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Inammissibilità ricorso sorveglianza: analisi Cass.

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso di un detenuto contro l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza che aveva negato la detenzione domiciliare. La decisione si basa sulla valutazione negativa della pericolosità sociale del soggetto, fondata su precedenti penali, recidiva e condotta carceraria. La Suprema Corte ribadisce che il suo ruolo non è riesaminare i fatti, ma solo verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione del giudice di merito, che in questo caso è stata ritenuta adeguata.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Sorveglianza: Quando la Cassazione Conferma il No alle Misure Alternative

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei limiti del giudizio della Corte di Cassazione in materia di misure alternative alla detenzione, sottolineando la centralità della valutazione del Tribunale di Sorveglianza. Affrontiamo un caso di inammissibilità del ricorso sorveglianza in cui la Suprema Corte ha ribadito che non può sostituirsi al giudice di merito nell’apprezzamento dei fatti, ma deve limitarsi a un controllo di legittimità sulla decisione.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato e detenuto, presentava istanza al Tribunale di Sorveglianza per ottenere la misura della detenzione domiciliare. Il Tribunale, con ordinanza del 9 aprile 2025, respingeva la richiesta. La decisione del Tribunale si basava su una valutazione complessiva della personalità e della storia del condannato, ritenendo impossibile formulare una prognosi favorevole circa la sua affidabilità e il rischio di recidiva. Avverso tale provvedimento, il condannato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una presunta violazione di legge e vizi di motivazione.

La Decisione sul Ricorso Sorveglianza e la sua Inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della richiesta di detenzione domiciliare, ma si concentra sulla natura stessa del ricorso presentato. La Suprema Corte ha stabilito che le doglianze sollevate dal ricorrente erano manifestamente infondate, in quanto non denunciavano reali violazioni di legge o difetti logici evidenti nella motivazione del Tribunale di Sorveglianza. Al contrario, il ricorso mirava a ottenere una nuova e diversa valutazione degli elementi di merito, un compito che esula completamente dalle competenze della Corte di Cassazione, la quale svolge unicamente un giudizio di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto che il ragionamento del Tribunale di Sorveglianza fosse completo, coerente e privo di illogicità manifeste. Il diniego della misura alternativa era stato solidamente ancorato a una serie di elementi concreti e specifici:

* Numerosi precedenti penali: La storia criminale del soggetto indicava una spiccata tendenza a delinquere.
* Precedenti fallimenti: In passato, la concessione di altre misure alternative non aveva impedito al condannato di commettere nuovi reati.
* Condotta in carcere: Il comportamento tenuto durante la detenzione non era stato ritenuto regolarmente positivo.
* Parere negativo: Il gruppo di osservazione e trattamento, l’organo tecnico che valuta il percorso del detenuto, aveva espresso parere contrario alla concessione della misura.

Di fronte a questo quadro, la Cassazione ha concluso che il ricorrente, pur lamentando formalmente vizi di legge, stava in realtà chiedendo una rivalutazione dei fatti, sperando in un esito diverso. Tale richiesta è inammissibile nel giudizio di legittimità. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un ricorso palesemente infondato.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Il suo compito è assicurare l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali. Quando un Tribunale di Sorveglianza fornisce una motivazione logica, coerente e basata su elementi concreti per negare una misura alternativa, la sua decisione è insindacabile in sede di legittimità, a meno che non emergano palesi violazioni di legge o vizi logici macroscopici. Per i condannati e i loro difensori, ciò significa che un ricorso in Cassazione avverso un diniego di misure alternative ha possibilità di successo solo se si è in grado di dimostrare un errore di diritto o un’argomentazione palesemente irrazionale da parte del giudice di merito, e non semplicemente proponendo una lettura diversa dei fatti.

Perché il Tribunale di Sorveglianza ha negato la detenzione domiciliare?
Il Tribunale ha negato la misura perché non è stato possibile formulare una prognosi positiva sulla non recidivanza e sull’affidabilità del condannato. Questa valutazione si basava sui suoi numerosi precedenti penali, sulla commissione di nuovi reati dopo precedenti misure alternative, sulla condotta non regolare in carcere e sul parere negativo del gruppo di osservazione e trattamento.

Per quale motivo la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché lo ha ritenuto manifestamente infondato. Il ricorrente non ha evidenziato reali violazioni di legge o vizi logici nella decisione del Tribunale, ma ha chiesto una nuova valutazione dei fatti, un’operazione che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione, la quale svolge solo un controllo di legittimità.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza?
Oltre al rigetto della sua richiesta, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è prevista per scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente privi di fondamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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