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Inammissibilità ricorso: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 36678/2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato condannato per reati connessi agli stupefacenti ed evasione. La decisione si fonda sulla totale genericità e aspecificità dei motivi di appello, che non si confrontavano criticamente con la solida motivazione della sentenza impugnata. La Corte ha ribadito che un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere censure precise e dettagliate, pena la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: La Cassazione Sottolinea l’Obbligo di Specificità dei Motivi

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase cruciale che richiede rigore e precisione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda un principio fondamentale: la specificità dei motivi. Senza di essa, si rischia una declaratoria di inammissibilità del ricorso, con conseguenze negative per l’imputato. Analizziamo insieme una decisione che illustra perfettamente questa regola procedurale.

Il Contesto del Caso Giudiziario

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte di Appello di Roma. L’imputato era stato ritenuto responsabile per reati previsti dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/90 (relativo a casi di lieve entità in materia di stupefacenti) e dall’art. 385 del codice penale (evasione). Le sentenze di merito avevano confermato la sua colpevolezza.

Contro la decisione della Corte d’Appello, il difensore dell’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando, in un unico motivo, la violazione dell’art. 129 del codice di procedura penale.

L’Inammissibilità del Ricorso per Genericità dei Motivi

La Corte di Cassazione, esaminando l’atto, ha immediatamente rilevato un vizio insanabile che ha portato a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso. I giudici supremi hanno constatato che le ragioni della doglianza erano state formulate in termini “del tutto aspecifici”, contenendo “censure assolutamente generiche” riguardo alla motivazione della sentenza impugnata.

Secondo la Corte, l’appello non era altro che una critica vaga, priva di un reale confronto con l’articolato e coerente apparato argomentativo che sosteneva la decisione della Corte d’Appello. Questo approccio viola i principi cardine del processo penale in materia di impugnazioni.

La Regola della Specificità nel Codice di Procedura Penale

Gli articoli 581 e 591 del codice di procedura penale sono chiari: i motivi di ricorso devono indicare specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sorreggono ogni richiesta. Non è sufficiente una mera enunciazione di dissenso, ma è necessario un confronto critico e puntuale con la decisione che si intende impugnare. L’atto di appello deve “dialogare” con la sentenza, evidenziandone i presunti errori logici o giuridici in modo circostanziato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Nel motivare la propria decisione, la Suprema Corte ha evidenziato come nel caso di specie fosse “assente ogni confronto con le adeguate giustificazioni a sostegno dell’affermazione di responsabilità dell’imputato”. La sentenza della Corte d’Appello, al contrario di quanto sostenuto dal ricorrente, era ben motivata sotto ogni profilo dedotto dalla difesa. Il ricorso, invece, si è limitato a una critica generica, senza mai entrare nel merito delle argomentazioni dei giudici di secondo grado.

Questa mancanza di specificità trasforma l’impugnazione in un atto sterile, incapace di attivare il controllo di legittimità della Corte di Cassazione. Pertanto, i giudici non hanno potuto fare altro che dichiarare il ricorso inammissibile, applicando rigorosamente le disposizioni del codice di procedura penale.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Decisione

La declaratoria di inammissibilità ha comportato due conseguenze dirette per il ricorrente:
1. La condanna al pagamento delle spese processuali.
2. Il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi di ricorsi inammissibili.

Dal punto di vista pratico, questa ordinanza ribadisce un monito fondamentale per gli operatori del diritto: la redazione di un atto di impugnazione richiede la massima cura e precisione. Le critiche devono essere mirate, specifiche e fondate su elementi concreti, altrimenti il ricorso non supererà il vaglio di ammissibilità, con la conseguenza di rendere definitiva la condanna e di aggravare la posizione dell’assistito con ulteriori oneri economici.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se non rispetta i requisiti formali previsti dalla legge, ad esempio quando i motivi presentati sono formulati in modo del tutto generico e aspecifico, senza confrontarsi criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata.

Cosa significa che i motivi di un ricorso sono “aspecifici”?
Significa che le critiche mosse alla sentenza sono vaghe e non indicano in modo preciso le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che dovrebbero sostenere l’annullamento o la riforma della decisione, come invece richiesto dagli articoli 581 e 591 del codice di procedura penale.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente se il suo ricorso è dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una sanzione pecuniaria (nel caso specifico, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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