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Inammissibilità ricorso: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un’imputata condannata per tentato furto. La Corte ha stabilito che i motivi erano in parte ripetitivi di tesi già respinte e in parte troppo generici, soprattutto riguardo la richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto e la dosimetria della pena. L’inammissibilità ricorso è stata motivata dall’abitualità della condotta della ricorrente, che precludeva l’applicazione dell’art. 131 bis c.p.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso in Cassazione: il Pericolo dei Motivi Generici

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 27292/2024 offre un’importante lezione sulla tecnica di redazione dei ricorsi, evidenziando come la genericità e la ripetitività dei motivi portino inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità ricorso. Analizziamo un caso concreto di tentato furto per comprendere i principi affermati dalla Suprema Corte e le loro implicazioni pratiche per la difesa.

I Fatti del Caso: dal Tentato Furto al Ricorso

Una donna veniva condannata sia in primo grado che in appello per il reato di tentato furto. I giudici di merito, nel determinare la pena, avevano concesso le attenuanti generiche e quella del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.), ritenendole equivalenti all’aggravante della recidiva qualificata contestata all’imputata. Nonostante questo bilanciamento, la difesa decideva di presentare ricorso in Cassazione, affidandolo a due motivi principali.

I Motivi del Ricorso e l’Inammissibilità

Il ricorso si fondava su due doglianze:
1. La mancata applicazione dell’art. 131 bis del codice penale, che prevede la non punibilità per particolare tenuità del fatto.
2. Un’errata dosimetria della pena, ritenuta eccessiva.

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambe le censure, dichiarando l’inammissibilità ricorso nella sua interezza. Vediamo nel dettaglio le ragioni di questa decisione.

Le Motivazioni della Cassazione: un Monito alla Difesa

La Suprema Corte ha basato la propria decisione su due pilastri fondamentali del processo di legittimità: la specificità e la non ripetitività dei motivi.

Il Principio di Non Reiterazione e l’Abitualità della Condotta

Riguardo al primo motivo, relativo alla particolare tenuità del fatto, la Cassazione ha osservato che si trattava di una mera riproposizione di argomenti già presentati e correttamente respinti dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva già motivato il suo diniego sottolineando non solo le modalità della condotta e il valore della merce, ma soprattutto l’abitualità del comportamento della ricorrente, la quale annoverava diverse condanne precedenti per furto. L’abitualità nel commettere reati è una delle cause ostative all’applicazione del beneficio previsto dall’art. 131 bis c.p. Riproporre la stessa tesi senza contestare specificamente le ragioni della corte territoriale rende il motivo inammissibile.

La Genericità del Motivo sulla Pena e l’Inammissibilità Ricorso

Anche il secondo motivo, concernente la dosimetria della pena, è stato giudicato inammissibile. La Corte ha rilevato come la doglianza fosse affidata a una contestazione generica, priva di specifici riferimenti a presunte violazioni di legge da parte del giudice di merito. Come ribadito da costante giurisprudenza (incluse le Sezioni Unite), non è sufficiente lamentarsi della pena ritenuta alta; è necessario indicare con precisione quali criteri legali il giudice avrebbe disatteso. Un motivo di appello, e a maggior ragione di ricorso per cassazione, deve essere specifico e criticare puntualmente il ragionamento del giudice, non limitarsi a esprimere un dissenso generico.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame è un chiaro promemoria dell’importanza di una strategia difensiva mirata e tecnicamente ineccepibile nel giudizio di Cassazione. Un ricorso, per avere una possibilità di successo, non può limitarsi a ripetere le argomentazioni dei gradi precedenti o a contestare genericamente le decisioni dei giudici. Deve, invece, individuare e argomentare vizi di legittimità specifici, ovvero errori nell’applicazione delle norme di diritto sostanziale o processuale. In caso contrario, il risultato sarà, come in questo caso, una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono generici, si limitano a ripetere argomenti già adeguatamente respinti nei gradi precedenti, oppure quando non sollevano questioni sulla corretta applicazione della legge (vizi di legittimità) ma tentano di ottenere un nuovo esame dei fatti del caso.

Perché in questo caso non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.)?
La particolare tenuità del fatto non è stata applicata perché la ricorrente era considerata un delinquente abituale, avendo già riportato diverse condanne per furto. La legge esclude l’applicazione di questo beneficio quando il comportamento dell’autore del reato è abituale.

Cosa significa che un motivo di ricorso sulla pena è ‘generico’?
Significa che la contestazione è vaga e non specifica in quale punto e per quale ragione giuridica la sentenza impugnata sarebbe errata. Lamentarsi semplicemente che la pena è troppo alta, senza indicare quale criterio legale il giudice abbia violato nel determinarla, costituisce un motivo generico e quindi inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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