzionatorio, decisione che i giudici avevano motivato adeguatamente facendo riferimento al numero di dosi e ai precedenti penali specifici dell’imputato.

Le conclusioni della Corte di Cassazione

La decisione finale è stata la dichiarazione di inammissibilità del ricorso spaccio e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa ordinanza rafforza il principio secondo cui la Corte di Cassazione non è un “terzo giudice” dei fatti. Il suo compito è assicurare l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali. Se la motivazione dei giudici di merito è logica e completa, la ricostruzione dei fatti non può essere messa in discussione in sede di legittimità. La valutazione della gravità del reato, inclusa la lieve entità, rimane ancorata a criteri oggettivi come quantità e modalità, la cui interpretazione spetta al giudice che valuta le prove.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché conteneva censure non consentite nel giudizio di Cassazione, come la richiesta di una nuova ricostruzione dei fatti e valutazione delle prove, che sono di competenza esclusiva dei giudici di merito. Inoltre, i motivi erano in parte una riproposizione di argomenti già respinti.

Per quale motivo non è stata riconosciuta l’ipotesi del ‘fatto di lieve entità’?
L’ipotesi di lieve entità è stata esclusa a causa delle modalità della condotta, ovvero l’occultamento dello stupefacente in un cespuglio per averlo a disposizione per future cessioni, che implica una certa organizzazione, e per il quantitativo non trascurabile di sostanza (14 dosi di cocaina e 14 di hashish).

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice d’appello?
No, non è possibile. Il giudizio della Corte di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Ciò significa che la Corte non può riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti, ma solo verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati