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Inammissibilità ricorso: quando l’appello è infondato

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso contro una condanna per violazione delle misure di prevenzione. Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato perché si limitava a riproporre argomenti già respinti in appello, come la difficoltà economica e la richiesta di non punibilità, senza contestare specificamente le motivazioni della corte territoriale. Questo caso evidenzia il principio di inammissibilità ricorso per motivi non specifici.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando Ripetere le Stesse Difese Non Basta

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: l’inammissibilità ricorso quando questo si limita a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte nel precedente grado di giudizio, senza una critica specifica e puntuale alla motivazione della sentenza impugnata. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere i requisiti di un ricorso efficace e le conseguenze di una sua errata impostazione.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato in primo grado dal Tribunale per il reato previsto dall’art. 76, comma 4, del d.lgs. 159/2011 (Codice Antimafia), relativo alla violazione delle prescrizioni imposte con una misura di prevenzione. La Corte d’Appello, in parziale riforma, rideterminava la pena in due mesi di arresto. Contro questa decisione, il difensore proponeva ricorso per Cassazione, basandolo su due motivi principali: l’assenza dell’elemento psicologico del reato, giustificata dalla mancanza di disponibilità economica, e l’errato diniego della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

I Motivi del Ricorso e l’Inammissibilità Ricorso per Genericità

Il ricorrente sosteneva, da un lato, di non aver potuto adempiere alle prescrizioni per una comprovata impossidenza e, dall’altro, che il fatto commesso fosse talmente lieve da non meritare una sanzione penale. Tuttavia, la Suprema Corte ha osservato che queste argomentazioni non erano nuove. Erano le stesse identiche doglianze già presentate e rigettate dalla Corte d’Appello.

Il punto focale della decisione della Cassazione risiede proprio qui: il ricorso non si confrontava con la motivazione della sentenza di secondo grado. Invece di spiegare perché il ragionamento dei giudici d’appello fosse errato, si limitava a riproporre pedissequamente le medesime censure. Questo comportamento processuale viola il principio di specificità dei motivi di ricorso e conduce inevitabilmente a una dichiarazione di inammissibilità.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza, basando la sua decisione su argomentazioni chiare e consolidate in giurisprudenza.

La Congruità della Motivazione della Corte d’Appello

I giudici di legittimità hanno evidenziato come la Corte d’Appello avesse già affrontato in modo completo ed esauriente entrambi i punti sollevati dalla difesa. La motivazione della sentenza di secondo grado era stata ritenuta logica e congrua. Di fronte a una motivazione adeguata, il ricorrente ha l’onere di smontarla pezzo per pezzo, indicando le specifiche illogicità o violazioni di legge. Limitarsi a ripetere la propria versione non è sufficiente.

Sulla Mancanza di Disponibilità Economica

La Corte d’Appello aveva considerato la situazione economica del soggetto, tanto che il Tribunale aveva persino concesso il pagamento rateale della cauzione. Tuttavia, i giudici di secondo grado avevano sottolineato come il ricorrente non si fosse minimamente attivato per adempiere, nemmeno nei limiti delle sue riconosciute e limitate possibilità. Questa totale inerzia è stata interpretata come un’assenza di volontà di rispettare la legge, superando la semplice giustificazione della difficoltà economica.

Sul Diniego dell’Art. 131-bis

Anche riguardo alla particolare tenuità del fatto, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione precisa: l’applicazione di tale causa di non punibilità era stata esclusa a causa della “pericolosità sociale qualificata” del soggetto. Si tratta di un giudizio che, se motivato, impedisce il riconoscimento di questo beneficio. Il ricorso per Cassazione non ha contestato nel merito tale valutazione, rendendo anche questo motivo di ricorso inefficace.

Conclusioni

La decisione in commento è un monito importante: un ricorso per Cassazione non è una terza istanza di giudizio sul merito dei fatti. È, invece, un controllo sulla legittimità e sulla logicità della decisione impugnata. Pertanto, per evitare una declaratoria di inammissibilità ricorso, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, è indispensabile che l’atto di impugnazione contenga una critica specifica, argomentata e pertinente alle motivazioni della sentenza che si intende contestare. La mera riproposizione dei motivi d’appello equivale a un ricorso sterile e destinato al fallimento.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza, poiché si limitava a riproporre le stesse censure già presentate in appello, senza confutare specificamente le argomentazioni con cui la Corte d’Appello le aveva respinte.

La difficoltà economica può escludere la colpevolezza per il reato contestato?
Secondo la Corte, la difficoltà economica non è stata ritenuta sufficiente a escludere la colpevolezza. I giudici hanno sottolineato che, nonostante fosse stata concessa la possibilità di un pagamento rateale, il ricorrente non si era attivato in alcun modo per adempiere, neppure nei limiti delle sue possibilità.

Per quale motivo non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis cod. pen.)?
L’applicazione della causa di non punibilità è stata negata a causa della “pericolosità sociale qualificata” del ricorrente, che i giudici di secondo grado hanno ritenuto essere un ostacolo all’applicazione di tale beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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