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Inammissibilità ricorso: recidiva e spese legali

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità ricorso presentato da alcuni imputati, confermando la decisione della Corte d’Appello. La pronuncia sottolinea come la recidiva e la pericolosità sociale del reo, manifestata dalla commissione di un nuovo delitto a scopo di lucro, precludano un giudizio di bilanciamento favorevole delle circostanze. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso in Cassazione: il Ruolo della Recidiva e le Conseguenze Economiche

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema dell’inammissibilità ricorso quando i motivi proposti sono manifestamente infondati, soprattutto in presenza di recidiva. Questa decisione non solo chiarisce i limiti dell’impugnazione in sede di legittimità, ma sottolinea anche le severe conseguenze economiche per chi intraprende un’azione legale senza solide basi giuridiche.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dai ricorsi presentati da cinque individui avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. Gli appellanti contestavano la loro condanna, sollevando questioni che, a detta della Suprema Corte, erano già state adeguatamente esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio con argomentazioni giuridiche corrette e prive di illogicità.

La Decisione della Corte: l’Inammissibilità Ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità ricorso di tutti i ricorrenti. La decisione si fonda sulla constatazione che i motivi addotti non erano idonei a scalfire la coerenza e la correttezza della sentenza impugnata. In particolare, due aspetti sono stati determinanti: la sussistenza della recidiva e l’impossibilità di un diverso bilanciamento delle circostanze.

Il Peso della Recidiva nella Valutazione

Uno degli elementi centrali della motivazione è stato il riconoscimento della recidiva. Uno degli imputati aveva già accumulato sei condanne per violazioni della stessa normativa, oltre ad altri reati come ricettazione, sostituzione di persona e truffa. Secondo la Corte, il fatto di essere ricaduto nella commissione di un delitto identico, palesemente a scopo di lucro, non fa che dimostrare una ‘più accentuata pericolosità’ del soggetto. Questo profilo è stato considerato decisivo per negare qualsiasi attenuazione della pena.

Il Divieto di Bilanciamento Favorevole: lo ‘Sbarramento’ dell’Art. 69 cod. pen.

La difesa aveva sperato in un giudizio di bilanciamento delle circostanze più favorevole, che potesse portare a una pena più mite. Tuttavia, la Corte ha richiamato l’esistenza di uno ‘sbarramento’ normativo, rappresentato dall’articolo 69, comma 4, del codice penale. Questa norma impedisce al giudice di considerare le circostanze attenuanti come prevalenti sulle aggravanti qualificate, come la recidiva in determinati casi. Tale ostacolo legale ha reso impossibile accogliere le richieste dei ricorrenti.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su un’applicazione rigorosa delle norme processuali e sostanziali. La Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero costruito un ‘apparato argomentativo immune da profili di illogicità manifesta’. Di fronte a una motivazione così solida, il ricorso in Cassazione, che può vertere solo su vizi di legittimità e non sul riesame dei fatti, non poteva che essere respinto. La Corte ha ribadito che la valutazione della pericolosità sociale e la corretta applicazione delle norme sul bilanciamento delle circostanze sono state effettuate in modo ineccepibile dalla Corte d’Appello.

La conseguenza diretta dell’inammissibilità ricorso è l’applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale. Questa disposizione prevede che, in assenza di una dimostrata mancanza di colpa nel determinare la causa di inammissibilità (come stabilito anche dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 186/2000), i ricorrenti debbano essere condannati al pagamento delle spese del procedimento.

In aggiunta alle spese, la Corte ha imposto il pagamento di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende, ritenendo tale somma ‘equa’ in relazione al caso di specie.

Conclusioni

Questa ordinanza serve da monito: adire la Corte di Cassazione richiede motivi di ricorso seri, specifici e giuridicamente fondati. La presentazione di appelli basati su argomentazioni già respinte e manifestamente infondate non solo è destinata all’insuccesso, ma comporta anche significative conseguenze economiche. La pronuncia conferma la fermezza del sistema giudiziario nel sanzionare l’abuso dello strumento processuale e nel valorizzare la pericolosità sociale del reo, specialmente in casi di recidiva, come elemento ostativo a trattamenti sanzionatori più miti.

Perché i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché basati su argomenti già correttamente valutati e respinti dalla Corte d’Appello, risultando quindi manifestamente infondati e non idonei a criticare la logicità della sentenza impugnata.

Che ruolo ha avuto la recidiva nella decisione?
La recidiva ha avuto un ruolo cruciale. Le precedenti condanne di uno degli imputati per reati simili hanno dimostrato una sua accentuata pericolosità sociale, portando all’applicazione di una norma (art. 69, co. 4, c.p.) che ha impedito un bilanciamento delle circostanze a lui favorevole.

Quali sono le conseguenze economiche per i ricorrenti?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità, i ricorrenti sono stati condannati in solido al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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