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Inammissibilità ricorso: quando la Cassazione lo nega

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità ricorso presentato da un soggetto condannato per violazione del DASPO. Il ricorso, basato su una presunta incapacità di intendere e volere non provata tempestivamente, è stato ritenuto generico e riproduttivo di motivi già respinti, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso in Cassazione: Analisi di un Caso Pratico

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei rigorosi criteri che regolano l’accesso al giudizio di legittimità e delle conseguenze che derivano dalla presentazione di un gravame privo dei requisiti di legge. Il caso riguarda l’inammissibilità ricorso per Cassazione contro una condanna per violazione del DASPO, fondato su motivi ritenuti generici e già esaminati nei precedenti gradi di giudizio.

I Fatti del Processo

Un individuo veniva condannato in primo e in secondo grado per il reato previsto dalla legge sulle manifestazioni sportive. Nello specifico, non aveva rispettato l’obbligo di presentazione presso le autorità nell’orario prestabilito, come imposto dalla misura del DASPO a cui era sottoposto. Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Inammissibilità Ricorso

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ponendo fine al percorso giudiziario del ricorrente e confermando, di fatto, la sua condanna. La decisione si fonda su una valutazione prettamente processuale, senza entrare nel merito della colpevolezza.

I Motivi del Ricorso

Il ricorrente lamentava principalmente due aspetti: un vizio di motivazione da parte della Corte d’Appello e la violazione delle norme del codice penale sull’imputabilità (artt. 85, 88, 89 c.p.). La difesa sosteneva che i giudici di merito avessero errato nel non acquisire una consulenza medico-legale proveniente da un altro procedimento. In quel diverso processo, l’imputato era stato assolto per totale incapacità di intendere e di volere. Secondo la tesi difensiva, trattandosi di un vizio mentale permanente, tale accertamento avrebbe dovuto essere considerato rilevante e decisivo anche nel presente giudizio.

L’Analisi della Corte

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente questa linea difensiva. Ha stabilito che il motivo di ricorso era formulato in modo non specifico e, soprattutto, si limitava a riproporre una doglianza già esaminata e motivatamente respinta dalla Corte d’Appello. Questo rende il ricorso un mero tentativo di ridiscutere il merito dei fatti, attività preclusa nel giudizio di legittimità.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si articola su due punti principali. In primo luogo, viene sottolineata la coerenza e la logicità dell’argomentazione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva correttamente evidenziato che la richiesta di rinnovazione dell’istruttoria (cioè di acquisire la consulenza medica) era stata rigettata perché tardiva: la difesa avrebbe potuto e dovuto produrre quel documento già nel processo di primo grado.

In secondo luogo, la richiesta è stata definita ‘esplorativa’. La consulenza medica, infatti, si riferiva a un periodo di tempo molto precedente rispetto al momento in cui è stato commesso il reato per cui si procedeva. Non vi erano quindi elementi concreti per ritenere che quella condizione di incapacità sussistesse ancora al momento dei fatti. Presentare un ricorso ‘senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità’ è un requisito fondamentale, che in questo caso, secondo la Corte, non è stato rispettato.

Conclusioni: Le Conseguenze Pratiche della Decisione

La declaratoria di inammissibilità ricorso comporta, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, due conseguenze economiche dirette per il ricorrente. La prima è la condanna al pagamento delle spese processuali sostenute dallo Stato. La seconda è il versamento di una somma di denaro, fissata in via equitativa in € 3.000,00, in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove riesaminare i fatti, ma un rimedio straordinario per correggere specifici errori di diritto. La sua presentazione deve essere supportata da motivi solidi, specifici e non meramente riproduttivi di argomenti già vagliati.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché era formulato in modo non specifico e riproponeva una questione già esaminata e motivatamente respinta dai giudici di merito, senza presentare nuovi e validi argomenti di diritto.

Perché la consulenza medica di un altro processo non è stata considerata?
La richiesta di acquisire la consulenza è stata respinta perché la difesa avrebbe potuto produrla già nel processo di primo grado. Inoltre, è stata giudicata ‘esplorativa’ in quanto si riferiva a un periodo temporale molto lontano dai fatti del reato, senza prove della sua attuale rilevanza.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata a 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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