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Inammissibilità ricorso: quando scatta la sanzione?

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso avverso una condanna della Corte d’Appello. La decisione evidenzia che, in caso di inammissibilità ricorso, il proponente è tenuto non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come previsto dalla legge.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza e le Conseguenze Economiche

L’ordinanza in esame, emessa dalla settima sezione penale della Corte di Cassazione, offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla dichiarazione di inammissibilità ricorso. Questo provvedimento non solo chiude la porta a un ulteriore esame del merito della vicenda processuale, ma comporta anche specifiche sanzioni economiche a carico del proponente. Analizziamo insieme i dettagli del caso e le implicazioni legali.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato dalla Corte d’Appello di Napoli con una sentenza del 29 ottobre 2024, ha presentato ricorso per Cassazione. Tra i motivi di impugnazione, la difesa sosteneva che la pena inflitta fosse sproporzionata e che la sostanza illecita oggetto del reato fosse destinata, almeno in parte, a un uso personale. L’obiettivo era ottenere un annullamento o una riforma della decisione di secondo grado.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, dopo aver esaminato il ricorso, ha emesso un’ordinanza di inammissibilità. Questa decisione implica che i giudici non sono entrati nel merito delle questioni sollevate dalla difesa, ritenendo il ricorso privo dei requisiti necessari per essere discusso. Di conseguenza, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni dietro l’Inammissibilità del Ricorso

La Corte ha basato la sua decisione su diversi elementi. In primo luogo, ha ritenuto che i parametri di proporzionalità e offensività della pena fossero stati pienamente rispettati nella sentenza impugnata, richiamando precedenti giurisprudenziali consolidati. Questo ha reso infondato il primo motivo di ricorso.

Per quanto riguarda il secondo motivo, relativo alla presunta destinazione della sostanza a uso personale, la Corte lo ha considerato “assorbito e comunque sanzionabile con l’inammissibilità”. Ciò significa che, anche a fronte di tale argomentazione, il ricorso non presentava i caratteri di specificità e fondatezza richiesti dalla legge per superare il vaglio preliminare di ammissibilità.

La conseguenza diretta, prevista dall’articolo 616 del codice di procedura penale, è la condanna del ricorrente alle spese e a una sanzione pecuniaria. La Corte ha stabilito tale importo in tremila euro, non ravvisando alcuna ragione per esonerare il ricorrente da tale pagamento.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la presentazione di un ricorso per Cassazione non è priva di conseguenze. Un ricorso che manca dei requisiti di legge non solo non verrà esaminato nel merito, ma esporrà il proponente a costi significativi. La sanzione a favore della Cassa delle ammende non è una mera spesa processuale, ma una vera e propria sanzione volta a scoraggiare impugnazioni dilatorie o manifestamente infondate. Pertanto, è cruciale che un ricorso sia supportato da motivi seri, specifici e giuridicamente validi per evitare l’esito negativo dell’inammissibilità ricorso e le relative sanzioni economiche.

Cosa succede quando un ricorso in materia penale viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, non esamina il merito della questione. Come conseguenza diretta, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, condanna la parte privata che ha proposto il ricorso al pagamento delle spese processuali.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare tremila euro alla Cassa delle ammende?
Oltre alle spese processuali, l’art. 616 c.p.p. prevede che, in caso di inammissibilità, il ricorrente sia condannato anche al pagamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. L’importo viene stabilito discrezionalmente dalla Corte e serve a sanzionare la presentazione di un’impugnazione che non possiede i requisiti di legge.

Sostenere che una sostanza stupefacente sia per uso personale è sufficiente a rendere ammissibile un ricorso?
No, non necessariamente. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto tale motivo di ricorso inidoneo a superare il vaglio di ammissibilità, considerandolo assorbito e comunque non sufficientemente fondato per giustificare un esame nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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