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Inammissibilità ricorso: quando la pena è chiara

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato che lamentava l’incertezza della pena. Dopo che la Corte d’Appello aveva dichiarato la prescrizione per uno dei due capi d’imputazione, la pena residua di tre mesi di reclusione era, secondo i giudici, chiaramente desumibile dalla lettura congiunta della sentenza di primo e secondo grado. L’inammissibilità ricorso è stata quindi confermata, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso: quando la lettura delle sentenze chiarisce la pena

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sul concetto di inammissibilità ricorso per manifesta infondatezza, specialmente quando l’incertezza della pena viene sollevata come motivo di impugnazione. Questo caso dimostra come la pena finale, anche se non esplicitata numericamente nel dispositivo d’appello, possa essere chiaramente determinata attraverso una lettura combinata delle decisioni di primo e secondo grado.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna in primo grado per due distinti capi d’imputazione. Al condannato era stata inflitta una pena di un anno di reclusione per il capo a) e di tre mesi per il capo b). In seguito, la Corte d’Appello, investita del caso, ha dichiarato di non doversi procedere per il reato di cui al capo a) a causa dell’intervenuta prescrizione. Di conseguenza, la pena relativa a tale imputazione veniva meno, ma la Corte non specificava nel dispositivo la pena residua.
L’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando proprio l’assenza nel dispositivo della sentenza d’appello di una chiara indicazione della pena finale da scontare, sostenendo che ciò generasse un’incertezza giuridica.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Inammissibilità Ricorso

La Suprema Corte ha respinto la tesi difensiva, dichiarando l’inammissibilità ricorso per manifesta infondatezza. I giudici hanno stabilito che non sussisteva alcuna incertezza sulla pena residua. La decisione si fonda su un principio di logica giuridica e di economia processuale: la ‘congiunta lettura’ delle due sentenze di merito (primo grado e appello) permette di determinare senza alcun dubbio la sanzione finale.
Essendo venuta meno la condanna per il capo a), era evidente che l’unica pena ancora valida fosse quella di tre mesi di reclusione inflitta per il capo b). L’argomentazione del ricorrente è stata quindi ritenuta pretestuosa e non meritevole di un esame nel merito.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la pena era stata ‘determinata dalla congiunta lettura delle due decisioni’. La prescrizione del reato più grave aveva semplicemente eliminato la relativa pena, lasciando intatta quella per il reato residuo, già quantificata dal primo giudice. L’assenza di un ricalcolo esplicito nel dispositivo della Corte d’Appello non costituisce un vizio della sentenza, poiché il risultato è logicamente e matematicamente inequivocabile. La manifesta infondatezza del motivo di ricorso ha quindi condotto a una declaratoria di inammissibilità e alla conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, una misura volta a sanzionare l’abuso dello strumento processuale.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione deve basarsi su vizi concreti e sostanziali della decisione impugnata. Non è ammissibile sollevare questioni pretestuose o fondate su una presunta incertezza che, in realtà, può essere facilmente risolta attraverso la semplice analisi combinata degli atti processuali. La decisione funge da monito contro i ricorsi dilatori o infondati, che non solo vengono respinti, ma comportano anche conseguenze economiche per chi li propone, contribuendo a preservare l’efficienza del sistema giudiziario.

Quando un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile quando è manifestamente infondato, ovvero quando le ragioni addotte sono palesemente prive di fondamento giuridico, come nel caso di una presunta incertezza della pena che in realtà non sussiste.

Cosa succede alla pena se uno dei reati contestati viene dichiarato prescritto in appello?
La pena corrispondente al reato prescritto viene eliminata. La condanna definitiva riguarderà solo i reati non prescritti e la pena residua sarà quella originariamente inflitta per tali reati, come si desume dalla lettura congiunta delle sentenze di merito.

Perché il ricorrente è stato condannato al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende?
La condanna al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende è una conseguenza prevista dalla legge quando un ricorso viene dichiarato inammissibile. Tale sanzione ha lo scopo di scoraggiare la presentazione di impugnazioni palesemente infondate o dilatorie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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