Inammissibilità Ricorso Sorveglianza: Quando la Cassazione Conferma il No alle Misure Alternative
L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei limiti del giudizio della Corte di Cassazione in materia di misure alternative alla detenzione, sottolineando la centralità della valutazione del Tribunale di Sorveglianza. Affrontiamo un caso di inammissibilità del ricorso sorveglianza in cui la Suprema Corte ha ribadito che non può sostituirsi al giudice di merito nell’apprezzamento dei fatti, ma deve limitarsi a un controllo di legittimità sulla decisione.
I Fatti del Caso
Un soggetto, condannato e detenuto, presentava istanza al Tribunale di Sorveglianza per ottenere la misura della detenzione domiciliare. Il Tribunale, con ordinanza del 9 aprile 2025, respingeva la richiesta. La decisione del Tribunale si basava su una valutazione complessiva della personalità e della storia del condannato, ritenendo impossibile formulare una prognosi favorevole circa la sua affidabilità e il rischio di recidiva. Avverso tale provvedimento, il condannato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una presunta violazione di legge e vizi di motivazione.
La Decisione sul Ricorso Sorveglianza e la sua Inammissibilità
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della richiesta di detenzione domiciliare, ma si concentra sulla natura stessa del ricorso presentato. La Suprema Corte ha stabilito che le doglianze sollevate dal ricorrente erano manifestamente infondate, in quanto non denunciavano reali violazioni di legge o difetti logici evidenti nella motivazione del Tribunale di Sorveglianza. Al contrario, il ricorso mirava a ottenere una nuova e diversa valutazione degli elementi di merito, un compito che esula completamente dalle competenze della Corte di Cassazione, la quale svolge unicamente un giudizio di legittimità.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte ha ritenuto che il ragionamento del Tribunale di Sorveglianza fosse completo, coerente e privo di illogicità manifeste. Il diniego della misura alternativa era stato solidamente ancorato a una serie di elementi concreti e specifici:
* Numerosi precedenti penali: La storia criminale del soggetto indicava una spiccata tendenza a delinquere.
* Precedenti fallimenti: In passato, la concessione di altre misure alternative non aveva impedito al condannato di commettere nuovi reati.
* Condotta in carcere: Il comportamento tenuto durante la detenzione non era stato ritenuto regolarmente positivo.
* Parere negativo: Il gruppo di osservazione e trattamento, l’organo tecnico che valuta il percorso del detenuto, aveva espresso parere contrario alla concessione della misura.
Di fronte a questo quadro, la Cassazione ha concluso che il ricorrente, pur lamentando formalmente vizi di legge, stava in realtà chiedendo una rivalutazione dei fatti, sperando in un esito diverso. Tale richiesta è inammissibile nel giudizio di legittimità. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un ricorso palesemente infondato.
Conclusioni e Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Il suo compito è assicurare l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali. Quando un Tribunale di Sorveglianza fornisce una motivazione logica, coerente e basata su elementi concreti per negare una misura alternativa, la sua decisione è insindacabile in sede di legittimità, a meno che non emergano palesi violazioni di legge o vizi logici macroscopici. Per i condannati e i loro difensori, ciò significa che un ricorso in Cassazione avverso un diniego di misure alternative ha possibilità di successo solo se si è in grado di dimostrare un errore di diritto o un’argomentazione palesemente irrazionale da parte del giudice di merito, e non semplicemente proponendo una lettura diversa dei fatti.
Perché il Tribunale di Sorveglianza ha negato la detenzione domiciliare?
Il Tribunale ha negato la misura perché non è stato possibile formulare una prognosi positiva sulla non recidivanza e sull’affidabilità del condannato. Questa valutazione si basava sui suoi numerosi precedenti penali, sulla commissione di nuovi reati dopo precedenti misure alternative, sulla condotta non regolare in carcere e sul parere negativo del gruppo di osservazione e trattamento.
Per quale motivo la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché lo ha ritenuto manifestamente infondato. Il ricorrente non ha evidenziato reali violazioni di legge o vizi logici nella decisione del Tribunale, ma ha chiesto una nuova valutazione dei fatti, un’operazione che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione, la quale svolge solo un controllo di legittimità.
Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza?
Oltre al rigetto della sua richiesta, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è prevista per scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente privi di fondamento.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 33438 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 33438 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 25/09/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME nato a PALERMO il 16/12/1976
avverso l’ordinanza del 09/04/2025 del TRIB. SORVEGLIANZA di CATANIA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
t
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Visti gli atti.
Esaminati il ricorso e la ordinanza impugnata.
Rilevato che il ricorso di NOME COGNOME sollecita apprezzamenti di merito estranei al giudizio di legittimità e, laddove denuncia violazione di legge e vizi motivazionali, è comunque manifestamente infondato;
Considerato infatti che il Tribunale di sorveglianza di Catania, con motivazione adeguata e non manifestamente illogica, ha respinto la domanda di detenzione domiciliare ritenendo di non potere formulare, allo stato, una prognosi di non recidivanza e di affidabilità esterna nei confronti del condannato in ragione dei suoi numerosi precedenti penali, delle precedenti concessioni di misure alternative alla detenzione seguite dalla commissione di nuovi reati, della non regolare condotta in carcere e del parere non favorevole alla concessione di una misura alternativa espresso dal gruppo di osservazione e trattamento;
Rilevato che il condannato, rispetto a tale compiuto e coerente ragionamento svolto dal Tribunale di sorveglianza, pur lamentando la violazione di legge ed il vizio di motivazione, sollecita in realtà una differente (ed inammissibile) valutazione degli elementi di merito, rispetto a quella razionalmente svolta dal giudice a quo per respingere le sue richieste di misure alternative alla detenzione;
Ritenuto, pertanto, che deve essere dichiarata l’inammissibilità del ricorso, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in mancanza di elementi atti a escludere la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, al versamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso in Roma, il 25 settembre 2025.