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Inammissibilità ricorso: quando i motivi sono nuovi

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso avverso una condanna per introduzione illecita di tabacchi. La decisione si fonda sul fatto che i motivi presentati, ovvero l’ignoranza della legge e l’eccessività della pena, erano motivi ‘nuovi’, non sollevati nelle fasi precedenti del giudizio. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso per Motivi Nuovi: Analisi di un’Ordinanza della Cassazione

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sul principio di inammissibilità del ricorso per Cassazione quando i motivi addotti non sono stati precedentemente sottoposti al giudice d’appello. Affrontare il giudizio di legittimità richiede una strategia difensiva coerente e sviluppata sin dai primi gradi di giudizio, pena la preclusione di ogni successiva doglianza. Vediamo nel dettaglio come la Suprema Corte ha applicato questo principio a un caso concreto.

I fatti del caso e lo sviluppo processuale

Il caso riguarda una persona condannata per il reato previsto dall’art. 291-bis del d.P.R. 43/1973, concernente l’introduzione illecita in Italia di tabacchi lavorati esteri. Dopo la condanna in appello, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione basando la sua difesa su due argomentazioni principali: in primo luogo, l’ignoranza della legge penale, sostenendo che si trattasse di una materia molto specifica; in secondo luogo, l’eccessività della pena inflitta.

Analisi dei motivi di ricorso e l’inammissibilità

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi e li ha giudicati inammissibili per una ragione fondamentale: la loro novità. Nel nostro sistema processuale, il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare i fatti, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge. Pertanto, non è consentito introdurre per la prima volta in questa sede questioni che non sono state sollevate e discusse in appello.

Il primo motivo: l’ignoranza della legge penale

In relazione al primo motivo, la Corte ha osservato che la tesi dell’ignoranza scusabile della legge penale era stata presentata per la prima volta in Cassazione. Oltre alla novità del motivo, i Giudici hanno sottolineato come il ricorrente non avesse fornito alcuna circostanza di fatto concreta da cui desumere che la sua ignoranza fosse scusabile. Limitarsi ad affermare di aver agito per un modesto compenso non è sufficiente a provare una condizione che esclude la colpevolezza.

Il secondo motivo e la sua inammissibilità

Anche il secondo motivo, relativo all’eccessività della pena, è stato ritenuto inammissibile. La Corte ha evidenziato che in appello la difesa si era limitata a chiedere la concessione delle attenuanti generiche, senza mai lamentare specificamente l’entità della pena. Inoltre, una volta ottenute le attenuanti, non era stata sviluppata alcuna argomentazione critica sul trattamento sanzionatorio complessivo. Di conseguenza, anche questa doglianza è stata qualificata come ‘nuova’ e, per di più, generica, portando all’inammissibilità del ricorso.

Le motivazioni della Corte

La Corte Suprema ha ribadito un principio cardine del nostro ordinamento processuale: i motivi di ricorso per Cassazione devono vertere su questioni già devolute al giudice del grado precedente. L’introduzione di ‘motivi nuovi’ snaturerebbe la funzione del giudizio di legittimità, trasformandolo in una nuova istanza di merito. La decisione sottolinea che le strategie difensive devono essere complete e articolate fin dal primo grado, poiché le omissioni o le scelte compiute in appello possono precludere la possibilità di sollevare determinate questioni dinanzi alla Cassazione.

Le conclusioni

L’ordinanza si conclude con la declaratoria di inammissibilità del ricorso. Come conseguenza diretta, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di una corretta impostazione del gravame, ricordando che il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato per rimediare a dimenticanze o a strategie difensive incomplete dei precedenti gradi di giudizio.

È possibile presentare per la prima volta un’argomentazione difensiva in Cassazione?
No, sulla base di questa ordinanza non è possibile. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile proprio perché i motivi (ignoranza della legge ed eccessività della pena) erano ‘nuovi’, ovvero non erano stati sollevati e discussi nel giudizio di appello.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, equitativamente fissata dalla Corte, in favore della Cassa delle ammende.

Affermare di non conoscere una legge penale è una giustificazione valida?
No, non è sufficiente. L’ordinanza chiarisce che per invocare l’ignoranza scusabile della legge penale, non basta affermarla, ma è necessario allegare specifiche circostanze di fatto che dimostrino l’inevitabilità e la scusabilità di tale ignoranza, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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