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Inammissibilità ricorso: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato condannato per rapina aggravata e lesioni. La Corte ha stabilito che i motivi di appello erano manifestamente infondati, generici e miravano a una riesamina dei fatti non consentita in sede di legittimità, confermando così la condanna.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del ricorso in Cassazione: il limite tra diritto e fatto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5866/2024, ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio. Questa pronuncia offre un chiaro esempio di come l’inammissibilità del ricorso scatti quando i motivi proposti non sollevano questioni di legittimità, ma tentano di ottenere una nuova valutazione del merito. Analizziamo il caso, che ha visto un imputato condannato per rapina e lesioni tentare di ribaltare in Cassazione le decisioni dei giudici di primo e secondo grado.

I fatti del processo

Un uomo veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Vicenza per rapina aggravata in concorso e lesioni. La sentenza veniva integralmente confermata dalla Corte d’Appello di Venezia. L’imputato, non rassegnandosi alla duplice condanna, decideva di proporre ricorso per cassazione tramite il proprio difensore, articolando diverse censure di natura prevalentemente processuale.

I motivi del ricorso per Cassazione

La difesa basava il ricorso su quattro argomenti principali:

1. Mancata rimessione in termini: Si lamentava che l’imputato non fosse stato messo nelle condizioni di conoscere la data dell’udienza preliminare a causa di difficoltà personali, culturali e linguistiche, e che quindi avrebbe dovuto essere rimesso in termini per partecipare al processo e richiedere riti alternativi.
2. Utilizzo di dichiarazioni spontanee: La difesa contestava l’uso, ai fini della condanna, di dichiarazioni spontanee rese dall’imputato nell’immediatezza dei fatti ma non verbalizzate, ritenute erroneamente utilizzabili dalla Corte d’Appello.
3. Vizio di motivazione: Veniva criticata la valutazione di credibilità delle dichiarazioni dei coimputati e del riconoscimento effettuato dalla persona offesa, considerato inverosimile poiché il rapinatore era travisato.
4. Travisamento della prova: Si contestava l’attendibilità dell’individuazione fotografica, considerata il perno della condanna, senza adeguati riscontri esterni.

Inammissibilità del ricorso: le motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha respinto tutte le doglianze, dichiarando l’inammissibilità del ricorso perché basato su motivi manifestamente infondati, generici e non consentiti in sede di legittimità.

Sul primo punto, i giudici hanno osservato che l’asserita incolpevole non conoscenza dell’udienza era in realtà imputabile al comportamento dello stesso ricorrente. Egli era stato presente alla prima udienza, assistito da un legale, e avrebbe potuto avanzare in quella sede le sue richieste. La mancata comunicazione con il proprio difensore non può tradursi in un vizio procedurale sanabile con la rimessione in termini.

Per quanto riguarda il secondo, terzo e quarto motivo, la Corte li ha trattati congiuntamente, qualificandoli come un tentativo inammissibile di introdurre una nuova valutazione del merito. La Cassazione ha chiarito che il suo ruolo non è quello di riesaminare le prove, ma di verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Nel caso specifico:

* Le dichiarazioni spontanee erano state legittimamente acquisite al fascicolo con il consenso delle parti, rendendole pienamente utilizzabili nel giudizio ordinario.
* Le critiche alla credibilità dei testimoni e all’attendibilità dei riconoscimenti erano mere reiterazioni di argomenti già valutati e respinti dai giudici di merito, senza un reale confronto con la motivazione della sentenza d’appello.

La Corte ha quindi ribadito che non è possibile, in sede di Cassazione, proporre una lettura alternativa delle prove o contestare l’apprezzamento dei fatti compiuto dai giudici di merito, a meno che non emerga un vizio logico macroscopico e manifesto, cosa non avvenuta nel caso in esame.

Le conclusioni

La sentenza in commento è un’importante lezione sulla funzione e i limiti del ricorso per cassazione. L’inammissibilità del ricorso funge da filtro per evitare che la Suprema Corte si trasformi in un terzo grado di giudizio di merito. I motivi di ricorso devono essere specifici, pertinenti a questioni di diritto (violazione di legge o vizio di motivazione nei limiti previsti dal codice) e non possono limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni fattuali già esaminate e rigettate nei gradi precedenti. La condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria è la diretta conseguenza di un’impugnazione che non ha rispettato tali rigorosi paletti procedurali.

Perché un ricorso per Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando non solleva questioni di diritto, ma si limita a chiedere una nuova valutazione dei fatti già giudicati, oppure quando i motivi sono generici, ripetitivi e non si confrontano specificamente con la motivazione della sentenza impugnata.

La mancata conoscenza di un’udienza giustifica sempre la restituzione nel termine per partecipare?
No. La Corte ha chiarito che se la mancata conoscenza è dovuta a un comportamento negligente dell’imputato (come non mantenersi in contatto con il proprio avvocato), la richiesta di rimessione in termini può essere legittimamente respinta.

È possibile contestare in Cassazione il modo in cui i giudici di merito hanno valutato le prove?
Generalmente no. La valutazione delle prove e l’accertamento dei fatti sono compiti esclusivi dei giudici di primo e secondo grado. In Cassazione si può censurare solo un vizio di motivazione, ovvero quando il ragionamento del giudice è palesemente illogico, contraddittorio o carente, ma non si può proporre una diversa interpretazione delle risultanze probatorie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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