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Inammissibilità ricorso: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato un’ordinanza di inammissibilità ricorso nei confronti di un imputato condannato per tentato furto aggravato. I motivi del ricorso sono stati giudicati generici e volti a una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Suprema Corte. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di tremila euro alla Cassa delle ammende, a causa della manifesta infondatezza dell’impugnazione.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso: La Cassazione chiarisce i limiti dei motivi di appello

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi, sottolineando la netta distinzione tra questioni di legittimità, di competenza della Suprema Corte, e questioni di merito. Il caso in oggetto ha portato a una dichiarazione di inammissibilità ricorso a causa della genericità e della natura fattuale dei motivi presentati, con conseguenze economiche significative per il ricorrente. Questo provvedimento ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare le prove.

Il Caso: Tentato Furto e Ricorso in Cassazione

Un individuo, condannato in secondo grado dalla Corte di Appello di L’Aquila per il delitto di tentato furto in abitazione (artt. 56 e 624-bis cod. pen.), ha presentato ricorso per cassazione. La difesa del ricorrente si basava su due motivi principali: da un lato, si lamentava una presunta violazione della legge penale e una carenza di motivazione nella sentenza di condanna; dall’altro, si denunciava un vizio di motivazione derivante da un travisamento delle prove, in particolare delle testimonianze raccolte durante il processo.

La Decisione della Cassazione: quando un ricorso è inammissibile?

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato congiuntamente i due motivi di ricorso, ritenendoli entrambi infondati. I giudici hanno stabilito che le censure mosse dal ricorrente non erano critiche di legittimità, come richiesto in sede di cassazione, ma piuttosto tentativi di ottenere un nuovo e diverso apprezzamento del materiale probatorio. In altre parole, la difesa non ha evidenziato errori nell’applicazione delle norme giuridiche, ma ha cercato di proporre una propria ricostruzione dei fatti, alternativa a quella dei giudici di merito. Questo tipo di doglianze, definite “generiche e versate in fatto”, esula completamente dalle competenze della Corte di Cassazione.

Le Motivazioni dietro l’Inammissibilità del Ricorso

La motivazione della Suprema Corte si fonda sulla funzione stessa del giudizio di legittimità. La Cassazione ha il compito di assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge, non di riesaminare i fatti del processo. I motivi del ricorso, per essere ammissibili, devono individuare specifici vizi di diritto o di motivazione (illogicità manifesta, contraddittorietà) e non possono limitarsi a contestare la valutazione delle prove operata dal giudice di merito. In questo caso, i motivi sono stati considerati “assertivi”, ovvero semplici affermazioni non supportate da una critica giuridicamente valida della sentenza impugnata. Poiché il ricorso tentava di sostituire l’apprezzamento del giudice di merito con quello della parte, è stato inevitabilmente dichiarato inammissibile.

La Corte ha inoltre ravvisato profili di colpa nel ricorrente a causa della palese infondatezza dell’impugnazione. Questo ha comportato non solo la condanna al pagamento delle spese processuali, ma anche il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale. Questa sanzione ha lo scopo di disincentivare la presentazione di ricorsi meramente dilatori o palesemente infondati.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale: per accedere al giudizio di Cassazione, è indispensabile formulare censure specifiche, tecniche e rigorosamente attinenti a profili di diritto. Non è sufficiente essere in disaccordo con la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di primo e secondo grado. La dichiarazione di inammissibilità ricorso non è una mera formalità, ma una decisione che comporta conseguenze concrete, inclusa una sanzione pecuniaria. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la redazione di un ricorso per cassazione richiede un’analisi approfondita non delle prove in sé, ma del modo in cui la legge è stata applicata e la sentenza è stata motivata, al fine di evitare che l’impugnazione venga respinta in limine con addebito di spese e sanzioni.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici e “versati in fatto”, cioè miravano a ottenere una nuova valutazione delle prove (come le testimonianze), anziché contestare violazioni di legge o vizi di motivazione, unico compito della Corte di Cassazione.

Quali sono le conseguenze economiche dell’inammissibilità del ricorso?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e, a causa della evidente infondatezza dell’impugnazione, al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Cosa significa che la Corte di Cassazione non è un “terzo grado di giudizio”?
Significa che la Corte non può riesaminare nel merito la vicenda e decidere se l’imputato è colpevole o innocente basandosi su una nuova valutazione delle prove. Il suo ruolo è quello di verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano correttamente applicato la legge e motivato la loro decisione in modo logico e coerente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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